L’ex segretario del Pd di Taranto, Walter Musillo, è il nuovo candidato del centrodestra alle amministrative che si terranno in primavera nella città dell’ex Ilva. L’ex dem è sostenuto da una serie di liste civiche, ma anche di partiti che fino a qualche anno fa erano i suoi più netti avversari politici: dalla Lega a Forza Italia a Fratelli d’Italia fino a AT6, il partito fondato nei primi anni ’90 da Giancarlo Cito, ex sindaco ed ex parlamentare di estrema destra poi condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa. A sostenere Musillo, c’è anche Vincenzo Fornaro, l’allevatore a cui il disastro ambientale ha causato l’abbattimento di centinaia di pecore perché avvelenate dalla diossina: Fornaro è stato eletto nel 2017 in consiglio comunale nelle liste dei Verdi, partito dal quale sarebbe uscito qualche mese fa sbattendo la porta. Musillo e la sua coalizione, dovranno scontrarsi con Rinaldo Melucci, sindaco uscente e decaduto dopo le dimissioni presentate da 17 consiglieri tra opposizione, tra i quali proprio Fornaro, e maggioranza tra cui Massimiliano Stellato, che pur alleato oggi della destra a Taranto siede in consiglio regionale a sostegno del governatore Michele Emiliano.

“Partiamo dall’inizio: segretario provinciale del Pd, ma ex ex… attenzione. Sono andato via sei anni fa perché non mi riconoscevo più il quel partito. Nel Pd, ho conosciuto venti cialtroni e migliaia di persone per bene: gente che apriva e chiudeva le sezioni, che ci rimetteva soldi per fare le pulizie, che attaccava i manifesti. Migliaia. Io non rinnego assolutamente la mia storia, come non la rinnega nessuna lista o partito che mi sostiene: abbiamo semplicemente stabilito patti chiari sulla scrittura di un programma che mira solo e soltanto il bene esclusivo della città. Tutti abbiamo fatto, non un passo indietro, ma un passo in avanti perché abbiamo un unico obiettivo. Del resto mi chiedo se davvero in questi quattro anni, questa amministrazione abbia fatto qualcosa di sinistra”.

E lei pensa di fare cose di sinistra con partiti di estrema destra?
“Guardi io penso di fare cose che fanno bene a Taranto. Partendo dalle periferie. Secondo lei le periferie sono di destra o di sinistra? Parlo di cultura non di spettacoli in piazza: è di destra o di sinistra? Lavorare perché i rifiuti diventino una risorsa è di destra o di sinistra? Puntare sull’economia circolare è di destra o di sinistra? E comunque parliamo dell’amministrazione di una città, non delle linee politiche di un governo nazionale. E poi non dovrebbe imbarazzare anche a livello nazionale che Giorgetti e Speranza siedano allo stesso tavolo? In questo momento di emergenza planetaria evidente non lo è. Ecco Taranto ha un’emergenza nata ben prima della pandemia”.

Guardiamo l’emergenza dell’ex Ilva: con lei ci sono Fornaro che lotta da sempre per la chiusura totale della fabbrica e la Lega che è stata l’unica che voleva dirottare i fondi delle bonifiche alla produzione. Che posizione avete sul futuro della fabbrica?
“Sono temi sui quali avremo un confronto serrato: non le è sfuggito che con noi c’è Fornaro che ritengo una grande garanzia su questo punto. Però mi permetta di dire una cosa su quei 575 milioni: non sappiamo se usarli per le bonifiche o per la decarbonizzazione e sono passati dieci dal sequestro del 2012. Lei sa bene che quei soldi sono una goccia nel mare per la decarbonizzazione che è oggettivamente solo uno slogan e non un’azione efficace per risolvere il problema di Taranto. La decarbonizzazione difficilmente sarà portata a termine perché molto, molto costosa”.

