Le operazioni di Sace in Russia, dominate dai progetti sui combustibili fossili, non solo mettono a repentaglio clima e ambiente, ma rischiano anche di sostenere indirettamente lo sforzo bellico della Russia. Perché per l’assicuratore pubblico, che copre dai rischi politici e commerciali le multinazionali italiane nel loro export e negli investimenti esteri, Mosca resta un mercato di grande interesse. Se al 30 giugno 2020 l’esposizione totale era di circa 4,3 miliardi di euro (e la Russia era il settimo Paese in termini di impegni dell’agenzia a livello globale), il dato fornito a giugno 2021 dallo stesso amministratore delegato Pierfrancesco Latini fa riferimento a un portafoglio di attività in Russia dal valore di circa 3,2 miliardi di euro. Oggi, però, l’associazione ReCommon chiede che posizione intenda prendere Sace, anche alla luce di ciò che avviene altrove. Dal 26 febbraio, infatti, sono entrate in vigore nuove restrizioni su export e investimenti in Russia, ma solo per quanto riguarda il settore petrolchimico. Il primo Paese a prendere posizione bloccando tutte le garanzie e gli investimenti è stata la Germania che, attraverso il ministero dell’Economia, ha annunciato la sospensione fino a nuovo avviso dell’approvazione delle garanzie dell’agenzia Euler Hermes. Nessuna comunicazione ufficiale, finora, per quanto riguarda l’Italia e Sace. “Bisogna seguire l’esempio tedesco e bloccare le garanzie più recenti, specialmente in settori come petrolio e gas che stanno alimentando l’offensiva militare in corso in Ucraina”, commenta Simone Ogno di ReCommon.

L’esposizione in Russia tra petrolio, gas e petrolchimico – Nel biennio 2018-2019, l’agenzia pubblica italiana di credito all’esportazione ha garantito 108 nuove operazioni in Russia, per un importo complessivo di circa 2,1 miliardi di euro. Di questi, 1,3 miliardi di euro per la realizzazione di un grande progetto nel settore petrolio e gas. Anche nel 2020, caratterizzato dall’impatto della pandemia sulle relazioni commerciali tra Italia e Russia, 230 dei 237 milioni di euro di operazioni garantite hanno riguardato il settore degli idrocarburi. Tra i beneficiari non solo aziende italiane che operano in Russia in vari settori, ma anche grandi corporation russe attive nel settore estrattivo. Diverse le operazioni garantite da Sace in Russia negli ultimi anni. Per esempio, quella per il megaprogetto di gas fossile Yamal Lng della società russa Novatek, in joint venture con la francese Total, per un totale di 400 milioni di euro (Sace garantiva una parte del prestito bancario di Intesa Sanpaolo, che ammontava a 750 milioni). Poi il miliardo di euro garantito per Arctic LNG-2 (con gli stessi attori, Novatek), progetto della portata di circa 20 milioni di tonnellate di gas liquefatto all’anno, in cui è rimasta nonostante le agenzie di credito all’esportazione di Francia e Germania si siano tirate fuori dall’accordo.

Tra Novatek e Gazprom, ora alle prese con le sanzioni – “La relazione speciale tra Sace e Novatek – commenta Re Common – è radicata nel Memorandum di cooperazione strategica stipulato a dicembre 2018, sotto la supervisione del Ministero per lo Sviluppo Economico, che riguardava proprio Arctic LNG-2 e nuovi possibili progetti a cui potrebbero partecipare società italiane. Più di recente, Sace ha poi partecipato alla garanzia per il progetto Amur Gas Chemical Complex di Gazprom, principale società energetica russa controllata dallo Stato che, proprio in queste ore, mentre le sanzioni colpiscono duramente il settore energetico, ha firmato un contratto per progettare il gasdotto Soyuz Vostok, che arriverà in Cina attraverso la Mongolia e potrebbe trasportare fino a 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno verso Pechino, in pratica reindirizzando le sue esportazioni dall’Europa alla Cina. A ogni modo, per il progetto Amur Gas Chemical Complex di Gazprom, l’operazione si è conclusa a dicembre 2021, con Sace che ha garantito una parte del prestito complessivo di 2,6 miliardi di dollari concesso da diverse banche internazionali, mentre le banche cinesi e russe emetteranno i restanti 6,5 miliardi di dollari (proprietarie dell’impianto sono la Sibur, principale azienda petrolchimica russa e la cinese Sinopec).

Il nuovo ruolo di Sace e il monito della Corte dei Conti – L’associazione, tra l’altro, ricorda come funziona il meccanismo in cui beneficiari delle garanzie possono essere aziende multinazionali per i propri progetti all’estero e banche commerciali, per i prestiti ai progetti esteri delle aziende. “Se le cose vanno male – spiega – Sace rimborsa aziende o banche, in entrambi i casi con soldi pubblici. Le operazioni di Sace, infatti, sono co-assicurate al 90% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, mentre un altro 10% è contro-garantito dallo Stato”. Il debito da privato diventa cioè pubblico. La stessa Corte dei Conti, nella sua relazione sul Bilancio 2020 di Sace, pubblicata il 5 febbraio 2022, si è espressa in merito alla radicale trasformazione dell’agenzia, sollevando questioni di non poco conto. “In primis – ricostruisce ReCommon – l’istituto di Viale Mazzini ha evidenziato con preoccupazione la concentrazione delle operazioni garantite da Sace, per il 45% nel settore crocieristico, il 20% in quello del petrolio e del gas e per il 7% in quello petrolchimico”. Il valore delle operazioni del settore oil&gas garantite tra il 2016 (anno di entrata in vigore dell’Accordo di Parigi sul clima) e il 2020 è di 10,8 miliardi di euro. Eppure tutta la transizione ecologica italiana dovrà ora passare attraverso Sace.

Il ‘Decreto Liquidità’ di aprile 2020, infatti, consente all’agenzia di garantire con soldi pubblici i prestiti bancari alle aziende italiane in difficoltà per la pandemia operanti sul territorio italiano, attraverso il programma “Garanzia Italia”, mentre il ‘Decreto Semplificazioni’ di luglio 2020 le ha affidato il compito di rilasciare garanzie a sostegno di progetti volti all’integrazione dei cicli produttivi con tecnologie a basse emissioni e a favorire la transizione verso un’economia pulita e circolare. Di fatto, Sace è l’ente che dovrà facilitare l’implementazione del Green Deal italiano, concretizzatosi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tramite il programma “Garanzie green”. Da qui il monito dei giudici contabili sulla futura governance di Sace “che dovrà essere composta da persone competenti e integre, con l’obiettivo principale di differenziare il portafoglio di operazioni garantite”.

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