Lo scorso autunno l’annuncio che un consorzio sudafricano sostenuto dall’Oms avrebbe iniziato a lavorare per sviluppare un vaccino anti Covid con la tecnologia dell’Rna messaggero. Oggi l’Organizzazione mondiale della sanità fa sapere che sei paesi africani sono stati scelti per metter in campo la propria produzione di vaccini. Egitto, Kenya, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tunisia sono stati selezionati come i primi destinatari della tecnologia dall’hub globale di vaccini mRNA nel tentativo di garantire che il continente africano possa produrre dosi proprie di siero per combattere il Covid e altre malattie.

“È incredibile pensare che a poco più di due anni dall’inizio della diffusione del Covdi-19, ora ci sono più vaccini sicuri ed efficaci contro di esso e più di 10 miliardi di dosi sono state somministrate a livello globale. La tragedia, ovviamente, è che miliardi di persone devono ancora beneficiare di questi strumenti salvavita” ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel suo intervento all’evento del Summit Ue-Africa dedicato al trasferimento di tecnologie a mRna per i vaccini.

La necessità di avere una produzione in Africa era stata già espressa in passato. Martin Friede, coordinatore dei vaccini dell’Oms, proprio commentando la nascita del consorzio sudafricano in ottobre aveva detto: “Abbiamo assolutamente bisogno di avere la produzione di vaccini in diversi paesi dell’Africa. L’Africa deve diventare autosufficiente nella produzione di vaccini nei prossimi 20 anni. L’Africa avrà una popolazione enorme nei prossimi 20 anni. Quindi dobbiamo farlo, punto e basta”. La pandemia se da un lato ha messo ancora più in risalto le disuguaglianza tra i paesi, ha dato anche una spinta forte a reagire e a innovarsi. Al momento solo poco più dell’11% della popolazione africana è stata completamente vaccinata contro il Covid e solo il 16% ha ricevuto almeno una dose.

L’impatto della pandemia sul continente è stato meno violento in particolare in alcuni stati anche resta legittimo il dubbio che i dati e lesiano state stime al ribasso. Certo è che l’età media della popolazione africana è di 18 anni (alcuni paesi sotto anche sotto questa soglia) ed è ormai certo che le persone sane under 50 sono meno a rischio rispetto alla popolazione più anziana. A contribuire anche il fattore climatico. Un ruolo importante potrebbe essere stato giocato dal fatto che le residenze sanitarie per anziani sono rarissime tranne che in Sudafrica e questo potrebbe avere aiutato a limitare la diffusione tra la popolazione anziana.

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