Nei primi tre anni di applicazione del reddito di cittadinanza oltre 2 milioni dii nuclei familiari, pari a 4,65 milioni di persone coinvolte, hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità. Per un’erogazione totale di quasi 20 miliardi di euro. E’ quanto emerge da un paper pubblicato dall’Inps, che esamina i dati da aprile 2019 a dicembre 2021: un arco temporale di 33 mesi. L’analisi dei beneficiari a dicembre 2021 indica che il 44,7% dei nuclei sono monocomponenti e il 67,3% sono senza minori. I nuclei con disabili sono il 17%. L’importo medio è di 546 euro, molto differenziato tra reddito (577 euro) e pensione (281 euro).

L’analisi evidenzia che sei nuclei su dieci hanno percepito più di 18 mensilità e circa il 70% dei nuclei “esordienti” nel corso del 2019 è ancora beneficiario a fine 2021. La persistenza sembra essere soprattutto legata alla nazionalità del richiedente, alla composizione del nucleo, all’area geografica di residenza, a indicatori economici. E si lega a doppio filo – al netto dell’inevitabile battuta d’arresto legata al Covid – alle oggettive difficoltà di inserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro: molti sono classificati come non occupabili per problemi di salute o di altro tipo. Il paper mostra che su 100 soggetti beneficiari quelli “teoricamente occupabili” sono poco meno di 60. Di questi 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato e meno di 20 sono pronti per tornare al lavoro subito.

Tra gli occupabili, il 30% dopo aver chiesto il sussidio ha avuto almeno un contratto. Tra i nuclei beneficiari a dicembre 2021, quelli che ricevono il reddito da più tempo hanno caratteristiche più sfavorevoli rispetto ai nuclei di recente ingresso.

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