A Wall Street, l'S&P500 cede l' 1,4%, il Nasdaq lo 0,4%. L’oro, bene rifugio per eccellenza, sale ai massimi da oltre un anno. Impennata anche per i prezzi delle materie prime alimentari, in particolare il grano di cui l'Ucraina è grande esportatore, con il rischio di effetti a catena. L’indice azionario russo è crollato a -38%. I listini europei hanno a loro volta avviato le contrattazioni in profondo rosso. Spread Btp-Bund di nuovo oltre i 170 punti base ma con rendimenti in calo per tutti i titoli di Stato europei
L’invasione dell’Ucraina ha provocato pesanti ripercussioni sui mercati finanziari mondiali e spingendo i prezzi delle materie prime energetiche a livelli record. L’incertezza che agita i mercati dipende anche dalle attese per le sanzioni che le diplomazie occidentali si preparano a rispondere all’atto di guerra Il petrolio europeo (brent) ha sfondato in mattinata quota 105 dollari al barile questa mattina e per poi scendere a 102 dollari. Simili i movimenti del greggio di riferimento dei mercati statunitensi (wti) in rialzo del 4%. Si è impennato anche il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l’Europa continentale arrivato a salire del 50% a 130 euro al megawattora, per poi ritracciare a quota 11o euro dopo che si è saputo che il gas non sarà oggetto della nuova serie di sanzioni.
Ma sono cresciuti molto anche i prezzi delle materie prime alimentari. In particolare il grano, di cui l’Ucraina è grande esportatore, che sale di oltre il 5%, con il rischio di effetti a catena sui prezzi dei prodotti di base quale pane e pasta. L’oro, bene rifugio per eccellenza, sale ai massimi da oltre un anno a 1.957 dollari l’oncia per poi chiudere a 1927 dollari. In rialzo i valori dei titoli di stato nell’ambito di una generalizzata migrazione di capitali verso asset considerati più sicuri. Tra tutti il dollaro che si apprezza dell’ 1,5% sull’euro.
Soffrono le borse ma con cali non dirompenti se si fa eccezione per Mosca dove l’indice Moex è crollato del 33% e l’indice azionario russo Rts denominato in dollari del 38% con perdita di capitalizzazione per il mercato di circa 250 miliardi di dollari. A picco anche il rublo: la valuta di Mosca in mattinata cedeva il 9% sul dollaro. La Banca centrale russa ha annunciato “degli interventi sul mercato dei cambi per stabilizzare la situazione”. Francoforte ha chiuso in calo del 3,9% così come Londra, Parigi suona la campanella di fine contrattazioni a – 3,8%. L’Eurostoxx50 che raggruppa i titoli delle 50 aziende quotate più importanti dell’area euro ha perso il 5,5%. Milano ha archiviato la giornata a – 4,1%. Molto male Unicredit (-13,5%) e Intesa Sanpaolo (- 8%) significativamente esposte in Russia. Hanno chiuso in guadagno molti energetici e soprattutto Leonardo (+ 4,3%), attiva anche nella difesa. Più sobrio l’andamento di Wall Street dove l’S&P500 cede lo 0.2%, il Nasdaq guadagna lo 0,6% dopo essere stato anche in territorio positivo. Storicamente le borse tendono a reagire bruscamente quando scoppia un conflitto salvo poi recuperare piuttosto rapidamente le flessioni.