Si ferma, almeno per il momento, la costruzione del grande reattore sperimentale a fusione nucleare Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor), in fase di realizzazione a Cadarache, nel sud della Francia. La sospensione è stata imposta dall’Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn) in attesa di ulteriori verifiche riguardanti tre osservazioni, riportate in una lettera inviata ai vertici del progetto nelle scorse settimane. I tecnici di Iter si dicono per nulla preoccupati e già al lavoro per dare tutti i chiarimenti richiesti entro il secondo trimestre dell’anno, ma la battuta di arresto all’incirca venti giorni dopo l’annuncio in pompa magna di un record nella produzione di energia del Joint European Torus (JET) , altro impianto sperimentale a pochi chilometri da Oxford che ha proprio lo scopo di individuare basi, rischi e competenze necessari per la realizzazione di Iter. Insomma, un progetto satellite che agli inizi di febbraio è riuscito a raggiungere una produzione di energia pari a circa 59 Megajoule nel corso di una serie di esperimenti. E i ricercatori di Enea hanno partecipato a tutte le fasi. Si tratta di quantità di energia dieci volte inferiori a quelle di Iter, ma quel record è stato definito una svolta, considerando che a bloccare finora la realizzazione dei reattori a fusione è il fatto che questi generino meno energia di quanto non ne occorra per farlo funzionare. Ora, però, si ferma temporaneamente la costruzione dell’impianto al centro di un progetto partito nel 2005 e che finora ha ricevuto 25 miliardi di dollari di finanziamenti.
Lo stop temporaneo a Iter imposto dall’Autorità francese – Iter si basa sulla configurazione Tokamak ed è un reattore dove gli isotopi dell’idrogeno, trasformati in plasma dalle alte temperature, reagiscono grazie a un potentissimo campo magnetico che attrae tra loro le particelle. Il primo rilievo fatto dall’autorità francese per la sicurezza nucleare riguarda una questione di tipo strutturale: durante la fase di costruzione, infatti, sono cambiati i pesi distribuiti sulla struttura in cemento armato che sosterrà il reattore e gli altri sistemi, per cui l’Asn chiede una nuova verifica. La seconda osservazione riguarda la valutazione del rischio di esposizione alle radiazioni del personale dell’impianto: Iter l’ha studiata attraverso un modello 3D più sofisticato rispetto allo standard in 2D. L’Autorità chiede che sia verificata l’affidabilità del nuovo modello. Il terzo rilievo è di natura meccanico-metallurgica: alcune imperfezioni nei settori di reattore prodotti dalla Corea del Sud richiedono una soluzione di saldatura ‘mista’, ossia robotica e umana, di cui va indagata la fattibilità.
Enea: “Non si ferma tutto” – “Queste richieste fatte dall’Asn non ci preoccupano, anzi, ci confortano: è una cosa positiva che un’autorità indipendente vigili su un’impresa così nuova come la fusione, serve un’attenzione particolare per ogni dettaglio” ha commentato all’Ansa Paola Batistoni, responsabile della sezione Sviluppo e promozione della fusione dell’Enea. “Non so se questi approfondimenti provocheranno ritardi sulla tabella di marcia, ma di certo non fermano tutto” ha aggiunto, sottolineando che ci sono diverse azioni in corso e, mentre la task force di Iter studierà le risposte da dare all’autorità francese, si andrà avanti con le altre operazioni”. In effetti, come spiega Marco Ricotti, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano e membro del Consiglio Direttivo del Consorzio Interuniversitario per la Ricerca TEcnologica Nucleare (CIRTEN) “sospensioni temporanee dei lavori sui siti nucleari durante la fase di costruzione, per chiarimenti richiesti dall’Autorità di Sicurezza, sono fisiologiche”.
La questione del tempo – E Iter è sicuramente un progetto complesso, a cui sta contribuendo anche l’Italia, oltre a Cina, Giappone, India, Corea del Sud, Russia, Usa, Ue e Svizzera. L’obiettivo, almeno finora, era attivare nel 2025 la prima centrale a fusione termonucleare al mondo, ma dimostrativa. Perché solo nel 2035, dopo 10 anni di test, il progetto si dovrebbe chiudere facendo partire le centrali commerciali. Il tempo, però, è un fattore non secondario per una fonte energetica a cui si guarda come soluzione per abbandonare definitivamente le fonti fossili. Dunque, che servirebbe da subito. Nel corso della diretta di presentazione del numero di FQMillennium dedicato proprio al nucleare Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare e professore emerito di Fisica al Politecnico di Torino, ha invitato a una riflessione su quello che ha definito “un passo avanti nella ricerca (il record nella produzione di energia di Jet) ma non una svolta”. “Si vada pure avanti con la ricerca – ha aggiunto – ma non si insegua il mito dell’energia infinita, perché anche per la fusione ci sono fattori limitanti, come il trizio che va prodotto e richiede energia e impianti ad hoc. E, in ogni caso, anche le materie prime da cui si parte per ottenere il trizio non sono infinite”.