“Non so perché me ne debba andare. Non ho fatto nulla”. Pablo Casado, presidente e leader del Partito Popolare, principale partito di opposizione al governo a guida socialista di Pedro Sànchez, ha assistito sbigottito alla repentina perdita di consensi che lo porterà probabilmente alle dimissioni. Anche i più fedeli si stanno tirando indietro e non gli perdonano il caos scaturito dalle accuse rivolte alla presidente della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, per una commessa di 250mila mascherine in piena prima ondata che avrebbe favorito indirettamente suo fratello Tomás. La crisi peggiora di ora in ora, mentre Vox cresce nei sondaggi e si prepara addirittura al sorpasso: entrambi i partiti sono intorno al 20 per cento. Una dinamica singolare per una forza d’opposizione a un governo che in Parlamento si regge su una maggioranza sempre in bilico.

Ayuso ha ammesso che suo fratello avrebbe ricevuto quasi 56mila euro per il ruolo da mediatore tra il governo regionale di Madrid e l’azienda fornitrice, Priviet Sportive, ma ha anche accusato il presidente del Pp di aver assoldato dei detective per indagare sulla sua famiglia. Casado, leader dell’opposizione, sta vivendo questi giorni come se fosse al centro di un colpo di Stato, ma nonostante la guerra interna è riuscito a guadagnare tempo. Martedì prossimo infatti riunirà la giunta direttiva dei popolari, che indirà un congresso per eleggere il nuovo capo. Sarà “straordinario“, formula che permette di convocarlo in meno di due mesi.

Questa sarebbe la concessione fatta alle richieste dei cosiddetti “baroni”, la vecchia guardia del partito che Casado incontrerà questo mercoledì, assieme alle dimissioni del segretario generale dei popolari, Teodoro García Egea, suo braccio destro. Poco prima di lui è stato invece il sindaco di Madrid, José Luis Martínez-Almeida, ad abbandonare l’incarico di portavoce del comitato direttivo, segnando la definitiva emorragia di consensi.

Non è escluso che Casado possa dimettersi già in giornata, dopo la riunione con i “baroni”, che chiedono a gran voce la sua testa. Queste figure infatti sono particolarmente influenti, soprattutto perché alla loro guida c’è il presidente della Galizia Alberto Núñez Feijóo, che in molti vogliono alla guida del Pp dal prossimo congresso. Lui stesso ha preteso “una decisione urgente per evitare il collasso”, facendosi portavoce di un dissenso generalizzato. Anche Ayuso, l’altra ipotetica pretendente al trono, avrebbe dichiarato di non volersi candidare alla presidenza del partito, offrendo il suo appoggio al galiziano.

Dalla parte dell’attuale leader resta un piccolo nucleo di fedeli che va via via riducendosi. Anche gli amici l’hanno abbandonato, tra cui il presidente di Murcia Fernando López Miras, che si è allineato agli altri quattro governatori regionali del partito. Quasi tutti i dirigenti territoriali hanno chiesto che si celebri il congresso straordinario e poco dopo si è aggiunta la voce del consiglio direttivo, finora vicino a Casado. “Io sto con il Pp, il partito sta sopra qualsiasi persona e qualsiasi personalismo”, ha detto il capo basco Carlos Iturgaiz.

La guerra con Ayuso ora diventa un boomerang
“Hanno rubato a me la presunzione di innocenza, alla mia famiglia l’anonimato, alla mia squadra tante ore di serio lavoro. Non smetterò di lavorare per fare in modo che il mio partito si rinnovi dalle fondamenta”, ha detto Ayuso in un’apparizione televisiva. La procura ha appena aperto un’indagine sulla presidente madrilena accogliendo le denunce presentate da socialisti, Podemos e Más Madrid. La cifra che il fratello avrebbe percepito per la mediazione nell’affare mascherine, 56mila euro, non coincide infatti con quella sostenuta da Casado, che la eleva a oltre 250mila.

Il procedimento aperto dalla direzione nazionale contro Ayuso per le sue dure accuse contro Casado è passato quasi in sordina, ma la tensione tra i due è palpabile da tempo. A ottobre, secondo quanto riportato da alcuni dirigenti popolari, la cupola del partito aveva minacciato di condividere le informazioni sulla questione mascherine se la leader regionale non si fosse ritirata dalla corsa per la presidenza del partito a Madrid. Ayuso però ha battuto sul tempo il suo capo annunciando la sua candidatura in pubblico alla convention nazionale.

Poco dopo, a dicembre, un funzionario del comune di Madrid avrebbe contattato un’agenzia di detective per spiare Ayuso e i suoi familiari. Dal gestore la voce sarebbe arrivata alla diretta interessata tramite un ex ministro del governo Rajoy, nonostante il Pp abbia negato. Ora Casado è alle corde e si appresta a perdere definitivamente la battaglia per il potere.

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