In Alto Adige si affaccia l’ipotesi di reintrodurre il finanziamento pubblico dei partiti sotto forma di maggiori indennità ai consiglieri provinciali. La commissione speciale creata a novembre per disciplinare la materia degli stipendi e delle pensioni dei consiglieri avrà all’ordine del giorno della seduta del 22 febbraio un punto significativo: “Votazione sulla trattazione del finanziamento pubblico ai partiti nell’oggetto della commissione”. Si tratta di una estensione dei compiti del parlamentino presieduto da Carlo Vettori di Forza Italia e composto di 12 consiglieri, appartenenti a tutti i gruppi politici. La commissione voterà innanzitutto se togliere al consiglio regionale la competenza sulle indennità, che tanto scandalo hanno creato negli scorsi anni, portando anche alla celebrazione di un processo. Perché sarebbero proprio le indennità da versare ai consiglieri lo strumento per trasferire poi risorse pubbliche nelle casse dei partiti. Ma per farlo Bolzano dovrebbe separare le proprie strade da quelle della Provincia autonoma di Trento, consentendo una legiferazione separata.
La proposta è partita da Süd-Tiroler Freiheit, uno dei partiti di riferimento dell’indipendentismo sudtirolese, fondato da Eva Klotz. Lungo la strada sembra aver trovato l’adesione della Südtiroler Volkspartei, che però dovrà essere verificata alla prova dei fatti. A schierarsi contro è stato da subito Alessandro Urzì di Fratelli d’Italia, che nel 2019 aveva presentato una mozione (allora faceva parte del gruppo Alto Adige nel cuore) con cui chiedeva alla giunta di dichiararsi “indisponibile a presentare o sostenere una iniziativa legislativa tesa a introdurre una forma di finanziamento pubblico provinciale ai partiti e movimenti politici”. Già allora era stato ventilato un tentativo di autorizzare forme di finanziamento pubblico, guardando ai partiti tirolesi che in Austria ne godono.
Il precedente più recente è la mozione che fu presentata a maggio da Sven Knoll di Süd-Tiroler Freiheit con una mozione con cui aveva auspicato che fosse il “Consiglio provinciale a regolamentare gli stipendi e le pensioni delle consigliere e dei consiglieri” e non più il Consiglio regionale. In quella occasione la Svp aveva votato a favore, motivata anche dal bisogno di ripianare il debito accumulato con l’attività politica. A Bolzano è notorio che i componenti Svp con incarichi retribuiti contribuiscano alle casse del partito, a cominciare dal segretario provinciale Thomas Widmann, per continuare con parlamentari, assessori e consiglieri provinciali.
A novembre è stata istituita la Commissione speciale che ora affronta un tema destinato a far clamore. Il dissenso di Urzì si è tradotto in un giudizio molto negativo riportato dai giornali locali: “È uno scandalo: si vuole dare l’ennesima mazzata alla Regione e reintrodurre, solo in Alto Adige, il finanziamento pubblico ai partiti. Se il progetto va in porto si creerà una situazione paradossale: i consiglieri regionali siederanno nella stessa aula ma avranno un trattamento economico diverso”. Anche il presidente Carlo Vettori ha annunciato il suo “no” in caso di voto, considerando che la questione non può essere trattata in sede provinciale: “Non mi sembra il momento di fare una norma del genere, la politica in questa fase dovrebbe avere altre priorità. Se proprio si vuole reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti serve una legge nazionale: i parlamentari Svp si attivino con i loro colleghi a Roma”. Diego Nicolini, consigliere del M5s, non ha dubbi: “La nostra forza politica, fin dalla nascita, si è battuto per una politica più sobria anche in termini di costi. Comprendo che la politica non possa essere solo per i ricchi, ma la sede per affrontare la questione non è il Consiglio provinciale”. E ha lanciato un avvertimento alla Svp: “Se vuole seguire Süd-Tiroler Freiheit, rischia di andare a sbattere contro un muro”. In Commissione i soli voti dei due gruppi non sono sufficienti a far approvare qualsiasi decisione, servirebbe quindi la convergenza di qualche altro partito, ad esempio la Lega.
Solo una questione di soldi? No, sullo sfondo ci sarebbe un tentativo dei nazionalisti sudtirolesi di indebolire la Regione Trentino-Alto Adige, che raccoglie i due singoli consigli provinciali, per rafforzare l’identità dell’Alto Adige e creare le premesse di futuri, improbabili richieste di autodeterminazione.