L’Italia sospende la sua quota di finanziamento per il progetto Arctic LNG 2 da 21 miliardi di dollari, guidato dalla Novatek, mentre Eni, sulla scia di quanto già fatto da altri giganti petroliferi come la britannica Shell e BP, ha annunciato che intende procedere alla cessione della propria quota di partecipazione (al 50%) nel gasdotto Blue Stream, realizzato insieme a Gazprom, che collega la Russia alla Turchia attraverso il Mar Nero. Un portavoce del gruppo ha precisato all’agenzia France Presse che “l’attuale presenza di Eni in Russia è marginale” e che “le joint venture in essere con Rosneft, legate a licenze esplorative nell’area artica, sono già congelate da anni, anche per le sanzioni internazionali imposte a partire dal 2014”.

Congelato il prestito per Arctic LNG-2 Nel frattempo, come riportato da Reuters, Intesa Sanpaolo ha congelato il suo prestito per Arctic LNG-2, megaprogetto di gas fossile nell’Artico russo, in capo a Novatek e alla francese Total, che sarebbe dovuto partire nel 2023 per raggiungere nel 2026 la piena capacità di produzione di quasi 20 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto. Un prestito, quello dell’istituto di credito italiano, da 500 milioni di euro (561 milioni di dollari) su cui era stato raggiunto un accordo proprio nelle ultime settimane e che doveva essere garantito per un miliardo da Sace, l’agenzia italiana di credito all’esportazione, che ha già assicurato quasi 5 miliardi di euro di progetti e investimenti relativi alla Russia. In Italia, nel frattempo, sarebbero ancora in corso i colloqui per capire cosa ne sarà del prestito e del coinvolgimento di Intesa e Sace nel progetto. Al momento c’è solo una sospensione, ma l’accordo resta in piedi.

I dubbi del Parlamento Ue A novembre 2021 Novatek aveva annunciato accordi di prestito con banche estere e russe per un valore di 9,5 miliardi di euro, anche se lo scorso anno i rappresentanti del Parlamento europeo avevano manifestato le loro preoccupazioni per l’eventuale sostegno dei Paesi dell’Ue all’Arctic LNG 2, ritenuto incompatibile con gli obiettivi climatici. Proprio ieri, l’associazione ReCommon ha chiesto a Sace di prendere posizione, dopo che la Germania – primo Paese a farlo ufficialmente – ha bloccato tutte le garanzie e gli investimenti e ha annunciato la sospensione fino a nuovo avviso dell’approvazione delle garanzie dell’agenzia Euler Hermes.

ReCommon: “Una vittoria per il clima, anche se presa per opportunismo” “Il congelamento del finanziamento è una vittoria importante per il clima, l’ambiente e le persone” è il commento di ReCommon che, insieme a Greenpeace, ha condotto una campagna di due anni contro il progetto. “Anche se si tratta – aggiunge l’associazione – di una decisione (tra l’altro non definitiva, ndr) presa per timore delle ripercussioni di ulteriori sanzioni rivolte alla Federazione russa. Insomma, una scelta volta a tutelare ancora una volta il portafoglio, essendo Intesa la ‘banca fossile’ numero uno in Italia e quella con le relazioni più strette con Mosca, curando tutti i principali investimenti italiani in Russia e viceversa”.

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