Il 1 marzo 2015 moriva, in un misteriosissimo incidente stradale a noi profetizzato dal pentito Carmine Schiavone pochi mesi prima, il magistrato Federico Bisceglia che per gran parte della sua carriera, tra Napoli e Brescia, e anche in quel periodo, si occupava delle più scottanti indagini sui traffici illeciti di rifiuti industriali e tossici sia in Campania che in Lombardia. Esattamente oggi, 1 marzo 2022, sono costretto a raccogliere e fare mio, anche su questo blog, l’ennesimo appello del vescovo di Acerra, Monsignor Antonio Di Donna, affinché non si compia l’ennesimo insulto tossico nel territorio di Acerra con la realizzazione di un ennesimo impianto per la “gestione” rifiuti speciali liquidi anche pericolosi.

In questi ultimi giorni di febbraio abbiamo potuto prendere atto, dai dati ufficiali Arpac 2019 vs 2009, come nei soli ultimi dieci anni e nella sola Campania abbiamo più che raddoppiato la produzione interna e i flussi anche di importazione dei soli rifiuti speciali industriali e tossici, sempre senza mai alcuna tracciabilità certificata che non sia solo quella cartacea, facilmente “taroccabile”. Nel periodo dal 2009 al 2019, che vede quindi la morte del magistrato Bisceglie esattamente al centro (2015), mentre i rifiuti urbani sono diminuiti, la produzione e lo smaltimento senza tracciabilità dei rifiuti speciali, industriali e tossici (e anche senza impianti in regione Campania) è passata da quattro a oltre otto milioni di tonnellate all’anno, i rifiuti speciali di importazione da 400mila a oltre 1,2 milioni di tonnellate/anno. Di conseguenza, siamo costretti a stimare che anche i rifiuti industriali prodotti in regime di evasione fiscale e quindi da smaltire obbligatoriamente illegalmente e con danno certo alla salute pubblica siano incrementati da circa 1,2 milioni di tonnellate all’anno a circa 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, costituendo quindi una quantità pari o superiore a quella di tutti i rifiuti urbani, in lieve diminuzione rispetto a dieci anni fa.

Quello che registra oggi la Campania, con numeri di gran lunga superiori, accade in territori dove, al contrario della Campania, già esiste una eccessiva concentrazione di impianti “legali” di riciclo/smaltimento sul territorio, come a Brescia in Lombardia, dove per anni aveva indagato anche il magistrato Bisceglia. Fu proprio per questo, che, dopo avere indagato anche su di me, Federico Bisceglia mi chiese di “attenzionare” sui flussi dei rifiuti industriali senza adeguati controlli anche i lombardi, perché i bresciani su questa tragedia, “dormivano” ancora più dei campani.

La ovvia conseguenza in questi ultimi anni a Brescia è stata, in assenza di tracciabilità certificata ma in presenza di un numero eccessivo di impianti e di importazione non adeguatamente controllata, la comparsa persino di discariche “legali” radioattive a causa di rifiuti ferrosi radioattivi importati dall’est Europa. Anche questo, purtroppo, ormai è storia, non novità.

Di conseguenza il drammatico appello oggi del vescovo di Donna, mentre stiamo tutti soffrendo per la tragedia della guerra in Ucraina con la terribile paura pure delle micidiali scorie radioattive di Chernobyl, è la piena consapevolezza di vedere trasformare il proprio territorio, il più fertile di Europa, il granaio di Roma imperiale, nella copia conforme del disastro ambientale che sta già massacrando la salute del popolo di Brescia, territorio “gemello” scelto per una eccessiva quanto mortale concentrazione di impianti di smaltimento in un unico punto, in un solo territorio, in una sola città: in Lombardia Brescia, in Campania Acerra, patria di Pulcinella.

E ormai in Campania è soltanto un “segreto di Pulcinella” non averci fatto sapere che dal 2009 al 2019 l’incremento di oltre quattro milioni di tonnellate di rifiuti speciali e almeno un altro milione di tossici in evasione fiscale ha significato un incremento, per la sola Campania, di non meno di 160mila passaggi “tir” all’anno (posto che un tir può trasportare circa 25 tonnellate per container).

Legambiente nella prima fase di Terra dei Fuochi, anni Novanta, ha stimato in non meno di 410mila tir i container di rifiuti tossici calati dal nord e ingoiati dalla fertile terra campana. Oggi, da soli e senza “aiutini” di ecomafiosi del nord, l’incremento annuo non comunicato né tracciato adeguatamente di soli rifiuti “campani” doc è di non meno di 160mila passaggi tir all’anno.

La motivazione dell’accorato appello del vescovo è quindi tutta nella piena consapevolezza che ancora altri tir con rifiuti speciali “liquidi” senza controllo e tracciabilità non possono gravare sempre sugli stessi territori già massacrati dai rifiuti tossici del nord e mai bonificati. Dove si deve costruire questo ennesimo impianto, località Calabricito-Acerra, è proprio dove giacciono ancora, mai bonificati, le migliaia di tonnellate di fusti tossici con scorie di fonderie targate Bergamo a causa delle quali la Sogin nel 2009 ha certificato la presenza di diossina in quel terreno diecimila volte oltre la soglia massima.

Senza mai far partire gli ormai indispensabili controlli satellitari (Rentri), pur dopo un decennio che ha visto certificare il raddoppio dei flussi dei rifiuti speciali, industriali e tossici ma soprattutto anche un eccesso di importazione senza controllo di rifiuti speciali e tossici finanche radioattivi dall’Europa dell’Est (in Lombardia nove milioni di tonnellate all’anno, in Campania 1,4), non si può continuare a massacrare sempre e solo gli stessi territori: Acerra in Campania come Brescia in Lombardia.

Nel ricordo commosso di Federico Bisceglia, che mi ha costretto a capire anche troppo di quello di cui si occupava e che lo ha portato a morte “guidando male” mentre tornava a casa, e abbracciando commosso e addolorato il vescovo di Donna che da solo continua a urlare ad Acerra supplicando di non continuare a uccidere con i rifiuti non controllati i suoi concittadini, tramite questo blog voglio che sia chiara la mia accusa e la mia richiesta.

Sino a quando non verrà concretizzata una tracciabilità certificata e non solo cartacea di tutti i rifiuti speciali, industriali e tossici di Italia e di Europa, più che raddoppiati nei soli ultimi dieci anni, stiamo soltanto permettendo a tutti gli ecomafiosi, compresi quelli dell’Est Europa, di uccidere non solo le nostre meravigliose terre, ma tutti coloro che hanno la sfortuna di vivere in terre così belle ma dove si è compiuta una scelta gestionale criminale: una eccessiva concentrazione di impianti di riciclo e smaltimento senza neppure un minimo di adeguati controlli preventivi.

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