Fedeli in rivolta per la sostituzione della cattedra del duomo di Agrigento. Rimossa quella precedente realizzata nel 1957, che si sposava bene con l’architettura antica della cattedrale, per metterne una moderna che stona, per usare un eufemismo, con il resto dell’edificio sacro. Una decisione voluta dall’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, nel primo anno alla guida dell’arcidiocesi siciliana iniziato il 22 maggio 2021 con il pensionamento del suo predecessore, il cardinale Francesco Montenegro. “Monsignor Damiano – come spiega la curia agrigentina – fin dal suo arrivo ha manifestato la volontà di adeguare la cattedra episcopale ai principi del Concilio Vaticano II, al decreto sulla missione pastorale dei vescovi nella Chiesa Christus Dominus del Concilio Vaticano II, al direttorio per il ministero pastorale dei vescovi Apostolorum successores, alla dimensione pastorale del servizio episcopale alla luce del magistero di Papa Francesco”. La Commissione beni culturali, dice ancora la curia, “ha elaborato un progetto di adeguamento della cattedra alla luce delle indicazione dei documenti della Chiesa e dell’arcivescovo in dialogo con le esigenze di tutela manifestate dalla Soprintendenza ai beni culturali. La cattedra, realizzata alla fine degli anni 50, non era sottoposta a vincolo”. Monsignor Damiano ha voluto benedire quella nuova nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa della cattedra di san Pietro venerata nella Basilica Vaticana.

La giustificazione, però, stride con quello che è subito apparso un vero e proprio pugno nell’occhio per fedeli, turisti e amanti dell’arte che sui social ufficiali dell’arcidiocesi siciliana hanno dato sfogo alla loro rabbia: “Uno schifo assoluto, sembra un cesso. Nei documenti ufficiali viene citato il Concilio per giustificare uno scempio inutile. Guardate che nei documenti conciliari non vi è scritto da nessuna parte di picconare tutto quello che vi era di antecedente. Fate pena”. “Presa all’Ikea? Siete i liquidatori della cristianità e della bellezza. Facevate prima a metterci una sedia pieghevole di plastica, almeno avreste risparmiato”. “Bell’oscenità! Quanto vi è costata?”. “Non lamentatevi se vi togliamo l’otto per mille. In scienza e coscienza, obiettivamente, non lo sapete usare. Preferisco aiutare realtà locali che conosco direttamente e per opere meritorie”. “Avevate una cattedra di buona fattura, invece in spregio ai ‘poveri’ che dite di ‘servire’ ogni due secondi siete andati a demolirla per sostituirla con questo obbrobrio da arredo bagno. Non serviva, e avete peggiorato tutta l’estetica della vostra bella cattedrale. Non potevate spenderli in modo più proficui quei soldi?”.

Ma cosa non andava della cattedra precedente? Quella “rimossa – afferma l’arcidiocesi siciliana – è stata commissionata e realizzata in occasione del 25esimo anniversario dell’episcopato agrigentino del vescovo Giovan Battista Peruzzo nel 1957 dalla ditta Manganaro di Palermo. La cattedra è stata realizzata con una dimensione ecclesiologica e con una comprensione del servizio episcopale lontane dal Concilio Vaticano II che era alle porte. Pensata per il vescovo Peruzzo, che guidò la diocesi per oltre un trentennio, venne realizzata con scelte architettoniche che poco dialogavano con l’architettura e con i materiali del territorio di Agrigento. Sovradimensionata polarizzava l’attenzione dell’assemblea unicamente sul vescovo, interrompeva il dialogo visivo con il presbiterio e l’abside, risultando ridondante anche nella scelta dei materiali privi di connessione storica e stilistica con il nostro territorio. All’ingombro consistente non corrispondeva la funzionalità per l’esercizio della presidenza del vescovo durante le celebrazioni liturgiche”.

Mentre, precisa sempre la curia agrigentina, “il progetto della nuova cattedra prevede il rispetto dell’impronta planimetrica della preesistente, differenziandosi in alzato. Mantenendo il valore simbolico della cattedra-servizio, è stata migliorata la dimensione funzionale della presidenza del vescovo in relazione alle complesse e articolate liturgie episcopali. Tali azioni concretamente si sono tradotte nella rimodulazione dei piani di calpestio, migliorando il rapporto tra alzate e pedate, e adeguando la superficie di arrivo alle esigenze celebrative. La rimodulazione delle altezze e della nobile semplicità dell’apparato simbolico ha permesso di porre la cattedra in relazione con l’ambone e l’altare, facendo da cerniera con l’assemblea celebrante”. Le forme scelte e i materiali utilizzati, afferma la curia, “rispettano il principio di semplicità in contrasto con le forme articolate e complesse del contesto architettonico.

Per il rivestimento del basamento a corpo pieno il materiale scelto è il corten, materiale povero e in contrasto con la preziosità dei marmi che rivestono il basamento, il seggio episcopale e le sedute degli assistenti. L’eliminazione della quinta addossata alla colonna e del relativo baldacchino hanno permesso una nuova disposizione delle sedute laterali, accentuando l’importanza e la centralità della cattedra”. La scelta dei marmi, il bianco assoluto e il giallo di Castronovo, nonché il corten, conclude la curia, “garantiscono un’immediata riconoscibilità dell’intervento, definendo il contesto storico di realizzazione. È stato progettato dalla Commissione beni culturali con il supporto tecnico dell’architetto Salvatore Troisi e Calogero Giglia e dalla storica dell’arte Domenica Brancato. Realizzata dalla ditta Costantino e Michele Buontempo”. Motivazioni che, almeno finora, non sono riuscite a placare la rabbia dei fedeli.

Twitter: @FrancescoGrana

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