Giacomo Castana, 30 anni, gira l’Italia dal 2011 per tutelare gli ecosistemi. Ha compiuto quasi 60mila chilometri di viaggio: parte della sua attività è raccontata nel documentario Botanica per tutti. A Varese ha lanciato il progetto “Spaccasfalto”: un’area cementificata di 45 metri quadrati è stata trasformata in orto sinergico
“Un vulcano di idee” al servizio delle piante e dell’ambiente. Giacomo Castana, 30 anni, è un giardiniere e garden designer, ma la sua vocazione è la tutela del paesaggio e dai suoi ecosistemi. Dal 2011 gira l’Italia in camper, in auto e in bicicletta, dalla Lombardia alla Puglia, per lottare contro l’abbattimento di boschi e foreste. In quattro anni ha raccolto attorno alle sue pagine Instagram e Facebook – Radici Vicine e Prospettive Vegetali – una rete di attivisti e curiosi. Di recente anche Casadilego, la vincitrice dell’edizione 2021 del programma musicale X Factor, ha chiesto il suo aiuto per salvare gli alberi secolari di Montorio al Vomano, in provincia di Teramo. Però i progetti di Giacomo – tutti connessi e in evoluzione – sono molti di più: dagli orti nati dall’asfalto “spaccato” a Varese, la sua città, alle mobilitazioni per la legalizzazione della cannabis – con l’hashtag #Thehempstorm, lanciato insieme a 420 Republic -, alla sua attività di divulgazione, culminata nel documentario Botanica per tutti: “Voglio prendermi cura delle persone e delle piante che soffrono”.
L’attivismo per strada – “Ho fatto il primo viaggio da Varese a Gallipoli a vent’anni – spiega Giacomo – Quando ho preso la bici e ho capito di poter dormire sotto un albero, ho scoperto la libertà”. A quella prima esperienza, ne sono seguite altre sette – di cui cinque per il progetto Prospettive Vegetali – fino alla scelta di proteggere e raccontare i paesaggi italiani, albero per albero. “Ho deciso di dedicare la mia vita a fare ricerca sull’etnobotanica e sulle relazioni complesse tra umani e piante”. Dal 2018, a bordo di una bicicletta di bambù, ha incontrato studiosi ed appassionati in tutta la penisola e sulle isole che gli hanno insegnato ad osservare e a capire i ritmi della natura. “Ho capito in quel momento che quello che stavo facendo sarebbe esploso – racconta – Un veicolo fatto con un materiale vegetale ti dimostra che non funzionano solo ferro e plastica, ma che le piante ci offrono tutto”. I quasi 60mila chilometri di viaggio e le 260 interviste sono confluiti nel documentario – gratuito su Youtube – Botanica per tutti. Con il tempo sia altri attivisti sia semplici curiosi hanno iniziato a seguire le sue avventure: “Ho incontrato una quantità di persone mostruosa. Anche dalle sfere della scienza, dell’arte della musica, ma capaci di pensare al benessere di chiunque, uomini animali o piante – spiega – Uno dei momenti a cui sono più legato è stata una serata a Bari, in cui più di 100 persone si sono trovate per ascoltare la musica delle piante”. Castana per farlo ricorre a due strumenti: Music of the Plants e Plants play. Quest’ultimo, per esempio, capta i segnali elettrici tramite sensori posizionati sulle foglie delle piante e li invia a un computer. Grazie a un’app vengono trasformati così in suoni e musica. In questo modo “si possono avere interazioni variabili, che generano tante note vicine o sentire il silenzio”, riproducendo così la voce delle piante. “Spesso quando viaggio vengo ospitato dai cittadini che incontro lungo la strada, che mi offrono da mangiare”. E il cammino di Giacomo non si è ancora fermato: oggi infatti gira con il camper per “unire luoghi, persone e progetti” che ha raccolto attorno a sé, anche grazie ai social. Ma soprattutto per raccogliere le segnalazioni di chi ha bisogno di lui per difendere l’ambiente.
La protezione delle foreste – Per creare nuovi spazi industriali o aree urbanizzate, i casi di abbattimenti ingiustificati di alberi secolari sono tanti. Da nord a sud. “Il più scandaloso forse è stato quello di Vieste – afferma Giacomo – 73 piante in piena salute, cioè un’intera piazza, è stata rasa al suolo per mettere degli alberelli che per 25 anni non faranno frutti né ombra”. È successo a dicembre 2020, nonostante il parere contrario di esperti e cittadini. In quel caso anche la mobilitazione di Giacomo e dei suoi follower non ha fermato l’amministrazione comunale: “Hanno lasciato una strage di alberi per terra durante le feste e qualcuno dovrà pagare” commenta. Per fortuna però non va sempre così: “Lo scorso marzo con Elsa Merlino – premiata con il premio Luisa Minazzi come ambientalista dell’anno nel 2021 – abbiamo dimostrato che quando un cittadino alza la voce, può trovare supporto”. Tramite i suoi canali social infatti, Giacomo è riuscito a coinvolgere quasi 10 mila utenti negli sforzi della 26enne friulana per fermare le ruspe che minacciavano l’alveo del Fiume Torre, a Pavoletto, nell’Udinese. Alla fine l’indignazione collettiva e il cantiere per lo sbiancamento, non autorizzato, del letto del fiume è stato bloccato. Le lotte “contro la prepotenza” però sono ancora molte: “Adesso sto aiutando la cantante Casadilego, perché vogliono abbattere degli alberi nel suo paese, con pochi giorni di preavviso – racconta Giacomo – Spesso anche chi ha visibilità non viene ascoltato”. Prima dello scorso Natale poi un altro gesto simbolico: “Ho scavalcato le transenne dell’abete in Piazza San Pietro, per mostrare che il Vaticano aveva terminato quella vita per festeggiare paradossalmente la natività – spiega – quando il Papa scrive l’Enciclica sull’ecologia”. Il gesto, filmato e diffuso su Facebook, ha raggiunto mezzo milione di visualizzazioni.
“Spaccasfalto” a Varese – Ad inizio 2021, in piena pandemia, “stavo vivendo un periodo di depressione, per tutto quello che stava succedendo e l’unico modo per reagire è stato convertire lamia rabbia e frustrazione in un progetto per spaccare l‘asfalto”. Così, Giacomo, insieme all’orticultrice Giorgia Rossi, ha raccolto più di 5mila euro e ha radunato 30 giovani volontari, istruiti alle pratiche dell’agricoltura sostenibile. E ad aprile, un’area cementificata di 45 metri quadrati d’asfalto, vicino alle stazioni varesine, ha lasciato il posto ad un orto sinergico. “È stata battaglia ideologica, nonostante le resistenze iniziali del Comune”. Sorto nel cuore delle aule studio di Via Como, l’orto avrebbe dovuto avvicinare gli studenti alla natura: “Le aule però non hanno mai riaperto, dopo la pandemia” lamenta l’attivista. Però la speranza non è perduta: “Anche se diventerà solo un’iniziativa di cortile, è un segnale fortissimo: finalmente ci si può nutrire dei frutti della terra e del paesaggio in piena città”. Il progetto “Spaccasfalto” – come ama definirlo – non si ferma poi solo alla Lombardia e a Varese: “Il mio sogno è mettere un orti e foreste dove adesso c’è l’Ilva”.