Gli echi delle prime esplosioni iniziano a farsi sentire anche in borsa. L’indice Rts (denominato in dollari) della piazza di Mosca ha perso oggi il 10%, segnando il calo più forte dal marzo 2020, mese in cui è esplosa la pandemia. In perdita tutte le società del listino con l’unica eccezione di Servestal. Il colosso statale del gas Gazprom ha perso l’8%, mentre i gruppi petroliferi Rosneft e Lukoil hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 14% e il 6%. Forte flessione per l’istituto bancario statale Sberbank (-16%).

I cali sono accentuati dalla discesa del rublo (-1,6% sul dollaro) che è proseguita per il terzo giorno consecutivo. Il Moex Russia Index denominato in valuta locale ha perso il 14%%. Sotto pressione anche i Cds (Credit default swap), prodotti che consentono di assicurarsi contro il default di un paese o di una società e i titoli di Stato di Mosca, con i decennali che rendono l’11%, oltre un punto percentuale in più di ieri. Gli operatori stanno così scontando il sempre più concreto rischio di sanzioni internazionali che seguirebbero l’intervento armato russo in Ucraina. Dopo le indiscrezioni che avevano lasciato sperare in un incontro tra il presidente americano Joe Biden e Vladimir Putin, su proposta dell’omologo francese Emmanuel Macron, i mercati hanno virato in deciso ribasso dopo le precisazioni arrivate da Mosca secondo cui l’incontro tra i due presidenti non è al momento confermato.

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