Vladimir Putin ha riconosciuto le Repubbliche separatiste del Donbass. Il capo del Cremlino ha anticipato la decisione in una telefonata con Olaf Scholz e Emmanuel Macron comunicando di voler “firmare a breve” un decreto. Cosa che poi ha fatto in diretta televisiva, dopo un lungo discorso alla nazione. Quindi ha ordinato alle forze russe di svolgere un ruolo di peacekeeping nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Un ordine immediatamente operativo: poco dopo sui social sono stati diffusi alcuni video che mostrano l’ingresso di una colonna di blindati nella Repubblica di Donetsk.
????????Truppe russe hanno appena oltrepassato il confine dell’#Ucraina entrando in #Donbass pic.twitter.com/V0Eac9OSi5
— Geopolitica.info (@Geopoliticainfo) February 21, 2022
Il Cremlino, insomma, compie un nuovo passo che rischia di far scivolare la crisi verso una possibile guerra. “L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia, cultura, spazio spirituale. È stata creata da Lenin”, ha detto Putin nel suo discorso alla nazione, accusando anche l’ambasciata statunitense di “controllare direttamente alcuni giudici” e affermando che “l’Ucraina ha già perso la sua sovranità”, definendola serva dei “padroni occidentali”. Poi ha intimato a Kiev “fermare immediatamente le operazioni militari“. Altro che incontro imminente tra Joe Biden e il presidente russo, la tensione nell’est Europa vive un’altra giornata di fibrillazioni, iniziata con l’annuncio di un “imminente” bilaterale Usa-Russia, secondo l’Eliseo, e trasformatasi nel nuovo punto più basso della crisi con il Cremlino che ha riconosciuto gli indipendentisti del Donbass.
I vertici d’urgenza – L’annuncio ha scatenato la reazione immediata dell’occidente. Una riunione del consiglio di Sicurezza dell’Onu è stata convocata per la notte, alle 3, ora italiana. Oltre agli Usa a chiedere l’incontro sono Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia e Albania. Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Joe Biden – dopo un colloquio a tre – hanno affermato che la mossa di Putin “non resterà senza risposta“. La Casa Bianca, dove Biden ha riunito il Consiglio di sicurezza nazionale, ribadisce che un attacco “estremamente violento contro l’Ucraina è possibile nei prossimi giorni o ore”. Poi ha fatto sapere che il presidente “firmerà presto un ordine esecutivo che proibisce nuovi investimenti, attività commerciali e finanziarie da parte degli americani per, da o nelle cosiddette regioni separatiste dell’Ucraina”. Dopo il discorso di Putin, Biden si è intrattenuto in una telefonata lunga 35 minuti col presidente ucraino Zelensky, che ha annunciato una risposta in diretta tv a Putin. Kiev, da parte sua, chiede una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu. Una richiesta accolta nelle ore successive.
L’Ue verso nuove sanzioni – Poi anticipata a Scholz, con il cancelliere tedesco che ha “condannato i piani per riconoscere le cosiddette Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk come Stati indipendenti”. Un passo in palese contraddizione con gli accordi di Minsk sulla composizione pacifica del conflitto nell’Ucraina orientale e costituirebbe una violazione unilaterale di tali accordi da parte della Russia, ha spiegato Scholz. “L’Unione ribadisce il suo incrollabile supporto all’indipendenza, alla integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina nell’ambito dei confini internazionalmente riconosciuti. L’Ue reagirà con sanzioni dirette nei confronti di chi è coinvolto in quest’azione illegale”, si legge in una dichiarazione congiunta della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Il tweet con cui Michel ha espresso la prima reazione Ue al riconoscimento del Donbass da parte di Mosca è condiviso dall’alto rappresentare Ue Josep Borrell e dalla presidente del Pe, Roberta Metsola. Di fronte ai repentini sviluppi Borrell ha annunciato: “Se c’è un’annessione, se c’è un riconoscimento, ci sono le sanzioni, tenendo presente della procedura” necessaria. “Io presenterò un pacchetto di misure, che vanno approvate dal Consiglio Affari Esteri Ue all’unanimità”, ha chiarito. Quindi ha aggiunto: “In Ucraina la Russia ha creato la più grande minaccia alla pace e alla stabilità in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”. Per Borrell, “siamo ad un bivio critico: tutto quello in cui crediamo, le regole internazionali, i principi di progresso raggiunti dopo la fine della Guerra Fredda, tutto questo viene messo in discussione”. Se un attacco dovesse essere condotto attraverso la Bielorussia, lo stesso discorso legato alle sanzioni varrà anche per Minsk, ha chiarito: “È stata trascinata in questa crisi: sta perdendo la sua sovranità, con un dispiegamento non trasparente delle forze russe. La Bielorussia sta perdendo la sua neutralità nucleare, con un processo di ‘satellitizzazione’ rispetto alla Russia”.
Il discorso di Putin: “Adesione Ucraina alla Nato è minaccia contro di noi” – Lo situazione della crisi ucraina, dunque, rischia di precipitare. Il discorso dell’inquilino del Cremlino alla nazione, infatti, potrebbe rappresentare un punto di non ritorno. Non solo per le parole usate da Putin per descrivere l’Ucraina, ma anche per le accuse all’Occidente. “L’adesione dell’Ucraina alla Nato – ha detto – porrebbe una minaccia diretta per la sicurezza della Russia. In Ucraina le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari nell’ovest dell’Ucraina, l’obiettivo è colpire la Russia“. Il presidente russo ha accusato l’Occidente di voler attaccare il suo Paese: “Se questo è il modo in cui Nato e Usa vogliono comportarsi anche in territorio ucraino, l’obiettivo siamo noi. I missili Tomahawk possono raggiungere facilmente Mosca, in poco più di 30 secondi. Proprio come hanno fatto negli anni, dispiegando armamenti sempre più vicini alla frontiera e ignorando le nostre preoccupazioni. Non hanno fatto che fare ciò che volevano e presumo continueranno. Non sono d’accordo con questo e mai lo sarò”. Putin ha definito gli impegni presi dalla Nato nel corso degli anni come “parole vuote”. “Sull’espansione a Est della Nato – ha detto – ci hanno ingannato, parole vuote, hanno detto che non lo avrebbero fatto e invece è quello che è successo. Queste infrastrutture militari sono arrivate alle porte della Russia, sui nostri confini”.
