Sembra che l’Italia sia rimasta sola con l’Ungheria ad opporsi alla sanzione più dura per la Russia: estromettere la Russia dal circuito finanziario Swift. Sappiamo bene che l’Europa nei confronti di Mosca sta per prendere in mano una lama tagliente: quanto più deciso l’affondo verso l’invasore, tanto più profonda la ferita che ci procureremo sul nostro stesso corpo.

Ma se diciamo che è in ballo il diritto universale alla libertà, che è il principio e il destino ultimo della nostra convivenza, allora quello sarà un diritto supremo, indiscutibile. Indiscutibile persino quando alcune ragioni di Mosca, come ad esempio il nefasto allargamento ad Est della Nato, non erano del tutto infondate.

Però una cosa è riconoscere le proprie mancanze, fare autocritica per l’arroganza con la quale l’Occidente ha trattato Mosca dopo la caduta del muro di Berlino, altra è subire da parte della Russia un esercizio di forza così sfacciatamente gangsteristico, con un linguaggio così pericolosamente eversivo e violento col quale Vladimir Putin ha scelto di confrontarsi (illuminante l’ultima dichiarazione contro la Finlandia).

In questo caso non c’è molto da traccheggiare: se si risponde all’invasione dell’Ucraina con le sanzioni economiche contro chi l’ha provocata, esse devono essere così dure da rendere esplicito per l’oggi e per il domani a chi oggi ne è protagonista e anche a chi domani potrebbe esserlo (la Cina?) che non è consentito invadere, uccidere, negare l’altrui libertà.

E’ il costo che dobbiamo pagare per tener viva la nostra democrazia ed è meglio pagarlo ora che aspettare un’altra aggressione e poi un’altra e infine trovarci di nuovo nel burrone della Storia, dove mai penseremmo di finire.

Ps. Secondo il ministro degli Esteri ucraino, reduce da una conversazione telefonica con il collega Luigi Di Maio, anche l’Italia dirà sì all’estromissione della Russia dal circuito Swift.

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Ucraina, in Veneto la Lega condanna Putin: ma scorda le iniziative dei propri esponenti pro-separatisti e contro le sanzioni alla Russia

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