di Claudio Amicantonio

Pochi giorni fa la Corte Costituzionale della Colombia ha depenalizzato l’aborto, rendendolo legale nei primi sei mesi di gravidanza. Come sempre, questo genere di notizie viene accompagnato da prese di posizioni nettamente contrastanti tra loro. Da un lato c’è chi esulta per l’ottenimento di un traguardo democratico, dall’altro c’è chi condanna senza appello, richiamandosi a posizioni più o meno tradizionaliste di matrice per lo più cristiana. In tal senso, nulla di nuovo sotto il sole, poiché siamo di fronte all’ennesimo episodio di avanzamento su scala globale del fronte del progressismo democratico avalutativo.

Tuttavia, ciò che rende degna della massima attenzione la decisione della Corte Costituzionale colombiana è proprio il contesto culturale nel quale ha preso forma. La Colombia è uno stato “cattolicissimo” dai numeri impressionanti. Oltre il 93% della popolazione è cattolica e rappresenta, da sola, un quarto dei cattolici dell’intero Sudamerica. Non siamo nell’Europa nichilista più volte dichiarata “terra di evangelizzazione” da parte delle autorità ecclesiastiche, dove il cattolicesimo sembra aver ormai ritirato i remi in barca, rassegnandosi ad una deriva relativista irrecuperabile sul piano giuridico e dove sono sempre maggiori le spinte progressiste e democratiche che provengono non solo dal basso, ma anche da cardinali e teologi. Emblematico il caso recente del Sinodo tedesco che, sull’antica scia del conciliarismo del XV secolo, si fa portavoce di un processo di democratizzazione all’interno della Chiesa con l’obiettivo di fare in modo “che non comandi più uno solo”.

Se a questo aggiungiamo la provenienza sudamericana dell’attuale Pontefice, è facile comprendere quanto la decisione degli alti giudici colombiani sia carica di significati che vanno ben al di là del semplice fatto di cronaca.

Anzitutto è di fondamentale importanza ribadire la totale inconciliabilità tra Cattolicesimo e Democrazia. Naturalmente, è appena il caso di sottolineare che si tratta di una inconciliabilità di “diritto” e non di “fatto”. Sono molti i casi, Italia compresa, in cui questa convivenza di fatto è posta in essere, ma si tratta di capire che questo “fatto” è del tutto irrilevante per comprendere le ragioni profonde della loro inconciliabilità, così come lo è il fatto della convivenza tra cattolicesimo e regimi nazifascisti, solo per rimanere agli esempi storicamente più prossimi. Nessuno si azzarderebbe a dedurre l’esser nazista o fascista da parte del Cattolicesimo, basandosi sul semplice “fatto” della loro convivenza pluriennale nell’Europa della prima metà del secolo scorso.

La Chiesa Cattolica, e da tempo ormai, ha dichiarato la propria preferenza per una società democratica, a patto che sia pur sempre la verità – e nello specifico la verità cattolica – a guidare una tale società. Quindi, in sintesi, sì alla Democrazia, purché le decisioni democraticamente prese non siano contrarie alla verità, il che ovviamente produrrebbe una democrazia asservita alla verità del Cattolicesimo, da ultimo non una vera Democrazia.

I sostenitori della Democrazia, al contrario, sostengono che una società è veramente democratica solo se, nel rispetto dell’ordinamento giuridico e delle procedure democratiche, prevalgono gli orientamenti della maggioranza, poiché nessun gruppo sociale – cattolici compresi – è detentore della verità. Quindi, in sintesi, sì al Cattolicesimo, purché esso subordini la propria verità alla Democrazia, che equivale a chiedere al Cattolicesimo di abbandonare se stesso.

Da questa breve analisi, risulta evidente che Democrazia e Cattolicesimo solo apparentemente, solo sottacendo la gigantesca contraddizione che implicherebbe, possono convivere. Se è una società è veramente cattolica, non può essere veramente democratica, e viceversa. Il caso colombiano ne è la plastica esemplificazione, così come lo fu negli anni Settanta quello italiano in occasione del referendum sull’aborto. Per quanto la Colombia sciabordi di fedeli cattolici o sedicenti tali, la strada che ha intrapreso mostra che siamo di fronte ad una società democratica e non più cattolica o comunque destinata a far prevalere i valori della Democrazia sui valori del Cattolicesimo.

È altresì importante declinare questa inconciliabilità tra Cattolicesimo e Democrazia anche a livello individuale, poiché è numericamente esorbitante il fenomeno di coloro che, soprattutto in Italia, vivono e agiscono nell’illusione di poter sostenere un cattolicesimo democratico o una democrazia cattolica che, da ultimo, rappresentano un circolo quadrato: un assurdo.

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