Il Tribunale fissa i termini per la procedura che sinora ha protetto Moby e Cin dalle pretese dei creditori e dalle istanze fallimentari. Entro 4 mesi andrà trovata un'intesa sulle nuove condizioni offerte a tutti i creditori, tra cui l'ex compagnia pubblica di cui Cin acquisì il patrimonio nel 2012 senza pagarlo integralmente. Senza accordo si passerà all'amministrazione straordinaria
Si giocherà nei prossimi quattro mesi il destino del gruppo Onorato Armatori che include due delle più grandi compagnie di navigazione italiane: Moby spa e la sua controllata Cin spa, nota col nome del marchio dell’ex pubblica Tirrenia di cui acquisì il patrimonio positivo nel 2012, senza pagarlo integralmente allo Stato. Dal luglio 2020 il Tribunale di Milano ha messo entrambe le compagnie sotto la tutela di un concordato preventivo, proteggendole dai creditori dei circa 700 milioni di euro complessivi del loro indebitamento e da un’istanza di fallimento presentata dal pm milanese Roberto Fontana. Il 10 febbraio scorso però lo stesso Tribunale di Milano ha fissato i limiti finali, temporali e di metodo, di questo percorso protettivo.
Tema della scelta i due nuovi piani di concordato presentati da Moby e Cin il giorno prima dell’udienza del 20 gennaio che, secondo indiscrezioni, contengono un miglioramento delle condizioni per alcuni creditori a fronte di una complessa operazione economico-finanziaria che dovrebbe portare alla creazione di due nuove aziende: una costituita come un fondo finanziario, proprietario della flotta data come pegno ai creditori, e l’altra invece solo operativa, gestita dalla holding guidata da Vincenzo Onorato, che assicurerebbe canoni di locazione per l’affitto delle navi alla prima, ripagandone parte del debito.
Entro il 31 marzo l’accordo con lo Stato – Di fronte a questi documenti il Tribunale di Milano, nel decreto depositato il 10 febbraio, ha da un lato teso una mano alle compagnie del gruppo Onorato Armatori decidendo il secondo rinvio, al 20 e 27 giugno 2022, dell’adunata dei creditori che dovranno votare il loro assenso o meno a quanto promesso dai nuovi piani. Ma dall’altro lato ha accolto la richiesta del pm Fontana di avere entro il 31 marzo 2022 l’accordo con il principale creditore di Cin spa, ossia Tirrenia di Navigazione in A.S. (amministrazione straordinaria), che attende ancora dal gruppo Onorato i 180 milioni di euro finali del saldo della privatizzazione e che recentemente, per mano dei commissari nominati dal Ministero dello Sviluppo Economico, ha ottenuto dallo stesso Tribunale di Milano anche un sequestro preventivo di 20 milioni di euro della Onorato Armatori srl di Vincenzo Onorato.
Qualora Tirrenia di Navigazione in A.S. non assicuri al 31 marzo il suo sostegno al piano di concordato, per Cin spa si aprirebbe l’amministrazione straordinaria – ovvero il fallimento controllato – e di riflesso lo stesso capiterebbe alla sua controllante Moby spa. Ai commissari di nomina Mise, impegnati da 10 anni a gestire il recupero crediti monstre del post privatizzazione – c.a. 800 milioni di euro -, il gruppo Onorato chiede di accettare di incassare solo 144 dei 180 milioni dovuti da Moby spa, in quattro trance di cui l’ultima l’80% da 101 milioni, unicamente a saldo nel 2025.
Le quattro condizioni – La partita non è tuttavia solo qui. Nel decreto del Tribunale di Milano firmato dalle giudici Alida Paluchowski e Vincenza Agnese e reso noto in parte da Shipping Italy, le giudici citano infatti che, oltre ad ottenere l’accordo preventivo con Tirrenia di Navigazione in A.S., Moby e Cin devono anche produrre “risposte esplicitamente formalizzate” su quattro questioni complesse, senza le quali è “impossibile” per i commissari giudiziali redigere “la relazione idonea a consentire ai creditori l’esercizio consapevole del voto” e quindi mantenere in piedi la procedura di concordato preventivo.
Lo Stato rinuncia al credito garantito – La prima questione sollevata dalle giudici è legata sempre alla situazione con Tirrenia di Navigazione in A.S. per la quale nel nuovo piano di concordato di Cin l’azienda ha allegato a conferma una ipotetica “lettera di intenti” giudicata poco plausibile dal Tribunale di Milano. In questa infatti i commissari firmerebbero oltre all’ok al piano, anche la rinuncia alle azioni legali “intraprese […] soprattutto nei confronti dei terzi responsabili, quali gli amministratori e la capogruppo”, ad esempio il procedimento di sequestro dei 20 milioni alla Onorato Armatori srl. A conferma della valutazione del Tribunale, le giudici citano una comunicazione del 19 gennaio scorso con cui i commissari di Tirrenia in A.S. dichiarano che tale richiesta “non può essere accettata e non trova ragione giuridica che la possa giustificare”.
Le ipoteche cancellate – La seconda questione dirimente per il Tribunale è “la cancellazione delle ipoteche attualmente iscritte sulle navi della flotta a garanzia delle banche e dei bondholders”. Infatti la soluzione presentata nel piano di concordato, per le giudici milanesi, “presuppone la giuridica possibilità” che sia le banche sia i detentori del bond da 300 milioni di euro con scadenza 2023 “possano rinunciare alle garanzie secondo le legislazioni applicabili”. Tradotto che sia possibile e che vogliano realmente farlo. Per questo servirebbe almeno “una delibera esplicita in tal senso” da parte loro e al momento non c’è, anche se la compagnia Moby aveva precisato in un comunicato che “il piano ha ricevuto il preventivo consenso dei principali creditori finanziari del gruppo”, ovvero i principali detentori del bond riuniti nel Ad Hoc Group e le banche.
Non sentita l’Agenzia delle Entrate – Il Tribunale di Milano cita infine come terza e quarta questione quanto considerabile pezza d’appoggio legale minima all’ipotesi presentata dai piani di concordato di conferire le navi delle due compagnie Moby e Cin ad un Fondo finanziario. Per rendere credibile quanto scritto, infatti, le giudici indicano necessario almeno presentare delle domande all’Agenzia delle Entrate sul trattamento fiscale relativo all’operazione. Domande che “non vi è prova” siano state neanche presentate. Allo stesso modo, scrivono le giudici, “non risulta che sia stato acquisito il consenso degli istituti di leasing proprietari delle motonavi” (Moby Fantasy e Moby Legacy ndr) “condotte in leasing dalla Fratelli Onorato s.r.l., al compimento della operazione” di cessione al Fondo di cui sopra. Formalmente infatti le due nuovi navi ordinate da F.lli Onorato Armatori – per un valore complessivo mai reso noto – verranno prese a noleggio da una società di leasing e subnoleggiate a Moby per operare fra gli scali toscani e Olbia.