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Ucraina, il New York Times e l’imbarazzo dei leader che incensavano Putin. “Ma Salvini ha condannato l’aggressione senza citarlo”

La panoramica dei sostenitori-amici-ammiratori del presidente russo tra i politici conservatori e populisti comprende anche altri politici che più o meno hanno dichiarato che l'invasione sia una aggressione

Non è la prima volta che il New York Times lo fa, ma la panoramica dei sostenitori-amici-ammiratori di Vladimir Putin tra i politici conservatori e populisti, che ora potrebbero in qualche modo essere imbarazzati dal massacro in corso in Ucraina, inizia con il segretario della Lega, Matteo Salvini. Nell’articolo, firmato dal giornalista Jason Horowitz, si ricorda come per anni sia esistito un “coro globale di politici di destra” che hanno cantato le lodi del presidente russo considerato “l’uomo forte”, “difensore dei confini chiusi”, del “conservatorismo cristiano e del maschilismo a torso nudo”. E l’adulazione dell’ex numero uno del Kgb, che ha modificato la Costituzione per garantirsi una presidenza a vita, era all’ordine del giorno. Di Salvini il quotidiano statunitense ricorda come l’ex ministro dell’Interno indossasse le magliette con la faccia di Putin sulla sulla Piazza Rossa di Mosca e al Parlamento Europeo, e come abbia chiesto in passato l’eliminazione delle sanzioni già inflitte alla Russia per la sua annessione della Crimea, prendendo in giro coloro che affermavano che fosse sostenuto da Putin dicendo: “Lo stimo gratis, non per soldi”.

Ma non solo, nell’articolo viene evidenziato che mentre altri politici hanno in qualche modo evidenziato le azioni di Putin, Salvini si sia limitato a scrivere su Twitter di condannare “qualsiasi aggressione militare” e consegnare fiori all’ambasciata ucraina. Il riconoscimento dell’aggressione russa non ha però contemplato di dare un nome alla persona che l’ha pianificata, probabilmente da anni, e decisa. “Sono deluso dall’essere umano che, nel 2022, cerca di risolvere i problemi economici e politici con la guerra“, ha detto Salvini in un’intervista radiofonica. Il Nyt scrive che il portavoce di Salvini ha insistito sul fatto che Salvini abbia detto: “Putin ha iniziato una guerra e quindi Putin ha torto”, ma non è stato indicato dove l’avesse detto.

Dall’Italia alla Francia nella disamina del Nyt entrano ovviamente Marine Le Pen, in passato fan di Putin, che però ha dichiarato: “Penso che quello che ha fatto sia completamente riprovevole. Cambia, in parte, l’opinione che avevo di lui”. Anche Éric Zemmour, candidato dell’ultradestra all’Eliseo in passato sostenitore del presidente, ha condannato “pienamente” l’invasione. In Gran Bretagna, Nigel Farage, uno dei principali sostenitori della Brexit, non aveva creduto che Putin avrebbe invaso l’Ucraina. “Beh, mi sbagliavo”, ha scritto giovedì su Twitter, anche se ha affermato che l’Ue e la Nato avevano provocato inutilmente la Russia con l’espansione. “Putin è andato molto più in là di quanto pensassi”. Ci sono poi i tedeschi di Afd che invece ritengono sbagliato attribuire la colpa a Putin. Non manca nell’elenco l’ex presidente Trump che prima dell’invasione aveva elogiato la genialità di Putin. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro invece avrebbe rimproverato il suo vicepresidente per aver detto che il Brasile si era opposto all’invasione russa dell’Ucraina.

Infine nell’elenco quello che si è sempre considerato un amico di Putin: Silvio Berlusconi. Il Nyt ricorda la dacia di Sochi, il famoso lettone. L’ex premier ha condannato le violenze ma non ha detto nulla pubblicamente sul suo vecchio amico di cui è stato ospite e che ha ospitato. Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa interpellato dal Nyt ha dichiarato riguardo al leader di Forza Italia che “semplicemente non vede in Vladimir Putin la persona che aveva conosciuto”. Il Nyt non ricorda che in passato Putin per difendere l’amico dall’inchiesta fece una imbarazzante dichiarazione successivamente alla condanna per frode fiscale: “Se fosse stato gay, nessuno lo avrebbe toccato con un dito”. Ma erano altri tempi e non c’erano bombe che piovevano sulla testa di nessuno.