Nessun accordo per consentire l’avvio della produzione di vaccini per Covid in Africa attraverso la sospensione dei brevetti dei vaccini e il trasferimento della tecnologia necessaria per consentirne la produzione. L’esito del summit Unione europea-Unione africana – che ha riunito i capi di stato e di governo europei e africani il 17 e 18 febbraio a Bruxelles – viene definito da Oxfam “un insulto per milioni di persone che nei paesi più poveri stanno perdendo i propri cari”. Lo denuncia Sara Albiani, policy advisor su salute globale della confederazione internazionale di organizzazioni no profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale. Sul summit, l’organizzazione si è espressa denunciando “un’apartheid vaccinale“.
Oltre un anno fa India e Sud Africa hanno presentato all’Organizzazione Mondiale del Commercio una proposta sulla sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale sui brevetti, che è stata sostenuta da oltre 100 paesi. Per Oxfam i leader politici dell’Unione europea continuano a difendere gli interessi delle società farmaceutiche del continente, senza tenere in considerazione il “fallimento del sistema di donazione dei vaccini ai paesi poveri”. “Quasi il 90% dei cittadini africani”, sottolineano dall’organizzazione, “devono ancora ricevere le prime due dosi, mentre 204 milioni di persone nei paesi dell’Unione europea hanno ricevuto la dose booster. Con i paesi europei che si apprestano a buttare 25 milioni di dosi in più di quante donate all’Africa quest’anno”. L’Unione Europea intanto ha ribadito “l’impegno” a fornire ai Paesi africani “almeno 450 milioni di dosi” di vaccini (probabilmente contro Covid-19, anche se nel testo non viene specificato) “entro la metà del 2022”.
Oxfam rivolge quindi un appello alla nazione e ai leader europei perché cambino posizione, attivando meccanismi che prevedano la sospensione dei diritti a tutela della proprietà intellettuale sui brevetti dei vaccini e trasferendo le conoscenze necessarie per avviare la produzione dei vaccini contro il Covid in quelle aziende del continente africano che sono pronte per farlo.
Oxfam sostiene inoltre che l’Unione europea non abbia fatto nessun passo avanti nemmeno sul tema dei diritti speciali di prelievo (DSP) – non una valuta vera e propria, ma piuttosto un diritto di acquisire una o più delle valute liberamente utilizzabili: “Non registriamo alcun impegno per la riallocazione di parte dei diritti speciali di prelievo dalle economie europee ai paesi più poveri” ha dichiarato Misha Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia.
Per Maslennikov non ci sono tracce di discussione sui meccanismi di riallocazione alternativi alle direttive del Fondo Monetario Internazionale: “Con la sola opzione Fmi sul tavolo, il rischio è quello di vedere in futuro parte delle risorse erogate sotto forma di prestiti e con discutibili condizionalità in un contesto pandemico che ha visto prosciugarsi le casse pubbliche nei paesi più vulnerabili e le relative esposizioni debitorie aumentare a dismisura”.