Tutti contro la Raifiloputiniana“. E contro Marc Innaro, dal 2014 capo dell’ufficio di corrispondenza del servizio pubblico a Mosca. I motivi? Una frase “politicamente scorretta” di Innaro durante un collegamento a Tg2 Post e l’intervista a RaiNews 24 di una documentarista, Sara Reginella, che ha giustificato l’invasione con la repressione della popolazione russofona nel Donbass da parte del govero ucraino. Abbastanza per scatenare la reazione indignata del Pd, portare il caso in Commissione di Vigilanza e mettere a rischio – a quanto pare – lo stesso posto di lavoro del corrispondente.

L’intervento del corrispondente – Partiamo proprio da Innaro, che sabato sera – come nei giorni precedenti – era in collegamento con lo studio della trasmissione di approfondimento del Tg2 condotta da Manuela Moreno. “Gli europei scontano una totale assenza di memoria storica e di comprensione delle dinamiche più profonde che ha subito la Russia nell’ultimo secolo e negli ultimi trent’anni”, ha detto. “Basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi trent’anni non è stata la Russia, è stata la Nato“. Parole a cui il direttore del telegiornale, Gennaro Sangiuliano, replica subito sottolineando che “qui c’è un aggressore, cioè Putin, e una vittima, Zelensky e il popolo ucraino”, per poi denunciare “la violazione dei trattati internazionali” e stigmatizzare l’uso della forza. Uno scambio simile si è osservato il giorno dopo allo Speciale Tg1 condotto dalla direttrice Monica Maggioni: al corrispondente Alessandro Cassieri che ricordava “la solidarietà e la fratellanza dei russi nei confronti dei russi” in Ucraina, Maggioni ha risposto subito precisando che “non c’è niente di proporzionato in questa storia”.

L’intervista all’autrice filorussa – Nelle stesse ore, su RaiNews 24 – il canale all news diretto da Paolo Petrecca, vicino a Fratelli d’Italia – Gianluca Semprini intervista durante la trasmissione “Quel che resta del giorno” Sara Reginella, regista e autrice del libro “Donbass, la guerra fantasma nel cuore dell’Europa”. Che esprime da subito un punto di vista piuttosto netto: “La popolazione del Donbass sta dalla parte dell’antifascismo, sembrano tutti impazziti con queste presunte invasioni. In Ucraina c’è stato un cambio di governo che da una parte del mondo è stato letto come una rivoluzione democratica, dall’altra parte del mondo come un golpe fatto con una manovalanza nazista. Lo dicono le bandiere rossonere che sventolavano durante i giorni di Euromaidan, le bandiere di Pravy sektor, il partito collaborazionista ucraino della Germania di Hitler”. “Quindi Putin è dalla parte dei giusti?”, chiede il conduttore. “È intervenuto in difesa di persone che stanno morendo da otto anni“, risponde l’autrice.

Romano (Pd): “Attiveremo la Vigilanza” – Un intervento che dà il via a una cascata di polemiche sui social, con l’attivista Eleonora Mongelli – vicepresidente della Federazione italiana diritti umani e collaboratrice del Riformista – che chiede alla Rai di “verificare chi invita ai suoi approfondimenti, perchè” – dice – “quanto viene detto in questa intervista è di una falsità gravissima, ancor più per il momento drammatico che l’Ucraina sta vivendo. È vergognoso per il servizio pubblico”. E a ritwittarla è Andrea Romano, deputato del Pd e membro della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai: “Parole sacrosante. La Rai sta svolgendo una preziosa opera di informazione sull’aggressione russa contro l’Ucraina. E ancora più prezioso che la Rai eviti di dare spazio a falsità palesi e interpretazioni compiacenti verso i crimini di Putin. Attiveremo anche la Vigilanza”, scrive. Presentando poco dopo, proprio in Commissione, un’interrogazione in cui chiede “se la Rai non ritenga doveroso da parte dei propri corrispondenti garantire, pur in quadro di rispetto del pluralismo, una piena attendibilità e completezza delle informazioni, esplicitando le fonti dei fatti e distinguerli dalle opinioni”.

L’ipotesi: silurare Innaro – Secondo quanto scrive Repubblica, particolarmente infastidito dalla presunta linea filorussa della Rai (in realtà limitata a questi due episodi, molto diversi tra loro) è anche il segretario dem Enrico Letta. E a farne le spese potrebbe essere proprio Innaro: secondo il retroscena del quotidiano, nei corridoi Rai si dice che è “arrivato il momento di cambiare” il corrispondente da Mosca, che come gli altri non dipende dalla testata ma è nominato direttamente dall’azienda. Tanto che il secondo punto dell’interrogazione di Romano chiede ai vertici Rai se non ritengano “opportuno avviare una strategia chiara e trasparente sui tempi di rotazione dei propri corrispondenti nelle sedi estere al fine di garantire pari opportunità alle tante professionalità presenti, assicurando così anche attraverso la mobilità interna alla Rai un maggiore pluralismo”. Cioè, in sostanza, di sostituire in fretta Innaro. “Nemmeno nell’Unione Sovietica o nella Cina comunista si ha la pretesa di piegare la tv di Stato agli umori del segretario del Partito democratico. Un conto è portare avanti una posizione politica, un altro è arrivare a paventare addirittura rimozioni di giornalisti che sono al servizio della Rai da oltre un decennio. Probabilmente perché per il Pd devono liberare quel posto per altri”, è la reazione di Daniela Santanché, capogruppo di Fratelli d’Italia in Vigilanza.

Usigrai: “Accuse pretestuose e infondate” – In serata a difesa di Innaro si schiera anche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico: “Contro il collega Marc Innaro sono state mosse accuse pretestuose e infondate“, si legge nel comunicato firmato dal fiduciario dei corrispondenti nell’esecutivo. “In decenni di attività si è sempre distinto per competenza e rigore. Qualità che non sono venute meno neanche nei momenti più concitati e difficili di questi giorni di guerra. Un ascolto attento e non superficiale delle sue corrispondenze, anche quelle messe all’indice su organi di stampa, basterebbe a smentire le illazioni infamanti e riprovevoli che vogliono fare di lui un seguace di Putin. Chiediamo all’azienda di non rimanere inerte davanti ad accuse infondate, capziose e di parte e di intervenire finalmente a difesa dei propri giornalisti che sul campo stanno assicurando un flusso informativo senza precedenti su tutte gli aspetti della guerra in corso in Ucraina”.
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