Il 24 febbraio, a poche ore dall’invasione dell’Ucraina da parte delle forze russe, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky annuncia l’imposizione della legge marziale con un breve comunicato alla nazione condiviso sul web: “Cari cittadini ucraini, oggi il presidente Putin ha dato avvio a un’operazione militare speciale nel nostro Paese. La Russia ha compiuto attacchi contro le nostre infrastrutture militari”, ha detto Zelensky. “Ho già avuto un colloquio con il presidente Usa Joe Biden. Gli Stati Uniti hanno già cominciato a mobilitare il sostegno internazionale – ha aggiunto il leader ucraino -. Dovete restare a casa se possibile”.
Ma che cos’è la legge marziale? Si tratta di un sistema di governo in cui le leggi ordinariamente in vigore in uno Stato vengono temporaneamente sospese e i tribunali militari prendono il controllo della normale amministrazione della giustizia. Il suo nome deriva da Marte, antico dio venerato soprattutto come divinità della guerra. Può entrare in vigore quando un Paese si trova in guerra oppure per eccezionali esigenze di ordine pubblico – ad esempio una catastrofe naturale o un tentativo di rivoluzione – e anche dopo un golpe militare, in cui in uno Stato si instaura una dittatura di stampo militare. Le norme che disciplinano la legge marziale variano di Paese in Paese. Comunque in linea generale riduce alcuni dei diritti normalmente garantiti ai cittadini: viene limitata la durata dei processi e si prescrivono sanzioni più severe rispetto alla legge ordinaria. In alcuni Stati la legge marziale prevede anche la pena di morte per alcuni crimini, anche se leggi ordinarie non riconoscono tale pena nel proprio sistema.
I governi durante le guerre mondiali instaurarono quasi immediatamente la legge marziale, che però non scardinava l’intero impianto giuridico: riguardava principalmente i disertori, i renitenti alla leva e le spie. Mussolini, nell’Italia del 1943 – divisa tra Repubblica di Salò a nord e occupazione degli Alleati a sud- per evitare ribellioni o fughe di massa e ingrossare il più possibile le file dei soldati della Repubblica Sociale Italiana, instaurò le leggi marziali attraverso delle corti apposite che dovevano giudicare di volta in volta i diversi casi. Negli ultimi decenni è stata applicata in Polonia tra il 1981 e il 1983, quando il governo la istituì per reprimere l’opposizione del movimento di Solidarnosc, in Cina nel 1989 durante le proteste di Piazza Tienanmen e nel 2014 in Thailandia dopo il colpo di stato militare. Nel 2018 è stata introdotta proprio in Ucraina durante le tensioni con la Russia nello stretto di Kerch. Nel 2020 Armenia e Azerbaigian hanno proclamato la legge marziale nel corso della guerra del Nagorno Karabakh.