Il cambiamento climatico e l’uso del suolo renderanno gli incendi più frequenti e intensi, con un aumento globale di quelli estremi fino 50% entro la fine del secolo. È quanto si legge nel rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e il partner norvegese Grid-Arendal in vista dell’assemblea Onu sull’Ambiente. Sempre secondo questo rapporto, l’aumento globale degli incendi estremi può arrivare fino al 14% entro il 2030 e al 30% entro la fine del 2050. “Gli incendi incontrollabili e devastanti stanno diventando una parte prevista del calendario stagionale in molte parti del mondo”, ha detto Andrew Sullivan, della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro) in Australia, uno degli autori del rapporto.

L’analisi suggerisce “un cambiamento radicale nella spesa pubblica per gli incendi, spostando gli investimenti sulla prevenzione”, in quanto molte nazioni continuano a spendere troppo tempo e denaro per combattere gli incendi e non abbastanza per cercare di prevenirli. Attualmente, spiega lo studio, “le risposte dirette agli incendi di solito ricevono più della metà delle relative spese, mentre la pianificazione e la prevenzione ricevono meno dell’1%”. Inoltre, i cambiamenti nell’uso della terra possono peggiorare gli incendi, come il disboscamento che lascia dietro di sé detriti che possono bruciare facilmente e le foreste che vengono intenzionalmente incendiate per liberare la terra per l’agricoltura, spiega il rapporto.

Il rapporto, denominato “Spreading like Wildfire: The Rising Threat of Extraordinary Landscape Fires”, osserva che cambiamento climatico e incendi si alimentano a vicenda e invita i governi ad adottare una nuova “formula antincendio”, con “due terzi della spesa dedicati a pianificazione, prevenzione, preparazione e ripresa e un terzo impiegato per la risposta” all’evento. Per prevenire gli incendi, gli autori chiedono “una combinazione di dati e sistemi di monitoraggio basati sulla scienza, conoscenze indigene e una più forte cooperazione regionale e internazionale”. Le risposte dei governi spesso “mettono i soldi nel posto sbagliato”, indica il rapporto affermando che “è necessario supportare gli operatori dei servizi di emergenza e i vigili del fuoco che sono in prima linea e rischiano la vita per combattere gli incendi boschivi”. Occorre “ridurre al minimo il rischio di incendi estremi anche lavorando con le comunità locali e rafforzando l’impegno globale nella lotta al cambiamento climatico” sottolinea Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep.

Osservando inoltre che “gli incendi colpiscono in modo sproporzionato le nazioni più povere del mondo”, il rapporto suggerisce per la prevenzione di investire, tra l’altro, “nel ripristino degli ecosistemi e delle zone umide, nella reintroduzione di specie come i castori, edificare a distanza dalla vegetazione e mantenere spazi aperti”. Si ricorda i danni alla salute delle persone e all’economia oltre alla fauna selvatica e i suoi habitat naturali “raramente risparmiati dagli incendi, spingendo alcune specie animali e vegetali verso l’estinzione. Un esempio recente sono gli incendi boschivi australiani del 2020, che si stima abbiano spazzato via miliardi di animali domestici e selvatici“.

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