Le case automobilistiche straniere avrebbero già sospeso le vendite in Russia. Lo riporta la testata Vedomosti, secondo la quale avrebbero già scritto ai concessionari annunciando la decisione sia Audi sia General Motors. Sarebbero imminenti anche quelli di Volkswagen, dalla sua divisione Veicoli Commerciali e della controllata Skoda. La britannica Land Rover, di proprietà dell’indiana Tata, ha fermato le spedizioni e lo stesso avrebbe fatto Porsche.
Sono passati appena tre anni da quando Vladimir Putin “cinguettava” con Dieter Zetsche, all’epoca ancora numero uno di Mercedes, e Peter Altmaier, fedelissimo di Angela Merkel e ministro per gli Affari Economici e l’Energia. Era il 2019 quando lo “zar” presenziava all’inaugurazione dello stabilimento Moscovia, nei pressi della capitale, sul quale erano piovuti 215 milioni di euro per la produzione locale dei modelli più gettonati nel paese: Classe E, GLC, GLE e GLS. Il ministro dell’Industria e del Commercio Denis Manturov dava il benvenuto ad una nuova casa automobilistiche che si insediava nel paese, il cui mercato aveva sfiorato i 2,8 milioni di unità negli anni precedenti. Le vendite erano crollate già prima della pandemia, anche se lo scorso anno erano risalite fino a 1,67 milioni. Per il 2022 era sta stimata una ulteriore crescita, ma l’invasione in Ucraina ha aperto nuovi scenari.
Ieri l’Unione Europea ha varato un primo giro di vite, che anche le case automobilistiche e l’industria occidentale si aspettava. “Queste sanzioni – ha ammonito Ursula von der Leyen, la tedesca che guida la Commissione Europea – aumenteranno gli oneri finanziari della Russia, faranno salire l’inflazione ed eroderanno gradualmente la base industriale russa”. Il presidente degli industriali tedeschi, Siegfried Russwurm, ha spiegato che è naturale che le ritorsioni costino anche alle imprese, ma ha già ammesso che è troppo presto per dire che effetti avranno.
Tra gli altri, sono stati colpiti i comparti tecnologico e aereo, che dovrebbero minare le capacità produttiva e logistica del paese. In campo automobilistico l’export russo stimato dal Center of Automotive Management vale appena 3,3 miliardi (nemmeno 50.000 auto), mentre l’import arriva a 20. Il solo effetto certo individuato dal direttore del CAM, Stefan Bratzel, è che “per molto tempo la Russia non sarà un importante mercato di vendita e luogo di produzione (34 stabilimenti, ndr) per l’industria automobilistica”. Le società di consulenza J.D. Power e LMC Automotive hanno già rivisto al ribasso di 400.000 unità le previsioni sulle vendite per il 2022, portate a 85 milioni.
Il primo costruttore locale è Avtovaz, che commercializza il marchio Lada, per il quale quello domestico è il mercato di riferimento e assorbe il 90% della produzione. La società è controllata dal gruppo Renault attraverso una holding con l’azienda pubblica Rostec. Per Luca De Meo, il Ceo italiano della società francese, la partita è delicata (2,85 miliardi di fatturato nel 2021) e importante: la Russia è il secondo mercato del gruppo. “Stiamo verificando tutti i componenti pezzo per pezzo, anche se fa differenza se arrivano da Germania, Stati Uniti o Cina”, ha spiegato nei giorni scorsi al Financial Times.
La necessità di componenti dall’estero è del 20% nella fabbrica Avtovaz a Togliatti e del 40% nel sito Renault vicino a Mosca. Per la prossima settimana la casa della Losanga ha già annunciato la sospensione della produzione per via della mancanza di componenti. Gli addetti nel paese sono 35.000. Con Lada e assieme ai soci dell’Alleanza Nissan e Mitsubishi, Renault ha il 38% (oltre 570.000 auto) del mercato con 12 vetture nella Top 25, inclusa la prima, la Vesta. Poi ci sono i coreani di Hyundai e Kia con 380.000.
Nella morsa russa c’è anche Stellantis, che ha un impianto frutto di una joint-venture tra PSA e Mitsubishi. Il secondo gruppo europeo aveva annunciato un mese fa di voler esportare in Europa i van Peugeot, Citroen e Opel assemblati nel paese: il piano è destinato a saltare. Carlos Tavares, il numero uno, ha parlato di una produzione “di complemento”, pari ad appena 10.000 veicoli.
Il gruppo Volkswagen ha speso almeno 2 miliardi di euro in Russia, dove occupa circa 4.000 addetti e ha una quota del 12%. Bmw è il primo brand premium del paese (47.000 macchine), dove ha però rinunciato ad un proprio insediamento. Poi c’é Mercedes (45.000) con mille lavoratori a Moscovia. Gli interessi dei tre gruppi tedeschi sono quasi marginali nel paese dato che valgono attorno al 2% dei volumi totali. L’americana Ford si era ritirata dal mercato auto russo nel 2019 e di sicuro oggi non rimpiange la decisione. Attraverso la Sollers è rimasta a presidiare il segmento dei veicoli commerciali.