L’Ucraina, la politica italiana, il centro che vuole creare e il Pd da che parte vuol stare. Dalla situazione internazionale a quella stra-locale, Matteo Renzi ha toccato vari punti nella sua relazione che ha dato il via alla sesta assemblea nazionale di Italia Viva. L’appuntamento si è tenuto a Roma, a due passi da piazza di Spagna, nello stesso luogo in cui ufficializzò il nome di Mattarella come presidente della Repubblica quando rivestiva la carica di premier e segretario del Pd. Da allora ad oggi il suo mondo è completamente cambiato. In peggio. Ma Renzi non se ne cura. E ragiona. E manda messaggi. Innanzitutto al sue ex partito. Del resto è proprio il Pd che torna, più volte, nella parte di politica interna dell’intervento di Renzi. Come interlocutore, con toni sempre ‘sfidanti’ ma diversi rispetto al passato.
Il leader Iv spiega che la strada da battere è quella della costruzione di uno spazio di ‘centro’, uno “spazio riformista”. Sorvola sulle modalità, sulla litigiosità dei vari leader che lo affollano, compresa quella con Carlo Calenda (che pure definisce affetto dalla “sindrome del beneficiario rancoroso“) nella parte più di ‘centrosinistra’ del campo. Renzi chiarisce che non pensa a una formazione dei “Sette nani”. Insomma no a una nuova Margherita o a un ‘cartello’ dei piccoli di centro. L’idea non sarebbe questa. Più che di alchimie dei partiti, Renzi parla di uno ‘spazio elettorale’ che esiste e va riempito. Uno spazio “c’è già e sarà decisivo”, sostiene, per formare il governo nel 2023. Ed è qui che entra in gioco il Pd. E lo dice lo stesso Renzi così: “La vera domanda è se il Pd vorrà stare qui o no. E’ un tema vero e complesso”. Il leader Iv mette insieme alcuni passaggi che hanno segnato un riavvicinamento con i dem. A partire dai giorni della partita del Colle, con la manifestazione di una certa sintonia tra Pd e Iv. E, di contro, il montare di perplessità e freddezze nella truppa dem nei confronti di Giuseppe Conte. Dubbi che lo ‘strappo’ del leader M5S sul campo largo dopo il voto su Open al Senato e poi la totale assenza di esponenti 5 Stelle al sit in, promosso da Letta, all’ambasciata russa non hanno sopito.
“Ci sono segnali interessanti nel Pd – sottolinea Renzi – Quello che è successo sulla giustizia, la consapevolezza che sul Quirinale Conte ha giocato 7 partite diverse con 4 mazzi diversi, l’impressione che M5S sia alla fine del percorso”. E poi il leader Iv apprezza anche l’atteggiamento che sta tenendo Letta nella crisi ucraina: “La posizione filoatlantica di Enrico Letta spazza via ogni dubbio di eventuali incertezze del Pd”. Mentre chiede chiarezza sulla questione della crisi energetica. “Amici del campo largo volete dire una parola chiara sull’energia? Se aumenta la bolletta, i ricchi la pagano mentre una famiglia di operai non sa come andare avanti. È questione di attenzione agli ultimi la questione dell’energia. Si dica con chiarezza se sull’energia, il campo largo sta con Draghi o con Di Battista, la Lezzi e la Lombardi”. Ed è proprio Di Battista che il leader di Iv prende di mira. “Da una parte c’è il sovranismo di Salvini e Meloni e dall’altra la sinistra populista di Di Battista e Landini: immaginano di creare un bipopulismo che noi rifiutiamo”. Renzi scommette che la legge elettorale resterà la stessa perché “il Parlamento è spaccato” e sullo schema di gioco torna a sollecitare il Pd. La parte maggioritaria del Rosatellum “impone alla destra di stare insieme e alla sinistra di decidere se è un campo largo o un vicolo corto”. Nessun accenno invece dal leader Iv sul passaggio elettorale più vicino, le amministrative. Con Letta c’è stato un incontro per un confronto sul voto nelle città in primavera, ma il discorso sembra in salita.