La società con sede a Zugo che ha costruito l'infrastruttura da oltre 10 miliardi di euro che collega direttamente Russia e Germania ha dichiarato bancarotta. Il portavoce del Cremlino: "L'attuale isteria lascerà spazio a una valutazione più serena della situazione"
Nord Stream 2 ha dichiarato fallimento. La società del gasdotto da oltre 10 miliardi di euro che collega direttamente Russia e Germania ha dichiarato bancarotta. Dopo le indiscrezioni di Reuters, la conferma è arrivata da Silvia Thalmann-Gut, direttrice dell’Economia del cantone di Zugo, dove ha sede la controllata della compagnia russa del gas Gazprom. In un’intervista a Srf, Thalmann-Gut ha spiegato che “l’azienda ha dovuto dichiarare bancarotta e portare i libri in tribunale”. La prima conseguenza si era già vista ieri, con il licenziamento di tutti i dipendenti: “L’intera forza lavoro di 106 persone”, e non 140 come inizialmente comunicato.
Appare come la notizia che mette la parola fine sul Nord Stream 2, il gasdotto pronto ormai da mesi, con una capacità di 55 miliardi di metri cubi di gas l’anno, che ha tra gli investitori, oltre a Gazprom, pure Shell, E.on ed Engie. È il progetto fortemente voluto da Mosca per rifornire la Germania (e il resto d’Europa) bypassando l’Ucraina. E infatti il Cremlino non molla: “L’infrastruttura è pronta, tecnicamente, tecnologicamente e logisticamente, e quindi sarà operativa e non andrà da nessuna parte”, ha detto il portavoce Dmitry Peskov, rispondendo a una domanda proprio sulla “morte del progetto” Nord Stream 2. “Il buon senso e la fattibilità economica indicano chiaramente la necessità di lanciare questa infrastruttura al più presto possibile”, ha aggiunto Peskov, riconoscendo che “l’attuale isteria rende impossibile lanciarlo ora”, ma esprimendo la “speranza” che nel tempo “una valutazione più serena della situazione sostituirà l’isteria”.
Il primo colpo al Nord Stream 2 era arrivato già prima dell’invasione russa dell’Ucraina, quando il 22 febbraio il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato lo stop al processo di autorizzazione del gasdotto. Poi è arrivata l’offensiva di Vladimir Putin, che ha avuto come conseguenza un’altra pioggia di sanzioni. La società Nord Stream 2 Ag (società per azioni), con sede appunto in Svizzera, è stato duramente colpita dalle misure di Washington. Non a caso gli Usa sono da sempre fortemente contrari al progetto. “Nord Stream è diventata insolvente a causa delle sanzioni statunitensi della scorsa settimana”, ha chiarito infatti la stessa Thalmann-Gut alla Srf.
Nel frattempo anche in Germania i promotori del gasdotto sono sempre più isolati: l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, da tempo lobbysta per conto di Gazprom, rischia addirittura di essere sospeso dalla Spd, dopo che il presidente dei socialdemocratici tedeschi, Lars Klingbeil, gli ha chiesto di mettere fine ai suoi rapporti di affari con il presidente russo Vladimir Putin.