Un pezzo della maggioranza contro la scelta della guardasigilli che vorrebbe Carlo Renoldi come nuovo capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria. Da giudice della Cassazione ha aperto ai colloqui su Skype per i mafiosi e ai colloqui dei garanti locali coi detenuti in regime di 41bis. I 5 stelle ricordano gli attacchi del magistrato "all’antimafia militante arroccata nel culto dei martiri". La Lega esprime "preoccupazione". Malumori anche tra alcuni dem e Forza Italia
I 5 stelle esprimono “perplessità” e parlano di un “fatto grave“. La Lega manifesta “preoccupazione” e persino il Pd lascia intravedere qualche malumore. L’ultima scelta di Marta Cartabia ha spaccato di nuovo la maggioranza del governo di Mario Draghi. Mentre l’attenzione è tutta focalizzata sulla guerra della Russia in Ucraina, la guardasigilli ha scelto il nuovo capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria: è Carlo Renoldi, consigliere della prima sezione penale della Cassazione, esponente di Magistratura democratica, cioè la corrente di sinistra delle toghe. Un magistrato che è stato relatore ed estensore di sentenze delicate, come quella che apriva ai colloqui via skype per i mafiosi detenuti al 41bis, il regime di carcere duro. Renoldi dovrebbe prendere il posto di Dino Petralia, che è andato in pensione anticipata, andando a guidare il Dap insieme a Roberto Tartaglia, attuale vicecapo dell’amministrazione penitenziaria.
“Certezza della pena? Mito reazionario” – I condizionali, però, sono obbligatori. Intanto perché non è detto che Tartaglia rimanga a fare il numero due del Dap ora che con il cambio del capo cambierà, molto probabilmente, tutta la politica della gestione delle carceri. Ma soprattutto perché il nome di Renoldi ha creato profonde tensioni nella maggioranza. Fibrillazioni destinate a durare: per far arrivare la nomina sul tavolo del Consiglio dei ministri, infatti, bisognerà aspettare il via libera del plenum del Csm, che non arriverà prima del 9 marzo. Dieci giorni in cui i partiti si faranno probabilmente sentire. A cominciare dai 5 stelle e dalla Lega. In queste ore, infatti, in molti hanno focalizzato la loro attenzione su alcuni video che riportano interventi di Renoldi contro il governo gialloverde. Il 9 febbraio del 2019, a un convengo a Firenze, aveva attaccato le riforme del primo governo guidato da Giuseppe Conte: “C’è un ritorno nel discorso pubblico del mito reazionario della certezza della pena, che è un punto fondamentale del programma del governo del cambiamento – aveva detto – Un mito che in questa narrazione diventa una sorta di evocazione identitaria che mira alla costruzione dell’identità del blocco politico e sociale”.
“Antimafia militante arroccata nel culto dei martiri” – Non sono le uniche dichiarazioni pubbliche che in queste ore sono tornate di attualità. Come ha raccontato al Fatto Quotidiano, già nel luglio 2020 il giudice aveva apprezzato i provvedimenti “epocali” della Consulta “che hanno riscritto importanti settori dell’ordinamento penitenziario”. Si riferiva alla sentenza che consentiva di concedere i permessi premio agli ergastolani ostativi, cioè i detenuti per reati di tipo mafioso o per terrorismo che non hanno collaborato con la magistratura. “Ha minato alle fondamenta i dispositivi di presunzione di pericolosità sociale che sono incentrati sull’articolo 4-bis dell’Ordinamento penitenziario”, diceva Renoldi. L’uomo che Cartabia vorrebbe al vertice del Dap è un convinto sostenitore dell’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo, cioè la norma che vieta la liberazione condizionale dei boss irriducibili se non hanno collaborato con gli investigatori. “Ha acquisito alla dimensione del diritto convenzionale il principio della flessibilità della pena, del finalismo rieducativo con la conseguente incompatibilità con l’ergastolo ostativo”, diceva sempre due anni fa, ricordando che “a queste aperture sul piano normativo” sono seguite reazioni “abbastanza trasversali”. A chi riferiva? Proprio “al Dap e ad alcuni sindacati della polizia penitenziaria, ad alcuni ambienti dell’antimafia militante, ad alcuni settori dell’associazionismo giudiziario e anche ad alcuni ambiti della magistratura di Sorveglianza. Un Dap che in questi anni è rimasto profondamente ostile a quegli istituti che tentano di varare una nuova stagione di diritti ‘giustiziabili’ per le persone detenute”. Particolarmente contestati sono poi gli attacchi di Renoldi “all’antimafia militante arroccata nel culto dei martiri, che certamente è giusto celebrare, ma che vengono ricordati attraverso esclusivamente il richiamo al sangue versato, alla necessaria esemplarità della risposta repressiva contro un nemico che viene presentato come irriducibile, dimenticando ancora una volta che la prima vera azione di contrasto nei confronti delle mafie, cioè l’affermazione della legalità, non può essere scissa dal riconoscimento dei diritti”.