La giornata – Le tensioni sul campo intanto continuano: a Donetsk è stato proclamato lo stato d’emergenza, a Lugansk è stato firmato un decreto che indice la mobilitazione volontaria degli uomini di oltre i 55 anni. L’agenzia russa Tass scrive che “cinque sabotatori” ucraini che avevano violato il confine con la Russia sono stati “eliminati”. Kiev smentisce. Nel pomeriggio (ora italiana) è inoltre entrata in vigore una no-fly zone dichiarata dalla Russia sul Mar d’Azov, ovvero una sezione settentrionale del Mar Nero. Dura insomma solo poche ore l’entusiasmo delle diplomazie internazionali per un incontro imminente tra Biden e Putin. In mattinata, l’Eliseo aveva annunciato che i due leader avevano dato l’ok all’organizzazione di un summit bilaterale, grazie alla mediazione del presidente Macron, che sarebbe poi stato esteso a “tutte le parti in causa”. Ma dal Cremlino arriva una secca smentita: “Un incontro è al momento prematuro”, fanno sapere. Parole che riportano gli osservatori internazionali a preoccuparsi per l’aumento della tensione tra le parti, con l’esercito ucraino e i ribelli filo-russi del Donbass che sono tornati a scontrarsi con un’intensità simile a quella del conflitto del 2014, nel corso del quale persero la vita 14mila persone. Mosca comunque non chiude la porta ai colloqui tra le parti ma afferma che al momento non ci sono piani in tal senso. “Naturalmente noi non escludiamo” la possibilità di tenere dei colloqui, “se necessario certamente i presidenti di Russia e Usa in ogni momento possono prendere la decisione di avere dei contatti per telefono o di persona. Questa sarà una loro decisione”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “L’incontro – ha aggiunto – è possibile se i leader dei due Paesi lo riterranno opportuno, al momento vi è chiara comprensione sulla necessità di continuare il dialogo a livello di ministri”. Intanto giovedì il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov incontrerà il segretario di Stato americano Antony Blinken a Ginevra.
Ancora tensioni – E nel frattempo la tensione non si spegne: nelle ultime ore i servizi di sicurezza di Mosca hanno accusato Kiev di aver distrutto, con una granata, un valico di frontiera. L’agenzia Tass cita una nota del Servizio federale per la sicurezza russa, secondo la quale un proiettile sparato dal territorio ucraino ha colpito un avamposto delle guardie di frontiera russa nella regione di Rostov: “Il 21 febbraio alle 09:50, un proiettile di un campione non identificato sparato dal territorio dell’Ucraina ha completamente distrutto un posto di controllo delle guardie di frontiera dell’Fsb della Russia nella regione di Rostov, situato a una distanza di circa 150 metri dal confine russo-ucraino”, si legge nella nota. Il segretario del Consiglio di sicurezza dell’Ucraina ha respinto le accuse. Nel Donbass, dove si trovano le autoproclamate repubbliche separatiste filorusse, 266 lavoratori di una miniera di Donetsk sono stati evacuati dopo che l’impianto di aerazione era stato danneggiato da un bombardamento delle forze armate ucraine. Nessun minatore risulta ferito.
Lo stato di emergenza – Sempre a Donetsk è stato proclamato lo stato d’emergenza: oltre 21mila persone sono rimaste senz’acqua a causa di un altro bombardamento, che ha colpito un impianto idrico. Anche l’ospedale della città sarebbe stato danneggiato da colpi di mortaio sparati dall’esercito di Kiev. Situazione complicata anche nella zona intorno a Mariupol, sempre sul confine: “I militanti della 36a brigata hanno attaccato le postazioni delle unità della Milizia popolare (di Donetsk) nell’area di Kominternovo. C’è una battaglia vicino al confine con la Federazione Russa”, riferisce su Telegram il leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk Denis Pushilin. “A seguito di colpi di mortaio e artiglieria, un militare della Milizia popolare è stato ucciso, diverse persone sono rimaste ferite”, ha aggiunto Pushilin. E proprio da loro parte l’agenzia locale Tass, secondo la quale cinque “membri di un gruppo di sabotatori” ucraini che avevano violato il confine con la Russia sono stati “eliminati”. L’agenzia Ria Novosti aveva detto che due veicoli della fanteria ucraina – entrati in territorio russo per evacuare il gruppo di sabotatori – sono stati distrutti. Kiev smentisce tutto tramite il portavoce della Guardia di frontiera ucraina, Andriy Demchenko. Mentre l’esercito ucraino ha accusato i separatisti filo russi di aver compiuto 80 violazioni del cessate il fuoco. La compagnia aerea Air France ha fatto sapere di aver annullato i suoi voli previsti per il 22 febbraio fra la capitale francese e quella ucraina. La decisione francese segue quella – uguale – della tedesca Lufthansa e dell’associata Swissair, oltre a quella del vettore austriaco Austrian Airlines.