Il 16 febbraio 2022 a Peschici, nel Gargano, sono stati incendiati tre camion per la raccolta dei rifiuti. Erano della ditta Ecogreen che svolge in appalto il servizio di raccolta rifiuti nella città. A dicembre 2021 un incendio doloso aveva distrutto, nello stesso comune e per la stessa ditta, due compattatori per la carta da macero.

La situazione è grave. Solo dall’inizio del 2022 ci sono stati 12 attentati nel foggiano. Quattro a Foggia, quattro a San Severo, uno a Vieste, uno a Monte Sant’Angelo ai danni dell’assessore comunale Generoso Rignanese, uno a Manfredonia e il dodicesimo a Peschici di cui ho scritto sopra. Nella notte del 3 gennaio due bombe sono state fatte esplodere a San Severo a un’ora di distanza l’una dall’altra. Appaiono tutti verosimilmente messaggi di intimidazione, spesso ad attività produttive che lasciano pensare a un diffuso ricorso alle estorsioni. Ma la violenza sembra prediligere il settore della gestione rifiuti.

Mi è rimasto impresso quando il 6 maggio 2021 a pochi metri da Manfredonia, in un agguato, un mezzo della raccolta rifiuti veniva crivellato di colpi. L’autista ferito al volto e al torace era fratello di un boss, a sua volta ucciso nel 2019. A gennaio 2020 un incendio distrusse 23 autocompattatori dei rifiuti a San Severo, azienda Buttol. Un mese dopo i carabinieri hanno arrestato due persone che avevano usato diavolina a tocchetti per ciascun mezzo. A luglio 2019 erano stati distrutti dalle fiamme 33 mezzi della Tekra a San Giovanni Rotondo. Sempre un incendio doloso. A ottobre 2019 fu la Sia di Carapelle ad essere vittima di un incendio doloso dei propri automezzi. A febbraio 2021 fu la Tecneco a Monte Santangelo ad avere tre autocompattatori e una parte del centro di conferimento incendiati. La stampa locale riporta che sarebbe il terzo incendio a questa ditta in tre anni.

Come sapete dal 2020 sono amministratore della azienda pubblica di gestione dei rifiuti nel Gargano. Si tratta della Ase di Manfredonia e Vieste, chiamato a seguito dello scioglimento per mafia del comune di Manfredonia. Ne ho parlato in questa puntata del mio blog. Sono stato anche amministratore delegato dell’azienda pubblica di gestione rifiuti di Reggio Calabria quando questo comune era stato sciolto per mafia. Adesso mi chiedo, perché tutta questa violenza? Se esaminiamo ciascun caso vediamo che si tratta di attentati o violenze che colpiscono settori professionali specifici: le aziende private del settore rifiuti, esponenti politici, settore turistico ed esponenti del mondo della sanità privata. Seguiamo il denaro. Le attività citate sono le principali del territorio e quindi gli attentati potrebbero essere parte di un disegno estorsivo diffuso. Quali le risposte?

La prima: la partecipazione civica. La maggioranza delle persone è onesta ed estranea a questi disegni criminali che infangano il territorio, occorre continuare a dirlo forte. I malavitosi sono una minoranza e non li tolleriamo più. Alcuni sindaci hanno lanciato il segnale d’allarme e la società civile, anche nazionale in passato, ha fatto sentire il suo essere maggioranza non più silenziosa. Negli occhi di tutti ci sono ancora le immagini delle 40mila persone che risposero all’appello di Libera subito dopo la strage di San Marco in Lamis e che sfilarono con don Ciotti a Foggia.

La seconda: la presenza dello stato nella repressione del crimine deve continuare, se possibile intensificarsi qualitativamente e raggiungere maggiori risultati.

Ma la repressione non è sufficiente. Occorre cambiare paradigma. Lo Stato deve dare l’esempio portando e gestendo al meglio i servizi nell’interesse della Comunità. E’ evidente che le aziende private del settore dei rifiuti sono bersaglio dei clan, il loro personale a volte è macchiato da reati spia che ne denotano una appartenenza o vicinanza alla criminalità. Io propongo per questi territori la gestione pubblica del ciclo rifiuti. Le aziende pubbliche possono operare per tutta l’area e con il sostegno di tutti gli enti, per essere volano di sviluppo e presidio di legalità. Anche le aziende pubbliche possono essere infiltrate dalla criminalità, ma hanno degli obblighi di trasparenza e di controllo maggiori che consentono di intervenire. Con alcuni colleghi abbiamo infatti elaborato un metodo di lavoro. Ne ho parlato in parte nella scorsa puntata del blog:

Per internalizzare questi servizi in primis occorrerebbe lavorare con il personale costruendo un percorso di riabilitazione di chi ha sbagliato in passato, di esclusione di chi ha reati gravi e di formazione alla legalità per tutti. Poi potremmo lavorare alla parte tecnica e qualitativa del servizio puntando al futuro e all’eccellenza di cui questi territori a forte vocazione turistica necessitano. L’internalizzazione del servizio toglierà alla possibilità di infiltrazione malavitosa decine e decine di milioni di euro all’anno e centinaia di posti di lavoro. Mediamente in questo territorio parliamo, smaltimenti compresi, di almeno 16 milioni e 130 dipendenti ogni 100 mila abitanti.

Le mafie vivono del controllo del territorio, vivono di violenza e di denaro. Togliamoglieli. Ma non dimentichiamolo: sono una minoranza della Comunità. Lo Stato non deve solo reprimere, ma deve fornire servizi e offrire un esempio alternativo a quello della ostentazione criminosa. Il servizio gestione rifiuti deve essere dato in mano al pubblico perché, pur con tutti i suoi difetti, è orientato al profitto “sociale”.

Pochi anni fa sarebbe stato blasfemo immaginare che lo Stato potesse entrare pesantemente nell’economia come sta succedendo adesso. Ma oggi, nell’esperienza post Covid, ci siamo tutti resi conto, e soprattutto con il Pnrr, che il pubblico è quello che copre l’interesse generale. Per questo sono onorato di servire un’azienda pubblica come Ase Spa in un territorio dove è in corso una guerra sui rifiuti, perché so che la sua casa di vetro è il più efficace presidio di legalità: mi auguro possa esserne esportato il modello di controllo anche in altre realtà.

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