Come si possono “incastrare” blockchain e immobiliare? Il tema è nuovo e complesso. Molto spesso si associa al concetto di blockchain soltanto quello di criptovaluta, i vari Bitcoin, Ethereum e altri. Nel campo del real estate, però, l’obiettivo futuribile di “comprarsi casa pagandola in Bitcoin” è ancora di là da venire, sia per questioni di legislazione, sia per un oggettivo grado di rischio che le criptomonete portano con sé.

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Rete sicura e senza un registro unico

Ben più interessante, invece, è l’utilizzo della blockchain come modalità di scrittura dei contratti, delle transazioni e dei vari passaggi burocratici che precedono una compravendita immobiliare.

Che cos’è la blockchain? È un registro completamente digitale e decentrato, costituito da tanti blocchi dove ciascuno di questi si collega agli altri in una catena crittografica, difficilissima da manomettere. La sicurezza del sistema blockchain deriva dal fatto che le informazioni sono scritte su ogni blocco informatico e che questo non risiede in un solo server, ma in tutta la catena.

Altro vantaggio della blockchain è la possibilità di registrare contratti, passaggi di proprietà o altri tipi di accordi sempre e solo in formato digitale, anche se in Italia ancora non è possibile.

Il token come quota di proprietà

Il primo di questi esempi è la cosiddetta tokenizzazione. Un sistema che permette di ratificare in maniera digitale delle quote di proprietà. Prendiamo ad esempio le quote societarie di un soggetto che possiede un immobile. Questa proprietà si può suddividere in tanti titoli di proprietà interamente digitali, che girano su una blockchain, chiamati token, un po’ alla stregua del capitale delle SpA, che viene suddiviso in azioni.

Il catalogo delle aste

Un’altra sperimentazione sempre nel campo delle aste immobiliari, viene portata avanti dall’Osservatorio T6 e dall’Associazione Italiana Blockchain. Questa prende il nome di Rechain.

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