“L’adesione della Finlandia alla Nato avrebbe gravi ripercussioni militari e politiche“. Mentre ancora si combatte in Ucraina, con le truppe russe ormai a Kiev, la Russia alza il tiro e minaccia anche l’Unione europea. Le parole della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, fanno suonare l’allarme nelle cancellerie per il timore di una nuova operazione dei militari di Vladimir Putin. Non a caso, sia la Svezia che la Finlandia, che non fanno parte del Patto Atlantico, hanno partecipato su invito del segretario generale, Jens Stoltenberg, all’ultimo vertice sulla situazione in Ucraina. Da parte di Helsinki non è mai stato espresso il desiderio di entrare a far parte dell’Alleanza, ma la crisi ucraina ha creato preoccupazioni anche nel Paese che, durante la Guerra Fredda, è riuscito a condividere un confine molto esteso con l’Unione Sovietica pur rimanendo sempre neutrale e mantenendo una forma di governo democratica. “In caso di invasione russa – spiega a Ilfattoquotidiano.it la professoressa Angela Del Vecchio, docente di Diritto dell’Unione europea alla Luiss – non saremmo però davanti a un nuovo caso Ucraina. A protezione del Paese, membro dell’Ue, interverrebbero proprio i Trattati, con i Paesi che sarebbero tenuti a intervenire anche militarmente in difesa del Paese“.
Le parole di Zakharova sono un avvertimento legato proprio alla decisione di Finalndia e Svezia di prendere parte al vertice Nato: la Russia “non può non notare i persistenti tentativi della Nato” di allargarsi includendo Finlandia e Svezia, compiuti “in particolare dagli Usa”, ha dichiarato sottolineando che Mosca considera “un importante fattore della sicurezza la politica di non-allineamento” di quegli Stati. Nel caso di Stoccolma, un’invasione provocherebbe ugualmente l’intervento della Nato, nonostante la sua neutralità: esiste infatti un ‘Accordo di sostegno del Paese ospitante’, ratificato nel 2016, che mantiene la Svezia neutrale pur ospitando, sempre su approvazione del governo, truppe, depositi o operazioni della Nato. In cambio, l’Alleanza potrà fornire, in caso di richiesta d’aiuto, sostegno militare in caso di crisi.
Diversa è la situazione della Finlandia che, invece, è un Paese neutrale senza alcun tipo di collaborazione. In caso di invasione, in quanto Stato membro dell’Ue, il sostegno militare arriverebbe dagli altri 26. “L’articolo 42 del Trattato dell’Unione europea – spiega la professoressa – parla chiaro. ‘Gli Stati membri mettono a disposizione dell’Unione, per l’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune, capacità civili e militari per contribuire al conseguimento degli obiettivi definiti dal Consiglio. Gli Stati membri che costituiscono tra loro forze multinazionali possono mettere anche tali forze a disposizione della politica di sicurezza e di difesa comune’. E al punto 7 specifica che ‘qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite”. In caso di attacco da parte di uno Stato extra-Ue, quindi, il Consiglio europeo convocherebbe una riunione d’emergenza per disporre il dispiegamento delle forze militari europee a sostegno dello Stato vittima dell’offensiva. “Generalmente, l’Unione delega la politica di sicurezza alla Nato – aggiunge Del Vecchio – Ma in un caso come questo, con un Paese membro che però non aderisce al Patto Atlantico, a entrare in gioco sarebbero i Trattati Ue”.
E non solo. A questo si aggiunge anche la Cooperazione strutturata permanente (Pesco), una cooperazione rafforzata tra 25 dei 27 Stati membri dell’Unione (esclusi Danimarca e Malta) introdotta con il Trattato di Lisbona e che opera sempre in ambito di Politica di sicurezza e di difesa comune. “Anche in questo caso – conclude la docente – questa cooperazione rafforzata tra Stati membri può svolgere anche una funzione difensiva in caso d’attacco. Se Mosca dovesse davvero decidere di invadere i confini finlandesi, quindi, anche l’Italia sarebbe chiamata a rispondere militarmente alla minaccia”.