Per due giorni centinaia di ragazzi e associazioni si sono riuniti a Roma per discutere del futuro dell’istruzione. Il coordinatore nazionale dell’Uds Luca Redolfi: "Non possiamo più aspettare". Intanto Bianchi ancora non ha convocato la sua conferenza nazionale (annunciata a novembre)
“Se non la fa il ministro ci pensiamo noi”. A mettere in cantiere una riforma dell’Istruzione, ora, ci pensano, studenti, insegnanti, pedagogisti e genitori. A un anno dal giuramento del governo Draghi, sono tutti pronti a scendere in campo per sostituirsi al legislatore che – a detta dei ragazzi ma anche dei professori e dei dirigenti – sembra impantanato. Il primo luglio scorso, il responsabile di viale Trastevere, in un’intervista al “Corriere della Sera” dichiarava: “Annuncio, in anteprima, che faremo alla fine di novembre la Conferenza nazionale della scuola. L’ultima venne fatta nel 1990 dall’allora ministro Sergio Mattarella. Dopo questi trent’anni tocca a me convocare questo nuovo momento di chiamata generale a una riflessione sulla scuola. Anch’io sono convinto che sia giunto il momento di farlo”.
Parole a cui non sono seguiti fatti, al punto che la “rivoluzione” della scuola ora pensano di farla dal “basso”. Nello scorso week end l’Unione degli Studenti, con il supporto di organizzazioni come ActionAid, ha convocato a Roma “Gli Stati Generali della Scuola”: per due giorni centinaia (600) di ragazzi e associazioni si sono riuniti per discutere del futuro dell’istruzione . A spiegare il senso di questa convocazione è il coordinatore nazionale dell’Uds Luca Redolfi: “È necessario ripensare strutturalmente e complessivamente il mondo della scuola. Vogliamo che la politica ascolti la componente studentesca. Gli Stati Generali della Scuola sono stati un momento storico. Non possiamo più aspettare, una riforma dell’istruzione pubblica nel nostro Paese non è solo possibile, è necessaria”. Alla due giorni sono intervenuti anche i rappresentanti della Flc Cgil; di “Libera”, “Arci” e di altre realtà.
Tante le idee uscite da questo meeting: in primis, gli studenti chiedono una seria revisione della valutazione; lo psicologo negli istituti; l’accessibilità nelle scuole per i disabili; l’abolizione della lezione frontale e dell’ex alternanza scuola-lavoro così com’è. Ma non solo. Dagli Stati Generali della Scuola è emersa anche la necessità di aumentare il numero dei ragazzi in consiglio d’istituto. Tra i presenti, all’assemblea, c’era anche Francesco Intraguglielmo, un volto ancora poco noto ma che ha lanciato da settembre “Rls Italia”: “un movimento studentesco che rivoluzionerà la scuola”, così si presenta.
Gli attivisti, ad oggi sono già più di 5mila. Francesco, dalla provincia di Enna, è pronto a dar battaglia: “In pochi mesi abbiamo raggiunto tramite i social oltre quattro milioni di persone, un risultato che nessuna associazione studentesca in Italia è mai riuscita ad avere. Abbiamo creato degli organi che permettono il funzionamento tecnico del movimento. Presto avverrà la costituzione legale e sarà data l’opportunità di tesserassi. È incominciata la costruzione di gruppi territoriali per arrivare ovunque. Abbiamo una accademia per formare gli attivisti. Stiamo tessendo una rete di contatti che coinvolge più di quaranta noti influencer, think tank, gruppi di presidi e docenti con la nostra stessa visione rivoluzionaria”. L’obiettivo è uno solo: una riforma della scuola. Finalità condivisa da “Educazioni” una rete di dieci realtà (tra cui “Scuola senza zaino”; tavolo Saltamuri; forum disuguaglianze e diversità) che da mesi è al lavoro per chiedere un cambiamento. Ecco alcuni dei punti sui quali stanno lavorando: l’attivazione dei poli educativi 0-6; i patti educativi territoriali; un piano strategico nazionale sull’infanzia e l’adolescenza.
La richiesta di mettere mano alla scuola arriva anche dai dirigenti, dagli insegnanti e dai genitori. Proprio a partire da questa settimana, inizierà un percorso d’incontri tra pedagogisti; maestri della scuola dell’infanzia e della primaria; professori delle secondarie; Ata; studenti; genitori e terzo settore per mettere in cantiere una Legge d’iniziativa popolare per chiedere la revisione del primo ciclo. Bianchi non ha convocato la sua Conferenza, ma il popolo che sta tra i banchi ogni giorno, stavolta, vuol farsi sentire. Intanto oggi, la Commissione istruzione della Camera ha aperto le porte agli studenti e così l’ha fatto il ministro che ha preferito incontrare solo i ragazzi delle Consulte studentesche.