Crescita, esplorazione, ampliamento. In questi due anni Anastasio – vincitore di X Factor 2018 – ha ribaltato la sua visione artistica e personale. Tutto questo si è tradotto in un album totalmente diverso dal precedente “Atto zero” del 2020 e anche nel cambiamento drastico del suo team di lavoro. “Mielemedicina” contiene nove brani inediti, scritti da una penna furiosa, elegante, ruvida e magnetica. Una scrittura che per certi versi ricorda l’urgenza di Fabrizio De André. Nel disco una collaborazione con Stefano Bollani (“Tubature”) e con Boosta co-autore del brano “L’uomo, il cosmo”. Anastasio a FqMagazine.it si è raccontato a tutto tondo: dai deliri di onnipotenza dagli artisti al lockdown trascorso in campagna. Dall’importanza della poesia alla voglia di essere sempre sinceri. Dal 6 aprile al via nei club il Mielemedicina Tour.
Nel 2020 dicevi “L’obiettivo principale è dare fastidio. Quando una cosa è abrasiva, lì vado a parare”. È ancora così?
Sì. Ci vuole sempre un po’ di abrasività: solo così si scopre la superficie per colpire con quello che si vuole dire.
Cos’è successo in questi due anni ad Anastasio?
La andemia cambiato tutto me compreso, avevo bisogno di elaborare i miei pensieri. Ho aspettato a uscire con l’album perché volevo raggiungere nuova consapevolezza e nuovi stimoli. Alcuni poeti, da Bukowski a Baudelaire), hanno influenzato molto la mia scrittura. Ci sono poeti che mi hanno aperto un mio mondo.
Hai vissuto momenti di depressione e instabilità a causa della pandemia, come altri tuoi coetanei?
Credo di essere stato influenzato poco dagli eventi esterni, molto più invece mi influenzano gli eventi interiori. Se ho avuto momenti di down non sono dipesi dalla pandemia. Chiaramente ci sono state delle influenze indirette come ad esempio il lockdown. Un periodo dal quale ne sono uscito abbastanza bene.
Dove hai vissuto durante il lockdown?
A casa mia a Meda, poi per un periodo a Milano e tra le campagne pavesi.
Cosa ti ha dato la campagna?
La pace.
Dalla copertina col pugno in faccia di “Atto Zero” ai colori di “Mielemedicina”. Ribaltamento di una visione di vita?
C’è un cambiamento assolutamente perché la poesia mi ha aiutato ad affrontare diversi temi a capire che l’ingenuità è naif mentre credere nel cuore e nei sentimenti è merce rara. Ci vuole accortezza. Il confine tra la dolcezza e l’essere sdolcinati è sottile.
In “Assurdo” citi X Factor e La fine del mondo, il tuo primo brano. Che esperienza è stata la tua vittoria nel 2018?
Una bella esperienza, formativa, ho avuto modo di imparare tante cose. Ho conosciuto molte persone. L’esperienza in sé è stata molto positiva… Poi esci dal talent e cambia tutto, ti fermano tutti per strada e nel contempo bisogna gestire la pressione psicologica e l’hype dell’essere il vincitore di un talent.
Il pubblico generalista da te si aspettava un certo tipo di musica. Sei stato condizionato da questa aspettativa?
Sì, lo ammetto. Mi ha condizionato il fatto che uscendo da quella realtà dovresti essere una ‘popstar’. Poi c’è anche il concetto di mainstream, che non respingo, che invece è utile per poter arrivare a quanta gente più possibile.
In “Babele” denunci e sottolinei il senso di solitudine che stiamo vivendo. “Per sempre lontani da noi”. Cosa comporta tutto questo?
Si è lontani dalla realtà e di conseguenza subentra il senso di solitudine. L’uomo sta innalzando sempre di più verso cielo e cresce in altezza. L’uomo è sempre più convinto di essere onnipotente.
Vedi tanta onnipotenza in giro?
I deliri di onnipotenza ci sono. Il risvolto della medaglia è che alla fine tutti si sentono impotenti, ci sono tanti limiti e ci si sente soli.
Ci sono anche nella musica i deliri di onnipotenza?
Ovvio. Gli artisti sono maestri in questo.
Lo sei stato anche tu?
Può essere, sì. Non vedo perché dovrei esimermi da questa categoria. Vivo sempre in bilico tra desolazione ed esaltazione.
In “Tubature” si cita un sergente, ma anche a un presidente e al “fatturato e delle oscillazioni di mercato”. Ti riferisci a Figliuolo e Draghi?
L’ho scritta prima dell’arrivo di Figliuolo però in effetti calza a pennello.
Questo Governo è troppo attento al mercato, secondo te?
Questo è l’ennesimo Governo Tecnico, non politico. Il Governo di un banchiere. Non penso che la finanza debba fare la politica. In un mondo ideale non ci si dovrebbe fare influenzare dagli indici ci paura dei mercati.
Ne “L’impero che muore” ci sono “suonatori” che “non suonano più”. Si è fatto abbastanza per il settore Live bloccato dalla pandemia?
In questi anni non si è fatto abbastanza. Il settore si è fermato. Lo Stato ha abbandonato l’intero comparto dei concerti. Le tasse noi artisti e addetti ai lavori le paghiamo tutti, ma la disparità è stata ed è molto evidente.
Nel 2020 hai partecipato al Festival di Sanremo. Molte cose sono cambiate da allora, ad oggi che percezione hai della musica?
C’è una produzione sterminata. C’è un maggior numero di tentativi anche perché è arrivato alla fine qualcosa di buono. Secondo me la musica sta attraversando un bel periodo. Ci sono tanti artisti interessanti.
Chi ti piace?
Fulminacci perché sta facendo un percorso che suona classico però è moderno.
Hai presentato un brano per Sanremo quest’anno?
Sì, ma non è passato. Va bene così, con Amadeus ho già fatto Sanremo!