"E' imprescindibile continuare ad accelerare ulteriormente lo sviluppo di fonti rinnovabili", in questo modo "l'Italia non solo potrebbe contenere l’impatto sui prezzi, ma anche avvantaggiarsi in competitività relativa rispetto ad altri Paesi europei", ha rimarcato Cingolani intervenuto alla Camera per un'informativa urgente sulla crisi energetica
“L’obiettivo generale è ridurre la dipendenza dalla Russia”. Questa la stella polare indicata dal ministro della Transizione energetica Roberto Cingolani nella sua informativa urgente alla Camera. Oggi l’Italia importa circa il 90% del gas che consuma, un terzo viene dalla Russia, attraverso il Tarvisio da cui entrano ogni anno 30 miliardi di metri cubi di gas. Quindi il ministro ha spiegato come il paese sia “totalmente dipendente dal gas”. Cosa fare quindi? “E’ imprescindibile continuare ad accelerare ulteriormente lo sviluppo di fonti rinnovabili“, in questo modo “l’Italia non solo potrebbe contenere l’impatto sui prezzi, ma anche avvantaggiarsi in competitività relativa rispetto ad altri Paesi europei”, ha rimarcato Cingolani.
“Abbiamo l’obbligo di riflettere sull’energy mix“, guardando al 2050 e al 2060, “se no ci ritroviamo ogni tre quattro anni a dover mettere una toppa” ha affermato poi Cingolani che ha aggiunto “Aprite questa riflessione e lasciatela correre, questo dovete farlo voi. Io ho espresso un’opinione da cittadino e da scienziato”. Il ministro ha ricordato come negli ultimi 20 anni la produzione italiana di gas sia diminuita “senza produrre benefici per l’ambiente”. Poca roba in ogni caso. Le estrazioni sono oggi pari a 3 miliardi di metri cubi l’anno da giacimenti che ne contengono in tutto una settantina. Non è aumentando le sue estrazioni così che l’Italia può ridurre la sua dipendenza. L’intenzione è comunque quella di raddoppiare i volumi fino a circa 6 miliardi. “L’aumento di gas nazionale di poco più di 2,2 miliardi servirà ad aiutare le imprese”, ha spiegato il ministro. “Alle aziende – viene spiegato da Cingolani – sarà possibile offrire questo gas a un “prezzo equo perché si tratta di gas nazionale e quindi non è importato“. Inoltre “minimizza l’impatto ambientale” dal momento che “la quota complessiva resta sempre la stessa. A breve si apriranno le manifestazioni di interesse per l’aumento della capacità” di produzione nazionale di gas e, quindi, avremo un quadro aggiornato della situazione e dei numeri fino ad oggi prospettati per l’aumento di produzione di gas”.
L’Italia è “risultato all’inizio dell’inverno in una situazione migliore rispetto a quella riscontrabile negli altri Paesi europei, potendo godere di un sistema infrastrutturale con un certo livello di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, una buona capacità di stoccaggio e un livello di riempimento quasi al 90%”. Il ministro ha fatto presente che gli stoccaggi sono stati utilizzati a ritmo sostenuto e che a adesso sono ai livelli che vengono raggiunti a fine marzo. Per questo chiede uno sforzo maggiori per gli stoccaggi per l’inverno 2022-2023.
Con l’evoluzione della crisi in Ucraina “la situazione è di monitoraggio costante in coordinamento con le istituzioni europee, a livello nazionale si è già riunito diverse volte il comitato di emergenza gas”. “Come sapete”, continua, “le possibili misure del piano di emergenza includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, come interrompibilità al settore industriale e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico”. “Il momento è assolutamente delicato e diventa sempre più delicato per l’evoluzione dei prezzi dell’energia e, in generale, per l’energy landscape”.
La situazione dei prezzi dell’energia è stata “aggravata dalla rapida evoluzione geopolitica in Russia Ucraina e questo ha accelerato la necessità di ulteriori interventi strutturali anche perché io temo che il prezzo del gas rimarrà abbastanza alto“. Lo afferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aprendo l’informativa urgente alla Camera sull’incremento dei costi dell’energia e sulle misure adottate per contrastarne gli effetti. “E’ difficile fare una previsione in questo momento, ma difficilmente potrà tornare ai valori di un anno fa”, aggiunge. “Pochi mesi fa ho riferito a quest’aula che gli analisti pensavano che dopo marzo, con le vicende di Nord Stream chiarificate, avremmo avuto una stabilizzazione dei costi”, aggiunge Cingolani, “era quasi un’altra epoca”, ha osservato.