L’ex assistente sanitaria Emanuela Petrillo era accusata di aver fatto finte vaccinazioni a centinaia di bambini, sia in Friuli che in Veneto. La pm Claudia Danelon aveva chiesto 9 anni e sei mesi
I giudici del Tribunale di Udine hanno condannato a 8 anni e sei mesi di reclusione Emanuela Petrillo, l’ex assistente sanitaria accusata di aver fatto finte vaccinazioni a centinaia di bambini, sia in Friuli che in Veneto. Era stata smascherata dall’Asl di Treviso e le analisi del sangue avevano confermato che su una vasta popolazione di piccoli non c’era traccia dei vaccini. L’inchiesta si era poi estesa a Udine dove la Petrillo aveva lavorato.
La pubblica accusa, sostenuta dal pm Claudia Danelon, aveva chiesto 9 anni e sei mesi, affermando che la donna aveva agito “con sistematicità e reiterazione” in entrambe le regioni. I fatti contestati coprono un arco di tempo che va dal 2009 al 2017. L’imputata, che era assistita dall’avvocato Paolo Saladin, non si è mai presentata nell’aula del processo. Le accuse riguardavano i reati di peculato, omissione d’atti d’ufficio e falso in relazione alle sedute vaccinali che erano state effettuate a Codroipo, San Daniele del Friuli e Udine dal 2009 al 2015, successivamente all’Ulss 2 di Treviso, dove si era trasferita e aveva lavorato fino al 2017 quando era stata denunciata e licenziata.
Da quei comportamenti sono scaturite tutta una serie di pesanti conseguenze per la Petrillo. Nel novembre 2021 la Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia l’ha condannata a pagare 500 mila euro all’Azienda sanitaria universitaria del Friuli centrale (Asufc), per il danno erariale causato dalle vaccinazioni non effettuate, visto che i bambini non vaccinati erano stati richiamati e sottoposti a nuova inoculazione. In quell’occasione l’avvocato Salandin aveva sottolineato come i giudici contabili veneti avessero sospeso un analogo procedimento in attesa dell’esito del processo penale, mentre quelli friulani, con grande celerità, erano arrivati al primo pronunciamento di condanna. Licenziata dall’Asl di Treviso, la Petrillo ha presentato ricorso in corte d’appello a Venezia sostenendo che il licenziamento per giusta causa era illegittimo. La sezione lavoro del Tribunale di Treviso ha infatti già respinto il primo ricorso.
“I bambini li ho sempre vaccinati. Sempre!”ì aveva dichiarato nel 2017 in una conferenza stampa convocata assieme all’avvocato subito dopo che il caso era deflagrato. E aveva aggiunto: “Sono da sempre favorevole ai vaccini. Non sono contraria. E li ho sempre somministrati applicando tutti i protocolli previsti. Sfido chiunque a provare il contrario. A volte i genitori, per tranquillizzare i piccoli, erano presenti al momento della puntura. Come potevo non farla senza che gli adulti se ne accorgessero?”. Ma perché i bambini spesso non piangevano? “All’università ho imparato una tecnica innovativa diversa da quella tradizionale che permette di bucare la pelle riducendo il dolore avvertito dal paziente. Per questo spesso erano gli stessi genitori ad insistere perché fossi io ad occuparmi dei loro figli. Con quella tecnica non piangevano”. In Tribunale però ha preferito non farsi interrogare. Dopo le dichiarazioni oltre quattro anni fa, infatti, erano arrivati gli accertamenti da parte di una task force sanitaria che aveva analizzato centinaia di piccoli.