di Valeria Malatesta
Un giorno di febbraio, mentre Anna faceva i compiti, all’improvviso mi ha detto: mamma non riesco a respirare. L’ho rassicurata, le ho detto di fermarsi e stendersi un po’, sicuramente era stanchezza. Da quel giorno, ogni tanto mi diceva la stessa cosa, e quando lo diceva la sentivo respirare a fatica, soprattutto il tardo pomeriggio e la sera. Dopo un paio di settimane l’ho portata dalla pediatra che l’ha visitata accuratamente, le ha chiesto se riusciva a fare sport e Anna ha risposto “certo!”. In quei mesi eravamo chiusi in casa ma Anna saltava, ballava, con il nastro, la palla, dal divano alle poltrone. Ero sicura il suo non fosse un problema fisico. La Dottoressa, dopo averla visitata, mi fece l’occhiolino e poi le disse: “Anna il tuo corpo è a posto, facciamo così, se questa cosa ti succede ancora, lo dici alla mamma e io ti faccio visitare da un altro medico che conosce bene i polmoni”.
Dopo qualche giorno da quella visita, una sera a letto, ci fu il momento magico delle confidenze: “Mamma ma anche i bambini possono morire?”.
“Sì amore, purtroppo anche i bambini possono morire”.
“Ma di infarto?”.
“Oddio, è raro. Ma perché me lo chiedi?”.
“Perché ho paura di morire”.
L’ho stretta forte, le è venuto da piangere e allora l’ho stretta ancora più forte. Fu in quel momento che ho avuto il coraggio di dirle che quella sensazione del respiro che le mancava era la sua paura che gliela faceva sentire, il suo corpo stava bene e lo dimostrava il fatto che riusciva a fare “sport” per ore senza problemi. Nei giorni successivi la cosa è piano piano sparita, complice anche l’arrivo della primavera, la possibilità di uscire di più ha guarito il resto, correre al parco e stare in compagnia è stata la medicina migliore.
Anna, figlia mia. Credo che senza di te questi due anni sarebbero stati molto più duri anche per me e Francesco, tuo padre.
La tua creatività, la tua capacità di inventare cose, storie, trucchi di magia, di perderti nei libri, di ballare e saltare ci ha tenuti allegri, io e papà ti dobbiamo dire grazie. La voglia di vita di Anna credo l’abbia tenuta al riparo dalla tristezza e dalla fatica di non potersi abbracciare con i compagni di scuola e di non poter fare i pigiama party con le amiche che lei tanto amava! Non per tutti i bambini è stato così. I disagi già esistenti per alcuni sono diventati enormi, quasi insormontabili. Ora mi accorgo di tutto questo con più chiarezza.
Anche le maestre di Anna sono state brave a rassicurarli sempre e a tenerli impegnati in modo creativo in tante cose da fare. La maestra di musica in DAD li faceva solo cantare e li lasciava liberi di raccontare cosa facevano in casa e come stavano. Voglio ringraziare anche loro.
Per noi sono due anni dall’inizio di tutto, ma per i figli di fatto sono tre anni di scuola. Il primo con l’idea che sarebbe finito tutto con l’estate. Il secondo lunghissimo con il timore di contagiarsi, con l’ansia da starnuto e la tristezza di andare in DAD e trovarsi ancora separati dagli altri da uno schermo. Il primo Natale senza nonni, zii e cugini, e il secondo compleanno chiusi in casa. Il 23 aprile 2020, il giorno del compleanno di Anna eravamo in lockdown, il 23 aprile 2021 eravamo in quarantena per alcuni casi in classe. Il 23 aprile 2022 speriamo di festeggiarlo al parco in compagnia!
A gennaio Anna è risultata positiva, il giorno che saremmo dovuti andare a fare il vaccino. Asintomatica, fortunatamente. Poi ci sono stati tanti casi nella sua classe, e siamo finiti di nuovo in DAD. Ora siamo tornati a scuola. E vogliamo festeggiare. Quindi questo sabato faremo un pigiama party con due sue amiche che come Anna hanno avuto il Covid. Arrivi a pensare: magari avendo già avuto il Covid tutte e tre, possiamo stare tranquilli… forse! La verità è che dobbiamo vivere, ma soprattutto dobbiamo aiutare loro a imparare a vivere.