A questo punto non si possono più usare mezzi termini. Tra la Federazione Russa e l’Ucraina uno è l’aggressore e l’altro è il paese aggredito. E bisogna ribadire con fermezza che nessuna ragione può giustificare un atto di aggressione ai danni di uno stato sovrano.
Negli ultimi mesi si sono mantenuti aperti i canali diplomatici per evitare precisamente questo esito, cercando di comprendere le ragioni di tutte le parti coinvolte e nonostante fosse evidente la postura aggressiva tenuta da Putin. Oggi, dopo l’immotivata e gravissima violazione della sovranità territoriale e all’indipendenza ucraina da parte della Russia, non è più possibile essere super partes.
Quanto accaduto va contro i principi fondamentali delle Nazioni Unite, che la Russia stessa ha contribuito a formare attraverso la lotta al nazifascismo. Lotta nella quale ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane: 27 milioni di morti. Mi chiedo se la scelta di scatenare la guerra europea più estesa da quel conflitto ad oggi renda giustizia a quelle vittime.
Ora però è fondamentale che l’intera comunità internazionale sia unita contro questa vergognosa aggressione e chieda ad una voce l’immediato ritiro delle truppe russe. Mi auguro che l’Europa resti unita, che le sanzioni siano durissime e che colpiscano i responsabili di queste azioni e non le popolazioni coinvolte.
Attenzione, le sanzioni non sono un fine. Sono un mezzo per ottenere un cambiamento nella condotta del governo russo e per arrestare nuovi attacchi, alzando i costi per questa continua violazione della pace ad un livello insostenibile.
Se Putin ha davvero a cuore la sicurezza della Russia, il modo peggiore per difenderla è portare avanti la militarizzazione dell’Europa. La guerra porta soltanto altra guerra. Insomma, oltre ad essere un atto ostile, è anche un errore.
Tra l’altro, è notizia delle ultime ore la telefonata tra i ministri degli esteri russo e cinese. Da quello che si apprende dalle fonti di informazione del governo cinese, pur ribadendo il principio dell’inviolabilità della sovranità territoriale degli stati, Pechino ritiene che l’Ucraina sia una vicenda complessa per i suoi propri caratteri. Non mi sembra una posizione all’altezza dei valori ribaditi dalla Repubblica Popolare Cinese nei consessi internazionali. Al contrario, quegli stessi principi così diffusamente predicati dovrebbero indurla a unirsi all’appello dell’Unione Europea per un immediato ritiro delle forze russe dall’Ucraina.
I problemi sul terreno non spariranno, ma come ci dimostrano le immagini di queste ore è meglio un anno di negoziati che un giorno di guerra.