Calcio

In Germania tutti parlano di Steffen Baumgart: il suo cappello Gatsby è già un cult, intanto il Colonia stupisce la Bundesliga

Ormai è un personaggio di culto, tanto da diventare anche un costume di carnevale: oltre all'outfit iconico e a un approccio sanguigno, c'è però un allenatore capace che ha preso una squadra a rischio retrocessione e la sta portando nella parte alta della classifica. Sembra che Elon Musk lo voglia ricoprire di soldi per avere una sua coppola usata in partita

Il cappello Gatsby modello Peaky Blinders costa 24.95 euro sul fan shop del Colonia, ma risulta esaurito da settimane. È difficile immaginare che possa essere una coppola l’oggetto più venduto da un club di calcio, ma questo la dice lunga sullo status raggiunto da Steffen Baumgart, attualmente l’allenatore più cool di tutta la Germania. Questione di outfit, ma anche di un approccio sanguigno e fuori dai canoni tradizionali che lo ha reso un personaggio di culto, capace di travalicare i confini del tifo. In casi come questo, quando di mezzo ci sono video diventati virali sui social e manifestazioni pubbliche in cui un particolare abbigliamento si trasforma in un costume da indossare (è accaduto nel corso del famoso Carnevale di Colonia, dove l’abbinamento coppola-gilet andava per la maggiore), il rischio è quello di finire intrappolati nel personaggio a discapito delle proprie qualità professionali. Giusto pertanto partire dall’aspetto più importante, ovvero che Baumgart è un tecnico di spessore, capace di raccogliere in carriera risultati notevoli.

Baumgart ha fatto il meccanico e ha lavorato nella polizia in qualità di agente anti-sommossa, ma il suo obiettivo, come dichiarato al sito Bundesliga.com, è sempre stato quello di diventare allenatore. L’esperienza di campo non gli mancava, dal momento che ha raccolto oltre 500 presenze tra Bundesliga e Zweite Liga, principalmente in squadre della ex Germania Est (lui è originario di Rostock). È però assodato come non sia sufficiente essere stato un giocatore professionista per diventare un valido allenatore. Se la sua prima esperienza in panchina, con il Magdeburgo, non è certo da tramandare ai posteri, l’approdo nell’estate del 2017 al Paderborn ha dato il via alla sua parabola ascendente. La squadra che gli era stata affidata si era appena salvata dalla retrocessione in quarta divisione non per meriti sul campo – si era classificata 18esima su 20 – ma grazie ai guai finanziari del Monaco 1860, che si era visto ritirare la licenza per partecipare alla Dritte Liga.

In due stagioni Baumgart ha portato il Paderborn in Bundesliga, adottando un approccio spavaldo tanto nel modo di vivere di la partita, molto sanguigno, quanto in quello di schierare la squadra, caratterizzata da una mentalità offensiva ben rappresentata dai numeri: miglior attacco della Dritte Liga 17-18 con 90 reti segnate in 38 partite, secondo miglior attacco (76 gol in 34 partite) della Zweite Liga 18-19. Entrambi i tornei sono stati chiusi al secondo posto. Il doppio salto si è fatto sentire in Bundesliga, dove già al termine del girone di andata il Paderborn era spacciato. Come però talvolta accade in Germania, le strade tra allenatore e società non si sono separate dopo la retrocessione, con Baumgart rimasto per una ulteriore stagione, prima di firmare la scorsa estate per il Colonia.

Le premesse con i Billy Goats erano simili, categoria a parte, a quelle già vissute da Baumgart con il Paderborn, visto che la scorsa stagione il Colonia si era classificato terzultimo, salvandosi solo ai play-off contro l’Holsten Kiel dopo aver rimontato la sconfitta subita al RheinEnergieStadion con un netto 5-1 in trasferta. A dispetto del mercato a parametro zero, il Colonia viaggia oggi nella parte alta della classifica e, nonostante una differenza reti negativa (35 gol fatti, 37 subiti), si trova a soli due punti dalla zona Europa, trascinato dalle reti del veterano Anthony Modeste e dalla quantità in mediana del franco-tunisino Ellyes Shkiri. Ma non c’è dubbio che l’uomo sotto i riflettori sia Baumgart, abile nell’unire forma e sostanza, ovvero prestazioni sportive con aspetti più pop. Sotto quest’ultimo profilo, è risultato fortemente simbolico lo scambio, avvenuto alla fine di Colonia-Bayern Monaco, con Manuel Neuer tra la maglia del portiere della nazionale (che Baumgart aveva affrontato da giocatore con la maglia dell’Energie Cottbus quando un giovanissimo Neuer militava nello Schalke 04) e il suo cappello Gatsby.

L’immagine Neuer-Baumgart ha scatenato un’autentica corsa alla coppola. Se però l’oggetto di per sé non è particolarmente costoso, né difficile da reperire, il discorso cambia per chi cerca un cappello “matchworn”, ovvero indossato da Baumgart durante una partita, con il numero ’72 (il suo anno di nascita) cucito a lato. Il tecnico ha dichiarato di averne ancora tre a casa, dando vita a una bizzarra asta tra chi, per averne un esemplare, ha offerto un abbonamento a vita al Paderborn (il capitano dell’Amburgo Sebastian Schonlau), oppure una lattina Red Bull in edizione speciale personalizzata (ovviamente il patron del RB Lipsia Dietrich Mateschitz), o ancora si proponeva come cameriere sulla navetta del Borussia Dortmund durante un viaggio Colonia-Dortmund (il Ceo del Borussia Hans-Joachim Watzke), per finire con la proposta di una petizione per rinominare la Mercedes-Benz Arena in Steffen-Baumgart-Kampfbahn (il ds dello Stoccarda Thomas Hitzlsperger). Alla fine sembra averla spuntata Elon Musk, che secondo quanto riportato dalla Süddeutsche Zeitung pagherà uno sproposito a Baumgart per il Gatsby. Verità o semplice boutade, il tecnico ha dichiarato l’intenzione di voler investire il ricavato per aiutare le squadre professionistiche in difficoltà.

Lo scorso anno un istituto tedesco che promuove la cultura calcistica ha premiato Baumgart per la miglior frase pronunciata da un addetto ai lavori del pallone nel 2021: “Una partita non è finita fino a quando l’arbitro non fischia e io smetto di imprecare”. Fedele a questa affermazione, non solo è diventato il primo allenatore della Bundesliga a essere ammonito per ripetute violazioni di uscita dall’area tecnica, ma è stato anche immortalato in un video che mostrava come viveva una partita della sua squadra dal salotto di casa durante un periodo di quarantena. La scena del suo cane che, dal divano, salta sulla schiena di Baumgart mentre lui è intento a inveire contro la televisione è esilarante. Il rischio, come scritto, è quello di degenerare in macchietta, ma il diretto interessato non sembra curarsene troppo, quanto meno leggendo quanto affermato a Bundesliga.com: “Penso che ci siano cose peggiori che prendersi un po’ in giro di tanto in tanto”.