Si parla di un piano da quasi 5 miliardi in 10 anni.
“Appunto. Le dico una cosa, io provengo dal Pd tarantino che ha pagato sulla sua pelle le scelte nazionali del passato, sono passati dieci anni e non è stato fatto nulla di efficace. L’unica cosa che il Governo ha saputo fare è limitare la produzione per rientrare nei limiti dell’inquinamento, con tutte le conseguenze occupazionali…”

Veramente la produzione è scesa per una serie di problematiche tecniche non per indirizzo politico: oggi sappiamo che nel 2025 la produzione dovrebbe tornare a 8 milioni di tonnellate.
“Guardi che se la società potesse produrre di più, e non è certo la mia idea, lo farebbe da subito, ma non può perché è cosciente che i livelli di inquinamento crescerebbero a dismisura. Comunque su quest tema, come le dicevo ma io resto convinto che la decarbonizzazione sia solo uno slogan”.

Avete un’alternativa?
“Ne parleremo con tutta la coalizione e soprattutto con Vincenzo Fornaro”.

Parlando di emergenze, Taranto è stata una delle capitali dell’accoglienza durante l’emergenza migranti: come farà a gestire le sue posizioni di uomo di sinistra, da sempre su posizione di accoglienza e integrazione, con quelle di Lega e Fratelli d’Italia?
“Mi sono confrontato con tutti gli alleati su questo tema importante, anche con chi sembrava avere posizioni più radicali su questo fenomeno. Innanzitutto le normative dipendono da scelte nazionali, ma se dipendesse da me gli hotspot, che considero dei lager, non esisterebbero. Chi è di sinistra e sostiene gli hotspot rinnega ogni suo valore. Sono depositi umani in cui restano persone finché riescono a scappare e spesso diventano purtroppo manovalanza della malavita. Io sono per le politiche di integrazione. L’accoglienza non si nega a nessun essere umano e a Taranto, di qualunque parte politica, non c’è nessuno che nega l’accoglienza. È contro quegli hotspot, contro quei lager che combattono quelli del centro destra, questo lo può scrivere”.

Lo scriverò, però, ricorderà che i leader nazionali di alcuni partiti, suoi alleati, hanno parlato di respingimenti e blocchi navali.
“Allora da quanti anni lei non sente questa parola?”

Non vuol dire che non l’abbiano detto.
“Io non la sento da tre anni questa parola. Glielo ripeto la Lega è al Governo con Speranza…”

Certo, ma il governo Draghi prima o poi finirà. Non è eterno.
“Guardi io oggi sono molto più concentrato a trovare una soluzione sul tema dei rifiuti e non su questa questione che a Taranto neppure la sfiora. Diciamoci la verità, questo problema si vive da Napoli in su o dal Gargano in su, ma a Taranto non abbiamo mai vissuto un problema legato all’immigrazione. Forse siamo talmente poveri che nemmeno i migranti vogliono restare qui. Cominciamo a fare una politica affinché i nostri figli vogliano e possano restare qui e poi vediamo il resto”.

Lei nel 2017 è stato l’uomo che ha proposto Rinaldo Melucci come candidato sindaco. Ha riunito tutto il centrosinistra su quel nome ottenendo una vittoria. Poi vi siete scannati. La sua candidatura non è una rivalsa personale fatta sul campo politico?
“No, non ci siamo scannati. È stato Melucci subito dopo le elezioni a dire ‘Io con Musillo non c’entro un cazzo’. È stata la sua prima dichiarazione. Io non sono uno che va dietro la porta col cappello in mano, ho preso il giornale sotto braccio e me ne sono andato”.

Ma non le sembra legittimo pensare che si tratti di una trasposizione in campo politico di una questione personale?
“No, guardi questo laboratorio politico è nato nel 2018: quando abbiamo sostenuto Giovanni Gugliotti (sindaco del centro, ndr) alla Provincia di Taranto. Questa trasversalità, questo patto dei sindaci oggi diventa un patto per Taranto, è cominciato tre anni fa. Io penso che molti in Italia guardino a questo esperimento positivo piuttosto che come un inciucio. Abbiamo dato conseguenza logica all’esperienza fatta in provincia. E spero davvero che anche altri Comuni di questa terra possano seguire il nostro esempio”.

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