Queste ore drammatiche di guerra in Ucraina ricordano i momenti, quasi esattamente 60 anni fa, della crisi dei missili seguita alla fallita invasione americana della Baia dei Porci a Cuba, il mondo fu a un soffio dal conflitto nucleare globale e tutto si risolse solo dopo un duro negoziato, durato settimane, tra il leader sovietico Nikita Krusciov e il presidente americano John F. Kennedy. Allora nel confronto tra Stati Uniti e Urss il catalizzatore fu il comunista Fidel Castro, oggi in Ucraina è il conservator-populista Volodymyr Zelensky, eletto alla presidenza perché celebre divo televisivo.

Fatto sta che l’allarme nucleare di queste ore è altrettanto drammatico e reale di quello che spaventò il mondo nel 1962, infatti alla Casa Bianca Joe Biden l’altro giorno ha rispolverato la strategia del contenimento tipica della vecchia Guerra Fredda minacciando: “Le sanzioni economiche contro la Russia sono l’unico modo per evitare la terza guerra mondiale”. Terza Guerra Mondiale? Già, e non è una serie distopica su Netflix: mai un presidente americano aveva avuto la sfrontatezza di parlarne in pubblico. E il giorno dopo l’avversario del fronte opposto, Vladimir Putin cosa ha fatto? Ha ordinato la messa in allerta del sistema difensivo nucleare, spiegando la sua decisione così: “I Paesi occidentali non stanno solo intraprendendo azioni ostili contro il nostro paese nella sfera economica, ma anche gli alti funzionari dei principali paesi Nato fanno dichiarazioni aggressive contro di noi”.

Ci sono tutti gli elementi insomma, per i quali la guerra in Ucraina, in territorio europeo e non in zone lontane come Iraq, Kuwait o Libano, sembra avere in sé quel pericoloso virus con variante un disastroso conflitto atomico globale, come in effetti lo descrivo nel mio ultimo libro Attacco Nucleare, dove purtroppo analizzo, sobriamente e con l’utilizzo di fonti di intelligence, questi terribili scenari geopolitici. Lo stato di Red Alert è confermato anche dalla dichiarazione della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican) che ha condannato fermamente l’ordine di Putin di mettere le forze armate nucleari russe in massima allerta, atto definito “incredibilmente pericoloso e irresponsabile”, perché “qualsiasi uso di armi nucleari causerebbe una catastrofica sofferenza umanitaria e le ricadute – radioattive, economiche, politiche – danneggerebbero le persone per generazioni”.

Certo qualsiasi ipotesi di dialogo per stabilire il cessate il fuoco e avviare un negoziato, compreso il primo incontro tra russi e ucraini a Grodno al confine con la Bielorussia, parte in salita, se lo stesso Biden in risposta all’invasione dell’Ucraina ha detto che intende fare di Putin “un paria sulla scena internazionale”. Dichiarazione, insieme a quella sulla possibile terza guerra mondiale, che dà la misura del basso capitale di lungimiranza di cui è fornita l’amministrazione americana che – ricordiamo – ha il comando dei 30 paesi Nato.

Come ho già scritto analizzando i rapporti tra Russia e Cina, l’Occidente in questa crisi mille volte annunciata ha una colpa grave: Washington, la Nato e l’Ue avrebbero dovuto ascoltare il leader russo senza disprezzarlo e senza insulti: avrebbero dovuto sedersi ad un tavolo, cominciare a negoziare evitando di insistere per l’allargamento della Nato fino ai confini della Russia, lasciando cadere l’ipotesi di ingresso dell’Ucraina nel Patto Atlantico (e anche, vogliamo dirlo? evitando di fare dichiarazioni avventate come quella di Ursula von der Leyen sull’ingresso di Kiev nell’Unione).

Come ha ben spiegato l’ex ambasciatore alla Nato Sergio Romano, la collocazione migliore per l’Ucraina è quella della neutralità, o comunque, in seguito ad un accordo e alla firma di un trattato internazionale, il paese avrebbe dovuto (e ancora potrebbe) essere spacchettato: l’est alla Russia, il centro demilitarizzato, l’ovest all’Europa e in un futuro lontano (20 anni) alla Nato.

Personalmente credo sia irragionevole per i leader occidentali tacciare Putin di essere un “folle”, “ladro”, “assassino”, “dittatore”, “paria” e chi più ne ha più ne metta. Il leader moscovita da mesi chiedeva di discutere i problemi relativi alla “sicurezza” in Europa, alcune sue richieste erano ragionevoli, altre meno. Per evitare la guerra sarebbe stato sufficiente parlarne, trattare. Invece nulla. Niet. E siccome la Nato è un’organizzazione politico-militare (difensiva? se raddoppi i tuoi membri in 25 anni da 14 a 30 sei aggressivo e molto offensivo) una potentissima alleanza da guerra congegnata per fare gli interessi di dominio e controllo degli Stati Uniti sull’Europa, siamo nella situazione in cui se Washington non farà qualche concessione a Putin – le sue non sono “ossessioni” o “follie” come scrivono i giornali dei falchi super-atlantisti – allora il rischio che la terza guerra mondiale scoppi davvero diventa reale quanto lo fu nei giorni della crisi dei missili a Cuba, risolta solo grazie al negoziato diretto tra JFK e Krusciov.

Come se ne esce? Che fare per dare voce alla diplomazia? Secondo Paolo Cotta Ramusino, Segretario Generale del centro Pugwash e uno dei massimi esperti in Europa di armi nucleari, una possibile via d’uscita dovrebbe includere: un immediato cessate il fuoco; il ritiro totale dall’attuale territorio dell’Ucraina di tutte le forze militari straniere e delle installazioni militari straniere; il riconoscimento dell’autonomia della regione del Donbass all’interno dell’Ucraina in termini di governo locale e identità linguistica; il riconoscimento della Crimea come parte della Federazione Russa; dopo il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina, le sanzioni contro la Russia dovrebbero essere eliminate (le sanzioni economiche possono anche portare conseguenze molto negative non solo per il paese che viene sanzionato); un accordo chiaro che sottolinei lo status neutrale dell’Ucraina (in particolare si dovrebbe capire che l’Ucraina non cercherà l’adesione alla Nato, invece sarà importante l’istituzione di garanzie di sicurezza internazionale basate su trattati per l’Ucraina neutrale); un programma inclusivo di riabilitazione economica pacifica dell’Ucraina; avviare negoziati sulla nuova architettura di sicurezza europea basata su una sicurezza indivisibile per tutti.

L’impegno di Pugwash è quello di tutti noi comuni cittadini: per il dialogo, la pace e contro la guerra. Eppure appellarsi alle parti in causa perché usino la massima moderazione, lavorino per un immediato cessate il fuoco che dia priorità ai bisogni umanitari perché si vada verso un rapido ritorno alla diplomazia e alla negoziazione, diventa molto difficile se i leader delle due superpotenze con il 91% delle oltre 13.000 bombe atomiche attive nel mondo da una parte le mettono in allerta e dall’altra parlano di terza guerra mondiale. Detto questo, sono convinto che per riportare la pace e la stabilità in Europa c’è bisogno di noi europei e non degli americani.

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