L’offensiva russa in Ucraina “ci riporta ai giorni più bui della storia europea”. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nell’informativa davanti alla Camera sul conflitto in corso, ha condannato l’aggressione di Mosca ed espresso la sua preoccupazione sugli effetti che avrà sull’Unione europea e il nostro Paese. “La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico”, ha detto. E per questo “potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone”. Quindi ha ribadito: “L’Italia condanna con assoluta fermezza l’invasione, che giudichiamo inaccettabile. L’attacco è una gravissima violazione della sovranità di uno stato libero e democratico, dei trattati internazionali, e dei più fondamentali valori europei”. E, ha aggiunto, “voglio esprimere ancora una volta la solidarietà del popolo e del governo italiano alla popolazione ucraina e al Presidente Zelensky. Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato”. Il premier ha anche raccontato del momento “drammatico” della connessione con Zelensky durante il Consiglio europeo di ieri: “È nascosto in qualche parte di Kiev. Ha detto che lui non ha più tempo, che l’Ucraina non ha più tempo, che lui e la sua famiglia sono l’obiettivo delle forze di invasione russa. Oggi ci siamo dati appuntamento per sentirci alle 9.30, ma non è stato possibile poi fare la telefonata perché non era più disponibile”.

La situazione in Ucraina – “L’offensiva ha già colpito in modo tragico la popolazione ucraina: il ministero dell’Interno ucraino registra vittime civili”, ha detto Draghi parlando alla Camera. “Le immagini a cui assistiamo – di cittadini inermi costretti a nascondersi nei bunker e nelle metropolitane – sono terribili e ci riportano ai giorni più bui della storia europea. Si registrano lunghe file di auto in uscita da Kiev e da altre città ucraine, soprattutto verso il confine con l’Ue. È possibile immaginare un ingente afflusso di profughi verso i Paesi europei limitrofi”.

Draghi ha anche ricordato che “ai circa 2000 connazionali presenti” in Ucraina “è stato raccomandato di seguire le indicazioni delle Autorità locali e di valutare con estrema cautela gli spostamenti via terra dentro e fuori il Paese”. E, anche per questo, ha ringraziato “l’Ambasciatore Pier Francesco Zazo e tutto il personale dell’Ambasciata per la professionalità, la dedizione, il coraggio che stanno dimostrando in queste ore. E voglio ringraziare il Ministro Di Maio, i diplomatici e tutto lo staff della Farnesina, per il loro incessante impegno”.

La reazione dell’Europa e “le preoccupazioni per il settore energetico” – “In questi giorni, l’Unione Europea ha dato prova della sua determinazione e compattezza”, ha continuato Draghi. “Siamo pronti a misure ancora più dure se queste non dovessero dimostrarsi sufficienti. Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia. La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia. Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario”. E “per il futuro”, ha detto, “la crisi ci obbliga a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture”, ha detto. “Voglio ringraziare il Ministro Cingolani per il lavoro che svolge quotidianamente su questo tema così importante per il nostro futuro”, ha aggiunto, battendo le mani mentre anche dall’Aula si levava un applauso.

A questo proposito, “l’Italia è impegnata a spingere l’Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture. Ci auguriamo che questa crisi possa accelerare finalmente una risposta positiva sul tema”. Gli stoccaggi italiani “beneficiano dell’aver avuto, a inizio inverno, una situazione migliore rispetto a quello di altri Paesi europei, anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture. Il livello di riempimento aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre, mentre gli altri Paesi europei erano intorno al 75%. Gli stoccaggi sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo. Questa situazione, che sarebbe stata più grave in assenza di infrastrutture e politiche adeguate, è simile a quella che vivono altri Paesi europei tra cui la Germania. La fine dell’inverno e l’arrivo delle temperature più miti ci permettono di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio per i prossimi anni”.

In particolare, “la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture. Il governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico, come il Tap dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia”.

Il premier ha poi aggiunto: “Ho parlato del gas, ma la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti. Vorrei notare che gli ostacoli a una maggiore speditezza a questo percorso non sono tecnici, tecnologici ma sono solo burocratici. Tuttavia il gas resta essenziale come combustibile di transizione”. E ha aggiunto: “Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro”.

Il pacchetto di aiuti per l’Ucraina e le “sanzioni condivise” – “Per quanto riguarda il piano bilaterale, stiamo definendo un pacchetto da 110 milioni di euro di aiuti finanziari all’Ucraina a scopi umanitari e di stabilizzazione macro-finanziaria”, ha detto ancora Draghi intervenendo in Aula e sottolineando come l’intero tessuto economico della regione si sia “disgregato”. “Nell’ambito della Difesa, si stanno predisponendo misure di assistenza, in particolare nel settore dello sminamento e della fornitura di equipaggiamento di protezione”. Per quanto riguarda le sanzioni invece, “l’Italia è perfettamente in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea, primi tra tutti Francia e Germania. Le misure sono state coordinate insieme ai nostri partner del G7, con i quali condividiamo pienamente strategia e obiettivi”.

L’appello al Parlamento – “La crisi di portata storica che l’Italia e l’Europa hanno davanti potrebbe essere lunga e difficile da ricomporre. Il Governo intende lavorare senza tregua, in stretto coordinamento con gli alleati, per dare ai cittadini le risposte che cercano in questo momento di grave incertezza”. E ha concluso: “Per farlo, è essenziale il vostro appoggio – della maggioranza e dell’opposizione. Davanti alle terribili minacce che abbiamo davanti, per essere uniti con l’Ucraina e con i nostri alleati dobbiamo prima di tutto restare uniti fra noi“.

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