Le sentenze: da Skype ai permessi per i mafiosi – È solo un pezzo del pensiero di Renoldi. Il resto si può trovare in alcune delle sentenze di cui è stato relatore ed estensore in Cassazione. Nel dicembre del 2018, per esempio, aveva aperto ai colloqui dei garanti locali – non solo quindi col garante nazionale ma pure quelli regionali e comunali – coi detenuti in regime di 41bis. Nell’agosto del 2020 Renoldi è relatore di una sentenza della Cassazione che apre ai colloqui via Skype anche per i detenuti pericolosi come Salvatore Madonia, killer di Cosa nostra. Nell’aprile del 2021 un’altra sentenza della sezione della Suprema corte di cui fa parte Renoldi condanna il divieto imposto dal Dap ai detenuti 41bis di acquistare gli stessi generi alimentari dei detenuti ordinari. Poi a ottobre un’altra decisione importante: aveva aperto ai permessi premio per i detenuti al 41bis, seguendo i recenti orientamenti della Consulta.
I 5 stelle: “Se nomina confermata è un fatto grave” – Insomma: a mettere insieme le sentenze firmate da Renoldi e le frasi pronunciate in pubblico si capisce perché i 5 stelle e la Lega siano contrari alla sua nomina al vertice del Dap. “Ci lasciano perplessi le indiscrezioni sul nuovo vertice del Dap alla vigilia dell’approdo in aula della riforma dell’ergastolo ostativo. Non per la persona ovviamente ma per le sue esternazioni che connoterebbero il capo del Dap per la sua disponibilità ad allentare le regole del carcere per i mafiosi e per quella sua critica all’antimafia ‘arroccata nel culto dei suoi martiri‘. Posizioni evidente troppo sbilanciate per una carica così delicata”, dice Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato del M5S. Secondo un altro 5 stelle come Vittorio Ferraresi, ex sottosegretario di via Arenula, la nomina di Renoldi “se fosse confermata sarebbe un fatto grave che mi lascerebbe senza parole. Renoldi, oltre ad aver improntato interventi in convegni contro il regime 41-bis e a favore di un suo gravissimo annacquamento, non ha risparmiato parole forti con attacchi frontali a forze politiche come il Movimento 5 Stelle e non solo, ha anche sminuito l’antimafia dei martiri”.
Le posizioni di Lega e Pd – Pure la Lega manifesta “preoccupazione” per la scelta del ministro Cartabia. “Ferme restando le indubbie capacità professionali del magistrato, desta perplessità la scelta di affidare un incarico così delicato anche per il messaggio che ne deriva, a chi ha assunto posizioni, anche pubblicamente, che hanno sollevato un vespaio di polemiche nel fronte dell’Antimafia”, dice Giulia Bongiorno, responsabile del dipartimento Giustizia del Carroccio. Persino il berlusconiano Maurizio Gasparri chiede a Renoldi di smentire “le dichiarazioni ostili ed offensive che ha rilasciato nel passato contro i sindacati del personale della polizia penitenziaria“. E se il Pd appoggia la decisione della guardasigilli, il deputato Walter Verini, ex responsabile giustizia del partito, sottoscrive una nota in cui definisce “un peccato” l’abbandono di Petralia: “Per quanto mi riguarda – aggiunge – mi auguro davvero che Roberto Tartaglia possa continuare a svolgere il suo prezioso ruolo anche con il nuovo responsabile Renoldi, in un clima di grande collaborazione con tutte le componenti dell’Ordinamento Penitenziario”. Un augurio che al momento non trova un riscontro. Tartaglia, infatti, non ha ancora fatto sapere se intende rimanere al Dap anche con la nuova gestione. Nel frattempo il presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria, Giuseppe Moretti, firma una nota in cui critica la scelta della guardasigilli e amnuncia di stare “programmando iniziative di protesta affinché il governo adotti interventi di carattere straordinario per garantire l’incolumità del personale che lavora nelle carceri”. La nomina di Renoldi, insomma, rischia di creare fibrillazioni non solo all’interno della maggioranza ma pure all’interno dell’amministrazione penitenziaria.