di Giuseppe Sciarra
Qualche tempo fa un’amica di mia madre parlando dei reality show disse una frase su cui mi sono soffermato a riflettere: “Ti rubano l’anima. Sono deleteri per chi partecipa. In nome del successo questa gente sacrifica la propria salute mentale”. Questa adorabile signora di settant’anni aveva sollevato una problematica non abbastanza dibattuta dai media: in effetti, quali sono le conseguenze che possono esserci per una persona che decide di partecipare a un reality show mettendo in piazza i propri affetti, la propria storia personale o anche solo fingendosi un personaggio, davanti una telecamera 24 ore su 24? A livello psicologico quanto può essere devastante tutto questo?
Le logiche di un reality, oltre a chiederti di condividere la tua privacy con il grande pubblico, ti portano a votare il concorrente che ti è meno simpatico o che ti ha deluso e tutto ciò inevitabilmente crea una battaglia fino all’ultimo colpo tra i partecipanti, in cui non si potranno mai creare rapporti sinceri al cento per cento perché si verrà messi nelle condizioni di tradire, insultare e svalutarsi a vicenda per vincere, innescando così una competizione che non ha nulla di sano ma che appare un’inquietante e ambigua legge del più forte.
“Il forte” nelle dinamiche dei reality show non è necessariamente inteso in senso lato, può essere il favorito del pubblico – quasi sempre una persona problematica, difficile, con un passato burrascoso, che inviti lo spettatore non solo all’empatia ma anche a un senso di pietà più doveroso che sentito realmente; oppure può essere il concorrente più tenace, in grado di mettere in atto come a teatro delle dinamiche amorose, amicali o di contrasto che lo mettano sempre al centro dell’attenzione.
Come fanno i partecipanti dei reality a non sentirsi spossati e messi sotto torchio, come se fossero dei detenuti scrutati da sentinelle (in questo caso gli spettatori televisivi) che ne determinano la fine o il trionfo in base alla simpatia o l’antipatia? Possibile che tutto ciò non li danneggi psicologicamente e a lungo andare non li deprima? Come cambierà il loro approccio alla vita reale finita un’esperienza del genere? Sarà meno reale, facendo diventare un reality show anche la loro realtà quotidiana?
Personalmente se fossi un partecipante di un reality avvertirei un forte stress emotivo nell’essere giudicato da una platea televisiva che si basa sull’apparenza e sulla realtà creata dal montaggio televisivo, mi sentirei studiato e giudicato costantemente, non solo moralmente ma anche fisicamente e socialmente – il che mi farebbe andare in paranoia. Sentirei la mia vita messa al setaccio con violenza del mezzo televisivo, per cui lo show viene prima di ogni altra cosa ai fini dell’audience e a discapito della mia dignità di essere umano, ancor più che di concorrente. Ma io sono – e spero di essere – un’eccezione. Non credo comunque che parteciperei mai a un reality, non è per me!