La grande macchina della propaganda nazionalista russa è in gran movimento. L’obbiettivo è quello di far passare all’opinione pubblica l’immagine che l’invasione di Mosca sia in realtà una “campagna difensiva per liberare l’Ucraina”. L’authority delle telecomunicazioni della Russia Roskomnadzor per prima cosa ha ordinato a tutti i media nazionali di eliminare le presunte fake news sull’attacco in Ucraina e ha avviato una indagine approfondita per esaminare tutte le pubblicazioni che sono apparse in questi giorni. Se qualcuno non si è attenuto alle direttive sarà multato fino a oltre 50mila euro. Secondo il Guardian, stanno emergendo segnali forti che il Cremlino si stia muovendo per avere il controllo pieno anche sui media indipendenti che stanno raccontando la guerra.
La Roskomnadzor con un comunicato ha già deciso di limitare l’accesso alle informazioni fornite dalle testate Ekho Moskvy, InoSMI, Mediazona, New Times , TV Rain, Svobodnaya Pressa, Crimea Realties, Novaya Gazeta, e Leninizdat perché “riportano false informazioni sugli attacchi alle città ucraine e descrivono l’operazione speciale in corso come un attacco, un’invasione o una guerra”. Una descrizione degli eventi storici inaccettabile da parte di Mosca che insiste sul solco dell’operazione militare importante per riportare la pace tra Ucraina e Russia.
A farne le spese per queste decisioni c’è anche il conduttore russo Ivan Urgant, famoso in Italia da due anni per aver condotto l’evento trash cult di Capodanno “Ciao 2021” e “Ciao 2022”. Urgant conduce lo show “Evening Urgant” che all’improvviso non è andato in onda né il 24 febbraio né il 25 febbraio a causa “degli importanti eventi socio-politici”. In realtà sembra che lo show sia stato “congelato” anche per la netta e precisa presa di posizione del conduttore che, appena scoppiato il conflitto, si era esposto sui social scrivendo: “Paura e dolore, no alla guerra”. Al momento il conduttore pacifista non risulta essere licenziato, ma quanto è accaduto è un segnale chiaro.
Se in tv e sui siti proliferano le notizie, anche sui social, Telegram, Whatsapp c’è il tam tam dell’ultima ora. Così le autorità russe hanno deciso di limitare l’accesso a Facebook che, paradossalmente, viene accusato di “censurare i media russi e violare i diritti umani dei russi”. L’accusa è anche quella di aver limitato gli account ufficiali di Zvezda, il canale legato al ministero della Difesa, e gli altri mezzi di informazione ufficiali della propaganda russa. Facebook ha confermato tutto: “Le autorità ci hanno ordinato di fermare il fact-checking indipendente sul contenuto postato su Facebook di quattro organizzazioni media controllate dallo Stato. Abbiamo rifiutato. Il risultato è stato l’annuncio della restrizione del servizio. I cittadini russi comuni stanno usando le nostre app per esprimere se stessi e organizzarsi per agire, vogliamo continuare a far sentire le loro voci”. C’è chi scommette che non finirà qui e che Mosca nelle prossime ore agirà in maniera più netta e precisa per controllare e limitare fughe di notizie non favorevoli alla propaganda sull’invasione ucraina.