In queste ore in cui si parla di guerra ogni istante mi chiedo: che posso fare io? Che cosa possiamo fare noi? La risposta mi arriva da Liliana Segre che mi ha insegnato come l’indifferenza abbia permesso l’assurda tragedia dell’Olocausto. Anche oggi non possiamo essere indifferenti. Non lo può essere il politico ma non lo possono essere nemmeno l’operaio, l’impiegata comunale, il maestro, lo spazzino, il meccanico e l’ingegnere. Non lo possono essere il parroco ma nemmeno il preside e l’artista, l’attore teatrale e il clown del circo. Non possono essere indifferenti il clochard, l’anziano, l’adulto, il giovane che fa il sabato sera e il bambino che sta alla primaria o all’infanzia.
Non possiamo tacere. Non possiamo dire “Non tocca a me”. Non possiamo delegare. Non possiamo pararci dietro al “Ma questi aiuti non so se arriveranno” o a “Ma forse è meglio verificare questa o quest’altra campagna”. Non possiamo tornare a pensare che una bandiera sia di destra, di sinistra, comunista, socialista, liberista o di chi caspita vuoi. Non c’è tempo. Ecco perché da maestro faccio un appello a tutti i docenti, i presidi e gli studenti di tutt’Italia: quando tornate a scuola appendete al cancello, alle finestre del vostro istituto la bandiera della pace. E’ un piccolo, semplice gesto. Sembra inutile ma non lo è.
Nella chat dei sindaci italiani qualche sera fa il primo cittadino di Firenze ha scritto ai suoi colleghi: “Appena ho mandato le vostre foto il sindaco di Kiev mi ha chiamato. Non riuscivo a parlargli da giovedì. Mi fa detto che stanno vivendo un incubo. Migliaia di civili morti in città. I carri armati russi stanno colpendo palazzi e case. Vi ringrazia tutti. Hanno bisogno che facciamo ogni forma di pressione sull’opinione pubblica russa. Lui e suo fratello sono armati e nascosti a Kiev. La sua famiglia è fuori città al sicuro. Vi ringrazia tutti con tutto il cuore. L’ho sentito molto stanco ma lucido. Gli ho detto che è una grande persona e che tutti i sindaci italiani e le città italiane sono con loro”. Ecco perché serve.
Ma non solo. E’ vero. In questo momento non basta sventolare una bandiera. E’ già qualcosa ma serve di più. Ciascuno di noi è chiamato a darsi da fare concretamente. Ecco perché propongo ad ogni scuola di adottare una delle tante campagne in corso divulgandola tra gli studenti, le famiglie, i docenti del proprio istituto. Offro qualche suggerimento:
1) Il Fatto ha lanciato una campagna per i bambini malati di cancro di Kiev.
2) Sant’Egidio sta iniziando a mandare aiuti in Ucraina e a sostenere la Comunità in Polonia impegnata nel trovare luoghi e case per accogliere i profughi. Pertanto ora il primo aiuto concreto – anche per la difficoltà di inviare dall’Italia materiali – è inviare soldi che serviranno soprattutto ai nostri gruppi operativi in Polonia e anche in Ungheria.
3) L’Arsenale della pace di Torino RACCOLTA DI AIUTI. I centri con cui collaboriamo in Romania ci chiedono un aiuto straordinario per sostenere i profughi ucraini in arrivo nei loro territori. Raccogliamo alimentari: pasta, riso, polenta, salsa di pomodoro, legumi in scatola, zucchero, merendine, marmellate, tonno, carne in scatola, e coperte. Chiedono materiale sanitario per gli ospedali di frontiera. Oltre all’Arsenale della Pace di Torino, i centri di raccolta sono stati predisposti a Cumiana (Torino), Bergamo, Camisano Vicentino (VI), Genova e Mori (TN). Tutti i dettagli sono disponibili su www.sermig.org. È possibile inviare anche una donazione in denaro con un bonifico ad Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo Onlus – IBAN IT29 P030 6909 6061 0000 0001 481 – Causale: UCRAINA.
4) Save the Children: “Lavoriamo in Ucraina dal 2014, fornendo aiuti umanitari essenziali ai bambini e alle loro famiglie, sostenendo il loro accesso all’istruzione, supportandoli a livello psicosociale, distribuendo kit invernali e kit per l’igiene, e fornendo denaro alle famiglie in modo che possano soddisfare le esigenze di base come il cibo, l’affitto e le medicine, o in modo che possano investire in nuove attività”.