Il suo nome aveva iniziato a rimbalzare per l’Europa all’inizio dell’autunno. Lo ripetevano tutti. Televisioni, radio, tifosi. Ancora, ancora e ancora. Fino a quando non era diventato una filastrocca, fino a quando non era stato elevato a santo protettore degli ultimi. Perché in quella serata del 28 settembre 2021 Yuriy Vernydub aveva preso in contropiede il destino. Il suo, ma anche quello di un club, di una popolazione. Non più Carneade, ma eroe. Gli erano bastati novanta minuti più recupero per incarnare un aforisma di Flaiano: “Sognatore è un uomo con i piedi ben piantati sulle nuvole”. Perché in quel martedì sera il suo Sheriff Tiraspol aveva osato l’inimmaginabile. Aveva battuto il Real Madrid in Champions League. A casa sua.

Un successo che non apparteneva già più alla cronaca, ma direttamente alla leggenda. Davide contro Golia, dicevano allora in molti. Una frase fatta che in questi giorni ha trovato una nuova applicazione. Perché Vernydub ha stupito tutto. Di nuovo. Ha deciso di lasciare lo Sheriff per unirsi ai corpi di “difesa territoriale” ucraini. Significa imbracciare il fucile e sparare contro le forse russe. Qualcosa di potenzialmente vicino al suicidio. È la vita passata in direzione ostinata e contraria cantata da De André, qualcosa di molto vicino al “ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano presi” di Bertolt Brecht. Perché la scelta di Vernydub acquista un’importanza particolare alla luce del suo passato. Quella dello Sheriff, infatti, poteva essere considerata tutto fuorché una favola. Almeno a giudicare dai soldi che l’hanno tenuta in piedi. Quello di Tiraspol è un club che incarna una contraddizione. Rappresenta la Transnistria, ma in Europa difende i colori della Moldova. Esattamente lo Stato dal quale vuole secedere per tornare fra le braccia della Russia.

Anche i quattrini che alimentano il club hanno una provenienza molto particolare. Perché la squadra prende il nome dall’omonima holding creata dal nulla nel 1993 da Viktor Gushan e Ilya Kazmaly. Piccolo dettaglio: i due sono ex agenti del KGB che sono riusciti a estendere la propria influenza su un piccolo quadrante geopolitico. La Sheriff è un’entità multiforme che ricorda la Ubik di Philip K. Dick. Non c’è bene che la società non possa produrre. Non c’è desiderio che non possa soddisfare. Detiene una catena di supermercati (due dei quali si trovano ai lati opposti dello stadio locale), ma anche di panetterie e di pompe di benzina. Possiede un canale televisivo, una casa editrice, un gestore di telefonia mobile, una fabbrica di birra, un concessionario Mercedes, un’agenzia pubblicitaria, un’impresa di costruzioni particolarmente attiva nella modernizzazione del Paese. Tutto per un giro d’affari che nel 2009 era quasi cinquanta volte superiore al Pil nazionale. Il successo sportivo dello Sheriff è legato a doppio filo al nome di Vernydub. Il tecnico nato a Žytomyr, centosessanta chilometri da Kiev, aveva prima portato il club al successo in campionato. Poi lo aveva guidato fino al girone di Champions League, un risultato mai raggiunto in passato. La scelta dell’allenatore è un pugno allo stomaco per un club che era considerato una sorta di cavallo di Troia russo in Moldavia. Ma apre anche scenari particolari per il futuro di carriera di un tecnico che si è sempre trovato in situazioni scomode. Prima dello Sheriff, infatti, aveva allenato Sachcer Salihorsk, con cui aveva vinto il titolo di campione di Bielorussia. Esattamente l’altro Stato alleato di Putin in questa guerra. Ma la Russia ha rappresentato anche il vertice della parabola calcistica di Vernydub, un centrocampista che nel corso della sua carriera ha giocato alla periferia del calcio che conta. Almeno fino al 1997, quando viene chiamato a vestire la maglia dello Zenit per tre stagioni. Nel settembre del 1999 i russi ospitano il Bologna di Signori, Ingesson, Ventola e Nervo. Si gioca il primo turno della Coppa Uefa. I rossoblù sono in vantaggio per 0-2 quando, proprio allo scadere, Vernydub abbatte in area Eriberto. L’arbitro fischia il rigore. Signori trasforma. Yuriy entra nella storia dalla porta sul retro. Ora, invece, è intenzionato a modificarla. Anche se spesso la Storia dei popoli viene scritta con un inchiostro rosso come il sangue.

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