Il calcio, e tutto lo sport, può cominciare a esultare: se non ci saranno brutte sorprese, dal primo aprile con la fine dello stato di emergenza riapriranno completamente stadi e palazzetti. Ormai la data è praticamente decisa e cerchiata in rosso sul calendario. Anzi, potrebbe essere addirittura anticipata perché la sottosegretaria Vezzali vorrebbe avere la capienza al 100% già il 24 marzo a Palermo, per il primo spareggio della nazionale contro la Macedonia del Nord. La notizia era nell’aria, non è ancora ufficiale ma a questo punto lo sarà presto: a quanto trapela delle riunioni svolte a Palazzo Chigi, sono cadute le ultime resistenze, la curva epidemiologica ormai rassicurante e l’inizio della primavera permetteranno di riavere gli spettatori a pieno regime negli eventi sportivi. In un pacchetto generale che comprenderà l’allentamento di varie restrizioni, torneranno al 100% non solo gli stadi all’aperto, che dal 1° marzo erano già passati al 75%, ma anche i palazzetti dello sport al chiuso.
È una grande notizia per il calcio, e forse soprattutto per le altre discipline, che a differenza della ricca Serie A non possono contare sui milioni dei diritti e si reggono essenzialmente sugli incassi del botteghino. Gli sport e le categorie minori sono state le vere vittime della pandemia, molto più del pallone di vertice. I patron del campionato per settimane sono stati sul piede di guerra (Aurelio De Laurentiis a un certo punto ha addirittura minacciato l’esecutivo, ricordandogli che i milioni di tifosi sono milioni di elettori), ma in realtà l’impatto del provvedimento sulla Serie A sarà relativo: come raccontato dal Fatto e confermato anche dalle recenti statistiche, i club italiani per mesi non sono riusciti a riempire i loro impianti nemmeno fino alla soglia consentita del 50 o 75%. I sold-out si sono visti quasi esclusivamente in occasione dei big match, e a questo servirà il via libera di aprile: raggranellare qualche milioncino in più (parliamo di una differenza di massimo 1-2 milioni a partita), per le poche grandi sfide che rimarranno (la Juventus se si qualificherà in Champions League, più difficile l’Inter, il derby d’Italia del 3 aprile, Milan-Atalanta a maggio e forse poco altro). Comunque una boccata d’ossigeno, per tutti, a partire dai tifosi.
C’è anche, come detto, il tentativo di anticipare la riapertura per la nazionale, un po’ come avvenne la scorsa estate per gli Europei: una deroga che sarebbe particolarmente apprezzata dalla FederCalcio di Gabriele Gravina, che nella partita di Palermo contro la Macedonia del Nord si gioca tanto, e avere tutto il pubblico a favore sarebbe un’arma in più. La vendita dei biglietti è già cominciata per il 75% del Barbera (circa 25mila posti), se arriverà in tempo il via libera da Palazzo Chigi saranno aggiunti anche gli altri tagliandi. La vera notizia, però, è che sul tavolo ci sarebbe l’eliminazione dell’obbligo di super green pass per l’ingresso allo stadio. Se il ritorno alla capienza al 100% è ormai dato per acquisito, sulla certificazione si discute ancora. È una richiesta gradita al mondo dello sport, e sostenuta anche dalla sottosegretaria Valentina Vezzali, a cui però si oppone il Ministero della Salute di Roberto Speranza, che vorrebbe mantenere lo strumento almeno per una serie di attività, tra cui appunto i grandi eventi e raduni. Su questo sarà decisiva l’impronta generale che si vorrà dare al decreto, e che non riguarderà solo lo sport. In ogni caso, ancora poche settimane e gli stadi riapriranno completamente. Sperando stavolta di non richiudere più.