Il concetto di sostenibilità è oggi di gran moda ma non tra i piccoli imprenditori. E non solo per colpa loro.

Ancora molti proprietari di piccole aziende pensano che la “sostenibilità” sia un costo e non un investimento. Secondo una indagine Istat del 2020, su un campione di 303.693 imprese, solo il 10% attuava programmi di change management per produrre un’innovazione organizzativa.

Viene il sospetto che non a tutti sia chiaro il concetto di “sostenibilità”.

La sostenibilità è la condizione di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni presenti nell’impresa anche nel futuro. Intesa così la sostenibilità d’impresa non è altro che un invito per gli imprenditori a spostare l’asse di attenzione dalla situazione contingente e immediata a quella di medio e lungo termine o, almeno, di porre attenzione alle conseguenze sul futuro delle decisioni prese obbligatoriamente per rispondere al presente.

Un esempio: nelle aziende in temporanea difficoltà si verifica, di solito, un elevato turnover di risorse con buona professionalità che, demotivate, sono invogliate a cercarsi alternative altrove. Superata la crisi (e quella in corso non sembra essere avviata alla fine), quando riprenderà vigore e dovrà rispondere alle rinnovate sfide del mercato, l’azienda si troverà in difficoltà per mancanza di quelle professionalità perse, per ricostruire le quali i tempi saranno più lunghi di quanto il mercato sia disposto ad attendere.

Quali sono i motivi?

Ricordate la metafora della cicala e della formica delle favole dello scrittore francese Jean Le Fontaine?

Di aziende cicala ne ho conosciute tante nei decenni passati. Alcune oggi non esistono più. Hanno pagato l’imprevidenza e la miopia manageriale dei tempi migliori, quando non era difficile rispondere alle sfide del momento, compiendo anche errori coperti però dal successo, attuando strategie vincenti di breve termine e ignorando la “sostenibilità” delle scelte.

Ma sono state aiutate dai loro consulenti a diventare formiche?

Con il “senno di poi” i consulenti di strategia aziendale e di comportamento organizzativo sono in grado di evidenziare gli errori compiuti. Se intervistati, dichiarano che sarebbero stati in grado di individuarli già allora.

Peccato, però, che dire quando l’evento è già passato quello che si poteva o non doveva fare è inutile.

Così come è banale, sebbene veritiero, dire che comunque non sarebbero stati ascoltati.

Piuttosto chiediamoci: come si fa a convincere un piccolo imprenditore che una strategia di breve termine potrebbe non essere valida sul lungo periodo e fare danni, se questi non ha chiaro il concetto di sostenibilità? Secondo una indagine di Unioncamere, la vita media delle pmi nel nostro paese è di 12 anni.
Troppo poco per garantire
sostenibilità a tutti.

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