La Serie A cerca il suo nuovo presidente, e lo cerca nei palazzi del potere, fra i boiardi di Stato. Adesso ci sono anche i candidati. I primi due, il numero uno di Confindustria Carlo Bonomi e il capo di gabinetto del ministero della Cultura Lorenzo Casini, erano noti. Il terzo, l’ex membro della Bce Lorenzo Bini Smaghi, si era aggiunto negli ultimi giorni. All’ultimo momento salta fuori anche un quarto nome: Mauro Masi, ex direttore generale della Rai e attuale presidente di Consap, amico di Gianni Letta.

Ufficialmente, sono questi quattro i profili fra cui dovranno scegliere i patron della Serie A. Sarà l’ennesima guerra fra bande del pallone italiano, spaccato come sempre. Da una parte l’ala lotitiana, dall’altra quella che fa riferimento al presidente della FederCalcio, Gabriele Gravina. Sul tavolo, visioni diverse del calcio e del suo massimo campionato (su tutte l’ingresso dei fondi d’investimento stranieri, la vera partita che si gioca da anni in Lega Calcio), che dipenderanno anche dal presidente che verrà eletto.

Il nome più controverso, uscito ufficialmente allo scoperto ormai da una settimana è noto, ed è quello di Carlo Bonomi: presidente di Confindustria, sponsorizzato dalle milanesi, in particolare da Beppe Marotta e Paolo Scaroni, grand commis di Lega calcio, che negli ultimi due anni ha tenuto sotto la sua ala protettrice Dal Pino e ora vorrebbe dettare il successore, gradito sicuramente anche in Figc. Su di lui c’è già stato un mezzo voto, anzi un solo voto nell’ultima assemblea di Lega, un autentico naufragio per la sua candidatura, che però Marotta&Co. hanno provato a preservare e a riproporre. Alla terza votazione bastano 11 preferenze e lui resta la prima opzione per quello schieramento che potrebbe anche avere la maggioranza. Però prima di candidarsi dovrebbe risolvere i problemi in casa, in Confindustria, dove tanti hanno storto il naso su questo possibile impegno calcistico (formalizzato mentre era alle Maldive, in viaggio di nozze). Lui stesso, in una recente intervista al Corriere dello Sport, ha dichiarato di essere disponibile solo in caso di una larga convergenza, che non pare proprio esserci. È sembrato cercare più un’uscita di scena onorevole che i voti necessari all’elezione.

Ecco perché negli ultimi giorni è saltato fuori il nome di Lorenzo Bini Smaghi, presentato come candidato delle proprietà americane, ma in realtà gradito solo ad alcune di esse, più o meno della stessa area che aveva proposto Bonomi. Anche qui, infatti, non manca il legame con Scaroni, nella persona di Jacopo Mazzei, ex presidente dell’Ente Cr Firenze, cugino di Bini Smaghi ma anche consuocero del presidente del Milan. Si tratta di un profilo autorevole, internazionale, già membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea dal giugno 2005 al 10 novembre 2011, conoscitore di Mario Draghi (che la Serie A spera sempre di riuscire ad agganciare, per ottenere soldi e favori dal governo). Con la controindicazione, però, di non essersi mai occupato di pallone, e forse non avere nemmeno troppa voglia di immischiarsene.

Dall’altro fronte, per ora è uscito un solo nome: quello di Lorenzo Casini, capo di gabinetto di Dario Franceschini al ministero della Cultura, già membro del Collegio di garanzia del Coni, dunque esperto di giustizia sportiva e di sport. Viene presentato come il candidato di Lotito ma in realtà a proporlo è stato il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis (forse il presidente della Lazio ha un altro asso nella manica?). L’ultimo nome si è aggiunto alla lista all’ultimo minuto ma circolava da settimane, ed è un po’ un mistero: nessuno si assume la paternità della candidatura di Mauro Masi, che ogni fronte attribuisce all’altro. Di certo c’è che in passato ha ricoperto incarichi politici di prestigio, dalla direzione della Rai al segretariato di Palazzo Chigi, in orbita berlusconiana. Conosce Lotito (è il presidente di Banca del Fucino, che era l’istituto di riferimento di uno dei trust della Salernitana, con Igea Banca ha collaborato pure con la Lazio). Però se è vero che Bonomi e Bini Smaghi vanno verso il forfait allora potrebbe essere l’ultima carta del gruppo di Scaroni&C.

I quattro, comunque, non sfileranno venerdì in assemblea: la presentazione ai presidenti di Serie A è stata rimandata di una settimana. Ammesso che avvenga, visto che i candidati non sembrano così propensi a sottoporsi a un “colloquio”, col rischio di umiliazione pubblica, specie se nella stessa assemblea si dovesse procedere anche al voto finale (per ora fissato al 3 marzo, ma potrebbe slittare a catena). Teoricamente, il presidente dovrebbe uscire da questa rosa di candidati ma viste le condizioni non è possibile escludere nemmeno che nessuno di loro ce la faccia e alla fine salti fuori un nome nuovo, a sorpresa.

Twitter: @lVendemiale

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