Il referendum sull'intesa siglata il 18 febbraio per il salvataggio dello fabbrica di Gaggio Montano passa con 193 sì e nessun voto contrario. Si chiude la battaglia delle operaie che hanno passato tutto l'inverno davanti ai cancelli per salvare il posto di lavoro. Sindacati: "Lotta che parla a tutti"
L’accordo prevede l’impegno della Newco, partecipata dalle lombarde Tecnostamp e Minifaber, ad assumere almeno 137 lavoratori su 195, entro i dodici mesi coperti dalla cassa integrazione straordinaria. Numero che potrebbe salire a 150 nel caso in cui Invitalia confermasse l’ingresso nella compagine sociale della Newco. Altri 10 lavoratori potrebbero essere reimpiegati da alcune imprese della zona associate a Cna che hanno dato la loro disponibilità. Tra i punti principali dell’intesa ci sono inoltre un’integrazione giornaliera alla cassa di 20 euro lordi e una serie di incentivi all’esodo fino a 85mila euro. Il piano di salvataggio prevede poi investimenti per 25 milioni di euro e l’applicazione del contratto nazionale dell’industria metalmeccanica. L’azienda produrrà lamiere e componenti in plastica da materiale di riciclo.
Si ferma così dopo oltre tre mesi la protesta dei 220 operai e operaie (queste ultime compongono quasi l’80% della forza lavoro) specializzati nella produzione di macchine da caffè per uffici e dall’autunno scorso a rischio licenziamento. A inizio novembre infatti la multinazionale Evoca Group, controllata al 100% da un fondo americano, aveva annunciato la chiusura dello stabilimento, per delocalizzare a Bergamo, in Spagna e in Romania. Una notizia che aveva convinto i sindacati Cgil e Cisl a organizzare da subito un picchetto permanente, giorno e notte, per evitare che venissero portati via i macchinari. Ne è nato un presidio organizzato per turni, con tendoni, camper e stufe, per non abbandonare la fabbrica nemmeno un’ora, con le operaie sempre davanti ai cancelli nonostante il freddo e le condizioni durissime che caratterizzano gli inverni sulla montagna. Tutte loro hanno sacrificato parte della loro vita privata e familiare, sabati e domeniche incluse, per salvare il proprio posto di lavoro. Le “partigiane del 21esimo secolo” le ha definite più volte Primo Sacchetti, funzionario della Fiom-Cgil di Bologna. Una protesta raccontata in tutta Italia: da loro sono arrivati giornalisti, telecamere, il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’arcivescovo Zuppi. Senza considerare le decine di commercianti e cittadini che hanno manifestato la loro solidarietà con ogni mezzo possibile, portando ogni giorno pane, pizze, colazioni e viveri di tutti i tipi. Una mobilitazione straordinaria di un territorio, quello sull’Appennino emiliano, che a livello occupazionale non offre molte alternative e che già sei anni fa aveva affrontato la crisi della Saeco, con 243 esuberi. E proprio Sacchetti ha raccontato la protesta giorno dopo giorno, in un diario collettivo pubblicato ogni sera sui social insieme a foto e video girati al presidio. “Cento giorni passati sull’ottovolante fra preoccupazioni e speranza, ansia, ma anche tanta solidarietà da parte di tutti – ha scritto nell’ultimo intervento dedicato ai saluti, ai ringraziamenti e alle ultime riflessioni – A mia memoria non ricordo vertenze così lunghe e se sottolineo questa cifra non è perché sono particolarmente affezionato ai record, ma soltanto per evidenziare la qualità e la forza morale delle lavoratrici e lavoratori della Saga”.