Poteva un business planetario come quello della telefonia mobile restare immune da tangenti, mazzette, scandali e corruzione? Poteva l’avanzamento del 5G, standard senza precedenti e sperimentale, non finire al centro di un putiferio che fa arrossire persino i vecchi lestofanti di Tangentopoli? Poteva una produzione di benefici complessivi stimata in circa 3,2 miliardi di euro l’anno a partire dal 2025 restare immacolata? No, certo che no. Non poteva e infatti non lo è stato.
Pare che Ericsson, leader incontrastato in Europa per i brevetti sul 5G e fornitore in Italia di rete per Tim, per fare affari nei territori di guerra sia finita addirittura per finanziare i tagliagole dell’Isis, sì, avete capito bene, l’organizzazione islamica di stampo jihadista attiva soprattutto tra Iraq e Siria e da anni nemico giurato dall’Occidente.
La notizia è questa: il top player del 5G svedese avrebbe pagato l’Isis nel 2014, quando stava puntando al controllo della città irachena di Mosul. “Andarcene distruggerebbe i nostri affari”, dissero i dirigenti della multinazionale telefonica dopo aver chiesto a un partner iracheno di copertura di ottenere dai terroristi dello Stato Islamico il permesso di continuare a lavorare nella regione. E’ la pesantissima e infamante accusa contenuta nell’inchiesta giornalistica internazionale condotta dall’International Consortium of Investigative Journalists, un consorzio di giornalisti investigativi di circa cento paesi al mondo. “Il colosso svedese della telefonia ha commesso crimini in Iraq col progetto Ericsson List”, titola Franceinfo. “Una corruzione mondiale, da premio Nobel del malaffare”, replica L’Espresso.
Eh già, una corruzione da Premio Nobel. Già nel dicembre 2019 la stessa società aveva patteggiato una pena da oltre un miliardo di dollari per violazioni durate almeno 17 anni e in almeno cinque paesi: regali di lusso, viaggi e divertimenti a dirigenti e funzionari statali per ingraziarseli e vincere agevolmente appalti pubblici “allo scopo di aumentare il profitto”, spiega il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Secondo l’accusa, Ericsson pagò tangenti ai dipendenti pubblici a Gibuti, il punto strategico di ingresso della Cina in Africa, ma pure tra Asia e Medio Oriente, “uno schema per pagare tangenti, falsificare i libri contabili e chiudere un occhio sulla corruzione, in Paesi come Cina, Vietnam, Indonesia e Kuwait”.
Quindi, tornando a cose altrettanto inquietanti, sugli effetti per la salute e l’ambiente del 5G, dobbiamo continuare a fidarci di questi tangentisti e corruttori? Di gente che ha trattato persino con i sanguinari e tagliagole ai tempi in cui il mainstream ci propinava l’Isis come il male assoluto per la libertà? Io dico che no, non possiamo fidarci di loro, e non dobbiamo!