Il rosso è dovuto anche alle svalutazioni sul valore della controllata strada dei parchi. Tra le future criticità la prevista creazione (legge 156/2021) di una nuova società per la gestione delle autostrade statali in concessione con affidamenti in house, cui trasferire - nel limite di tali concessioni a pedaggio - le funzioni e le attività attualmente in capo ad Anas
Anche Anas, come tutte le autostrade del mondo, ha pagato il conto della pandemia con un traffico di veicoli quasi azzerato in alcune fasi del 2020. Questo, spiega la Corte dei Conti nella relazione della gestione sulla società interamente statale, ha avuto effetti sui proventi diretti e indiretti da pedaggi, canoni e royalties. I magistrati contabili hanno però anche osservato che, malgrado lo scenario, il 2020 si è caratterizzato per un sostanziale miglioramento dei livelli di produzione rispetto agli anni passati. Il bilancio si è chiuso con una perdita di quasi 169 milioni di euro (peggiorata di 97 milioni rispetto al rosso di 71 milioni del 2019) a causa del l’aumento dei costi ed il risultato negativo della gestione finanziaria.
Migliora invece il saldo della gestione caratteristica (167,97 milioni di euro), eroso da ammortamenti e svalutazioni per un valore netto di -187,6 milioni ed un Ebit pari a -19,63 milioni. Il patrimonio netto (2,4 miliardi di euro) si è ridotto di 169 milioni rispetto al 2019, con una diminuzione elle disponibilità liquide per 38 milioni, assestate a 230milioni di euro. Sulla gestione finanziaria, negativa per 149,22 milioni, hanno inciso principalmente gli oneri finanziari per l’adeguamento del Fondo svalutazione crediti verso la società Strada dei Parchi.
Non mancano, prosegue la Corte, criticità come la prevista creazione di una nuova società per la gestione delle autostrade statali in concessione con affidamenti in house, cui trasferire, nel limite di tali concessioni a pedaggio, le funzioni e le attività attualmente in capo ad Anas. Una soluzione, a parere della magistratura contabile, non idonea alla proroga o al rinnovo della concessione stradale in atto, stante l’insussistenza, per Anas, della qualificazione di società in house. Anas fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato e gestisce 32mila kilometri tra strade statali (25mila kilometri), autostrade (934 kilometri) e tratte di altra natura.
Non mancano, prosegue la Corte, criticità, come la prevista creazione (legge 156/2021) di una nuova società per la gestione delle autostrade statali in concessione con affidamenti in house, cui trasferire – nel limite di tali concessioni a pedaggio – le funzioni e le attività attualmente in capo ad Anas. Una soluzione, a parere della Corte, non idonea alla proroga o al rinnovo della concessione stradale in atto, stante l’insussistenza, per Anas, della qualificazione di società in house. Sul fronte dell’estensione al 2052 della concessione Anas-Ministero della mobilità sostenibile (valore contabile 1,1 miliardi), il tavolo tecnico sull’attuazione di quanto previsto in materia dalla legge Finanziaria 2007, si è più volte attivato senza risultati positivi. Qualora, evidenzia la Corte, decadesse l’aspettativa di proroga della concessione, l’impatto sul bilancio obbligherebbe Anas a svalutare il valore della concessione iscritto in bilancio, con la stessa capogruppo (Ferrovie dello Stato) costretta, a sua volta, a svalutare il valore della sua partecipazione in Anas.