Non sono solo le strade ucraine ad essere una vera e propria trappola da percorrere per profughi in fuga e soldati russi in marcia. Per i cittadini delle due nazioni in guerra anche la rete è diventata un luogo assai difficoltoso nel quale muoversi. Qualche volte addirittura molto pericoloso. Con l’intensificarsi degli scontri sul campo, del livello di opposizione diplomatica e della gravità delle sanzioni imposte in particolare alla Russia, il cyberspazio si è riempito di siti oscurati, tentativi di manipolazione dell’informazione, attacchi informatici di varia specie e di forme di controllo del libero pensiero.
Per cercare di continuare a utilizzare i servizi internet, con un livello di relativa sicurezza, gli ucraini e i russi sempre più si stanno affidando alle cosiddette “VPN” (“Virtual Private Networks”) o reti virtuali private – come quelle che danno corpo ai servizi di NordVPN o Surfshark – che crittografano i dati e permettono ad un utente online di nascondere la propria reale posizione fisica, aggirando – per quanto possibile – quei blocchi, quelle restrizioni e quelle vere e proprie “trappole” digitali che prendono di mira coloro la cui posizione reale viene ricondotta a determinati paesi (nel caso di specie, a seconda dei casi, alla Russia o all’Ucraina).
La domanda di VPN negli ultimi giorni è cresciuta considerevolmente, secondo i dati della società di monitoraggio Top10VPN, riportati anche dall’agenzia di stampa “Reuters”, con un picco del 354 per cento in più in Russia domenica rispetto alla media giornaliera dal 16 al 23 febbraio. Le autorità russe hanno adottato severe misure per limitare e controllare le informazioni sugli eventi in Ucraina che raggiungono i cittadini russi. Secondo quanto riportato dal “The Washington Post”, la Roskomnadzor, l’agenzia federale per la censura dei media e delle telecomunicazioni, ha ordinato ai media russi di riportare solo le informazioni provenienti da fonti ufficiali russe. A diversi organi di stampa è stato successivamente ordinato di cessare la copertura giornalistica indipendente dell’invasione o sono stati completamente bloccati. La Roskomnadzor ha avvertito i media locali di non far circolare quelle che ha definito “informazioni false” sull’operazione militare di Mosca, vietando l’uso delle parole “invasione” e “assalto” per descrivere l’attacco all’Ucraina.
La Roskomnadzor ha anche iniziato a limitare l’accesso ai social media, inclusi Facebook e Twitter, limitando ulteriormente le informazioni sull’invasione e cercando di rendere la vita difficile a degli strumenti diventati oramai di uso comune per organizzare le proteste anti-governative. “La domanda di VPN è aumentata in Russia poiché le autorità hanno limitato Facebook e Twitter durante il fine settimana nel tentativo di controllare il flusso di informazioni dall’invasione dell’Ucraina”, ha affermato Top10VPN. La Russia ha bandito diverse VPN l’anno scorso, ma non è riuscita a bloccarle del tutto. Per quel che riguarda l’Ucraina invece la domanda di VPN ha iniziato ad aumentare notevolmente il 15 febbraio alla luce degli attacchi informatici che si sospetta siano stati messi in atto da hacker russi, ed è salita alle stelle dopo l’invasione, con un picco della domanda superiore del 424 per cento rispetto alla media giornaliera nella prima metà di febbraio, ha affermato Top10VPN.
La situazione però potrebbe rappresentare solo le prime onde di una marea in avvicinamento. Con l’inasprirsi del conflitto – su tutti i fronti non solo sul campo – il rischio che la cyberwar colpisca sempre di più la vita online di russi e ucraini è un rischio tutt’altro che infondato. E la domanda di sistemi per cercare di difendersi dagli effetti diretti e indiretti di questo bagno di sangue informatico crescerebbe di conseguenza. Secondo Alberto Pelliccione, uno dei più noti esperti italiani di sicurezza informatica, fondatore di ReaQta, che ha rilasciato oggi una intervista a “ilfattoquotidiano.it” per fare il punto sulla situazione del cyberspazio in questo momento di crisi: “L’Unione europea sta reagendo con un’inattesa compattezza, sta cominciando a schierarsi. Sicuramente in quest’ottica anche la guerra informatica è destinata a scalare verso l’alto, mano mano che i paesi prenderanno posizione e le sanzioni si faranno più risolute. Al momento però neppure Mosca ha interesse a lanciare attacchi devastanti su larga scala.”
Gianmarco Pondrano Altavilla