Dai gioielli artigianali alla guerra contro i russi: è morta così, da eroina nazionale, Iryna Tsvila. Nel giro di pochi giorni l’artigiana, 52 anni e madre di cinque figli, è passata dalla produzione di gioielli a imbracciare un fucile per opporsi all’avanzata dei tank di Vladimir Putin nei dintorni di Kiev. In circostanze non ancora chiare la donna è stata uccisa e con lei ha perso la vita anche suo marito, Dmytro Syniuka. Entrambi erano diventati riservisti dell’esercito ucraino nel 2014, al tempo dell’inizio del conflitto nelle province separatiste del Donbass. Iryna era entrata in un battaglione chiamato “Sich”, mentre suo marito faceva parte del battaglione “Aidar”. La loro morte risale alla nottata del 26 febbraio, terzo giorno dall’avvio dell’invasione.
“Morta combattendo contro i carri russi” – Pochi i dettagli: “È difficile avere informazioni in queste giornate drammatiche in cui non si conosce neppure il bollettino dei morti e dei feriti”, spiega al fattoquotidiano.it Elizabeth Miroshnichenko, giovane direttrice della Camera dell’Artigianato ucraina, amica e collega di Iryna. “Per quanto ho potuto ricostruire quella notte i combattimenti erano in corso nei centri abitati di Bucha e Gostomel, nei dintorni della capitale, e loro sono stati uccisi in quella zona. Sembra che Iryna sia morta mentre cercava di fermare l’avanzata di un carro armato verso la capitale. Al momento non conosco le sorti del resto della sua famiglia, in particolare dei suoi figli. Quando l’esercito russo è entrato in Ucraina e si è diretto verso la nostra città, i battaglioni di Iryna e di suo marito sono stati i primi a frapporsi per difendere Kiev”.
“Ci disse che se necessario avrebbe abbandonato tutto” – Elizabeth ricorda l’amica: “Non dimenticherò mai le sue parole nel giorno in cui abbiamo inaugurato un corso professionale di aggiornamento per artigiani gioiellieri a cui lei aveva partecipato. Era il 14 febbraio scorso, ricordo ancora la sua presentazione e la sua esposizione. In quell’occasione disse che amava il suo mestiere di artigiana ed era felice di portare avanti le lezioni. Al tempo stesso però affermò che, se necessario, avrebbe dovuto abbandonare tutto per difendere il suo Paese. In quei giorni l’avanzata nemica era in corso, speravamo di non arrivare mai a questo, ma in fondo ci si preparava al peggio, lei compresa. Tra le passioni di Iryna c’erano anche la fotografia e i fiori. In un messaggio postato sui social dal fronte diceva “Scrivo a te, mio caro e abbandonato giardino””.
I gioielli, la fotografia e i fucili – Alcune immagini del recente passato la immortalano in tuta mimetica, in mano un cellulare e di fianco a lei un Ak-47, il fucile da combattimento per eccellenza. In altre immagini, diametralmente opposte, veste i panni della modella indossando i gioielli – orecchini in particolare – da lei stessa disegnati e realizzati. Da alcuni anni aveva avviato la sua attività nel campo artigianale diventando la titolare di Verba Workshop a Kiev. Il corso avviato a metà febbraio serviva anche a migliorare la sua tecnica: purtroppo la necessità di tornare al fronte ha cancellato tutto. Il nome di battaglia di Iryna all’interno del suo battaglione era “Lente“, per la sua passione per la fotografia. Nel 2017 è stata autrice di una mostra personale nel centro di Svyatopretrivske.
Il racconto da Kiev – Accanto a chi combatte, c’è chi cerca di sopravvivere a Kiev e nel resto dell’Ucraina. È proprio il caso di Elizabeth Miroshnichenko, la direttrice della Camera dell’artigianato. Mentre stiamo dialogando con lei succede qualcosa: “Mi scusi ma dobbiamo interrompere la nostra conversazione, le sirene antiaeree sono tornate a suonare”. Erano circa le 11.45 di stamattina, poco prima dell’ennesimo allarme, come documentato dalle autorità ucraine. “Vivo alla periferia della capitale, in una zona dove non ci sono stazioni della metro e nel mio palazzo e nel quartiere non ci sono rifugi sicuri“, ci aveva raccontato. “Il più vicino si trova a 10-15 minuti a piedi e dovrei portare con me i miei due cani che sono spaventatissimi. Perciò mi nascondo in un punto della casa, chiudo le finestre, le luci e assieme ai cani aspetto che passi. Stamattina, dopo la prima sirena, è passato un solo minuto e un razzo ha colpito un bersaglio non troppo distante da qui. Le sirene si attivano ogni 1-2 ore, è terribile. Andarmene da Kiev? Al momento è impossibile, anche se volessi non potrei lasciare le persone care, i miei familiari e i cani. All’Italia che tanto ci ha aiutato chiedo di restare al nostro fianco”.